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Unione energetica. L’Ue imbocca la strada Draghi per il caro-bollette

Consiglio Europeo

La battaglia che il premier uscente porta avanti da mesi ha fatto sì che anche Scholz e altri falchi cedessero sugli interventi necessari per proteggere i consumatori dal caro-bollette. C’è un accordo sul price cap e sugli acquisti comuni. Aperture dei frugali anche al finanziamento comunitario, come nel periodo pandemico

Nelle prime ore del mattino i membri del Consiglio europeo hanno raggiunto un accordo che, per quanto limitato e parzialmente incompleto, rappresenta comunque una svolta decisiva per l’unità energetica dell’Unione europea. Essenzialmente, il risultato è la decisione dei Ventisette di portare avanti una serie di azioni di emergenza per affrontare la crisi energetica assieme, anziché andare ognuno per la propria strada – col rischio di “rompere” i presupposti alla base dell’Ue.

Finora la Germania di Olaf Scholz aveva bloccato ogni tentativo di imporre un tetto europeo al prezzo del gas. Pur avendo imposto una misura simile a livello nazionale, suscitando l’ira della maggior parte dei Paesi europei, che sulla scia della proposta propugnata da Mario Draghi fin dallo scorso marzo premevano per una risposta comunitaria alla crisi delle bollette che attanaglia il continente. Messa alle strette anche dai partner più stretti (e dopo aver traccheggiato fino al riempimento delle proprie riserve), Berlino ha finalmente ceduto alle pressioni.

DINAMICO, TEMPORANEO, CORRIDOIO (MA SEMPRE UN PRICE CAP)

La mossa tedesca apre la strada a un tetto al prezzo del gas naturale, seppur temporaneo, sull’hub di riferimento per il commercio per l’Ue, ossia il Ttf olandese. Dove i prezzi sono comunque scesi del 60% rispetto ai picchi di agosto, per via del rifornimento massiccio di gas (e gnl) che gli Stati europei hanno chiamato a sé negli ultimi mesi; ma dovrebbero risalire per via dell’inverno. Bruxelles dovrà anche studiare come limitare il prezzo del gas impiegato per generare elettricità: i ministri dell’energia si riuniranno settimana prossima per continuare a definire i dettagli dei vari piani.

A ogni modo, i Ventisette hanno dato mandato alla Commissione di creare “urgentemente” un “corridoio di prezzo dinamico” – ossia uno strumento flessibile e modificabile per evitare che l’offerta crolli o che i consumi aumentino troppo, i due timori espressi dalla Germania e compagnia. “Svilupperemo un nuovo indice complementare per riflettere meglio la situazione dei prezzi del gnl e nel frattempo istituiremo un meccanismo di correzione del mercato per limitare gli episodi di prezzi eccessivi del gas”, ha dichiarato il presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.

VERSO IL MINI CARTELLO D’ACQUISTO UE

L’accordo prevede un’altra misura che porta avanti la linea Draghi: un nuovo meccanismo per consentire alle aziende del gas europee di creare un cartello d’acquisto per comprare una parte del gas sul mercato internazionale, in tempo per la stagione di riempimento degli stoccaggi per l’inverno 2023-2024 – che secondo diversi analisti presenterà sfide ancora più ardue di quello in arrivo. Anche questa misura parte in sordina, come rimarca Matteo Villa (Ispi) su Twitter: “Il 15% di acquisti comuni di gas invocato dal Consiglio si riferisce alla sola capacità di stoccaggio, [che copre] al massimo il 30% dei consumi europei. Il 15% del 30% è 4,5%”.

UN FONDO COMUNE PER LE BOLLETTE

L’ultima grande svolta al Consiglio europeo è il consenso sulla necessità di agire assieme per alleviare l’impatto della crisi sulle imprese e sui consumatori, mantenendo la parità di condizioni ed evitando di minare il mercato unico. Questo il succo dell’ultimo appello di Draghi in veste di premier: adottare un fondo comune per aiutare a ridurre i prezzi dell’energia. Una proposta poi tradotta in un’aggiunta al comunicato finale, che chiede di definire “soluzioni comuni a livello europeo, ove opportuno” – linguaggio a prova di frugale, ma ampiamente letto come un cenno ai programmi paneuropei per contribuire a sostenere il peso finanziario della crisi energetica. Von der Leyen ha confermato che i 40 miliardi inutilizzati del fondo di coesione (Sure) saranno destinati a questo scopo. Non si esclude l’emissione di debito comune, sulla falsariga delle misure prese dall’Ue in tempi di pandemia.



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