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Terzo polo, purchè non sia un partito personale. Scrive Merlo

Di Giorgio Merlo

La fase costituente del futuro partito di centro è un’occasione importante non solo per la costruzione di un pezzo decisivo della cultura riformista e di governo nel nostro Paese ma anche, e soprattutto, per dare una ossatura democratica e partecipativa del partito stesso. Il commento di Giorgio Merlo

Il risultato elettorale del cosiddetto “terzo polo” non è stato affatto negativo. Anzi, l’aver raggiunto quasi l’8% dei consensi è un dato significativo se pensiamo che la Lega non ha toccato neanche il 9% e Forza Italia è appena sopra il “terzo polo”. Dunque, si tratta un pacchetto di voti, e quindi di consenso sociale e politico, ragguardevole.

Ora, come si suol dire, deve partire la fase “costituente”, ovvero costruire insieme il nuovo e futuro partito. Certo, noi sappiamo che l’identità
politica e culturale di questo nuovo soggetto politico deve ancora essere definito. O meglio, non può limitarsi – almeno a mio giudizio – ad una sorta di “partito repubblicano di massa” o ad una formazione tardo azionista. Insomma, un partito che diventa la somma di tutto ciò che era la componente laica, liberale e repubblicana del passato.

E quindi, al riguardo, sarà necessario disegnare e costruire un partito che sia autenticamente plurale dove, ad esempio, la
componente cattolico popolare cattolico sociale dovrà essere presente e ben visibile. E non solo per garantire la pluralità del futuro partito ma anche, e soprattutto, per dare linfa e vitalità ad un soggetto di centro, riformista, democratico e di governo. Detto questo, però, c’è un punto su cui occorrerà essere molto chiari e netti nella fase costituente che speriamo si apra in fretta. Ovvero, l’assetto del partito non potrà essere solo un fatto personale.

Per spiegarmi meglio, la scommessa del Centro politico nel nostro Paese, una delle poche novità emerse anche dal dato elettorale – non può coincidere con la costruzione di un ennesimo “partito personale”. Questo non significa affatto sminuire il ruolo dei leader politici che compongono, fortunatamente, già sin d’ora il partito. Ma è indubbio che la struttura e il profilo del futuro partito non è affatto indifferente ai fini della definizione della sua identità e del suo stesso programma politico e di governo.

Aprire un largo dibattito, coinvolgere le forze nuove della società civile, confrontarsi con i corpi intermedi e i mondi vitali dell’associazionismo culturale e civile del nostro Paese non è compatibile, come ovvio, con un assetto organizzativo verticale che si riassume nella centralità del “capo”. Chiunque esso sia. Ecco perché la fase costituente del futuro partito di centro è un’occasione importante non solo
per la costruzione di un pezzo decisivo della cultura riformista e di governo nel nostro Paese ma anche, e soprattutto, per dare una ossatura democratica e partecipativa del partito.

Un’operazione decisiva anche per restituire dignità alla politica e qualità alla stessa democrazia dopo molti anni di esperienze concrete fatte da partiti personali e da contenitori elettorali insulsi e politicamente amorfi. Forse è giunto il momento per contribuire al rinnovamento e al cambiamento della politica unendo il progetto complessivo con la credibilità dello strumento, cioè il partito. Un’operazione che un’esperienza come quella del “terzo polo” non può fallire. Anzi, forse è l’unica che lo può fare con chiarezza, trasparenza e credibilità.

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