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Il viaggio di Scholz in Cina rischia di spaccare l’Ue

Diviso tra linea Merkel e critiche su questioni come i diritti umani e Ucraina, il cancelliere è pronto a partire a inizio novembre. Ecco perché Pechino scommette su Berlino

Il decoupling economico dalla Cina sarebbe “sbagliato”, ha spiegato oggi il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Poche ore prima Politico ha confermato quanto anticipato nei giorni scorsi da Noah Barkin, senior visiting fellow del German Marshall Fund e managing editor del Rhodium Group: il 3-4 novembre Scholz sarà in Cina, principale partner commerciale della Germania, accompagnato da una delegazione di imprenditori. Sarà il primo leader del G7 a visitare la Repubblica popolare dall’inizio della pandemia Covid-19 e il primo a incontrare il presidente cinese Xi Jinping dopo il congresso del Partito comunista di metà ottobre che lo incoronerà leader per la terza volta.

Come nota Politico, il cancelliere “sta camminando su una linea sottile tra la continuazione delle strette relazioni economiche con Pechino del suo predecessore Angela Merkel”, di cui è stato vice, e “assumere una posizione più critica su questioni come i diritti umani o il tacito sostegno della Cina alla guerra della Russia contro l’Ucraina”. Secondo il capo del governo di Berlino, è importante la cooperazione con la Cina nella lotta al cambiamento climatico. Il suo auspicio che è Pechino possa essere partner di un club del clima, un’idea da lui lanciata lo scorso anno per promuovere la protezione del clima tra le maggiori economie mondiali. Ma soprattutto, Scholz è contrario agli sforzi degli Stati Uniti per un decoupling dalla Cina. Durante il suo primo viaggio in Asia, in Giappone questa primavera, aveva dichiarato ai giornalisti che la Germania “è a favore di mercati aperti, equi e basati su regole”. Allo stesso tempo, aveva avvertito che le aziende tedesche devono evitare di “dipendere dalle catene di approvvigionamento di un solo Paese” – un riferimento all’importanza di alcune esportazioni cinesi, come i minerali di terre rare, per le economie tedesche e occidentali.

Come ricorda sempre Politico, alla fine dello scorso anno, Scholz si era attirato molte perplessità e critiche quando, in una telefonata con Xi, aveva discusso dell’“approfondimento” delle relazioni economiche con la Cina ed espresso la speranza che l’accordo sugli investimenti tra Unione europea e Cina, fortemente voluto a fine 2020 da Francia e Germania poche settimane prima dell’insediamento di Joe Biden alla Casa Bianca , “entri in vigore il prima possibile”, anche se la ratifica è stata bloccata a causa di problemi legati ai diritti umani.

Chissà se hanno fatto breccia i discorsi di Shi Mingde, ex ambasciatore cinese in Germania, che a settembre ha trascorso diversi giorni a Berlino incontrando diversi funzionari governativi, tra cui Wolfgang Schmidt, il capo dello staff di Scholz, e alcuni rappresentanti dell’industria. Secondo una fonte citata da Barkin il messaggio del diplomatico si può riassumere in poche parole: “Se continuate su questa strada con la Cina, ve ne pentirete”. “Ha detto chiaramente che la Germania deve darsi una regolata o saremo lasciati indietro”, ha riferito un’altra fonte. Una lettera recentemente inviata a Robert Habeck, vicecancelliere e ministro delle Finanze, dalle Camere di Commercio e dell’Industria tedesche ha fatto eco al messaggio del diplomatico cinese: un veto all’accordo per l’ingresso di Cosco nel porto di Amburgo avrebbe danneggiato gravemente l’immagine della Germania come piazza economica e avrebbe danneggiato le relazioni con la Cina.

“Scholz si sta assicurando che gli interessi commerciali prevalgano. Esattamente lo stesso atteggiamento ha portato la Germania a una dipendenza dalla Russia di cui ora ci si pente”, ha commento l’analista Ulrich Speck. Il 2 novembre, cioè alla vigilia della visita di Scholz in Cina, a Münster si riuniranno i ministeri degli Esteri del G7 per parlare, tra le varie cose, della Partnership for Global Infrastructure and Investment, l’alternativa alla Via della Seta di Pechino. Notando questo intreccio di agende, Tyson Barker del German Council on Foreign Relations ha sferzato: “La politica tedesca sulla Cina in breve”.

A luglio il South China Morning Post aveva rivelato inviti da Pechino a Scholz, al presidente francese Emmanuel Macron ma anche ai leader di Italia e Spagna. In un primo momento Pechino ha definito una “falsa notizia” quella degli inviti, ma poi Wang Wenbin, portavoce del ministero degli Esteri, in conferenza stampa aveva affermato di “non avere informazioni da condividere su questo”. Parole che hanno fatto pensare che la smentita non fosse più tale. Con Italia e Spagna che sembrano essere rimaste fuori, ora tutti gli occhi sono puntati su Scholz e Macron, che pare stiano lavorando su viaggio separati entro fine anno. Infatti, l’attuale agenda del presidente francese per il viaggio in Asia a novembre non include la Cina (da cui tre anni fa era arrivata a Parigi una maxi-commessa di Airbus che aveva reso felice l’Eliseo).

Come raccontato nelle scorse settimane su Formiche.net, dopo i molti addi al 17+1, il formato di cooperazione dell’Est Europa con la Cina, Xi punta sul dialogo diretto con Francia e Germania. A scapito dell’Unione europea. “La Cina ha rapidamente perso interesse” verso il formato di cooperazione “quando ha capito che Germania e Francia non prestavano attenzione alle opinioni dei Paesi dell’Europa orientale”, aveva spiegato Hosuk Lee-Makiyama, direttore dello European Centre For International Political Economy. Inoltre “ha declassato le sue relazioni con Bruxelles e ha stabilito una (de facto) EU2+1, solo Francia/Germania”.

Commentando la notizia del viaggio di Scholz, Michael Schaefer, ex presidente della BMW Foundation Herbert Quandt e già ambasciatore in Cina, ha scritto: “Ciò che è necessario in questo momento (dopo il congresso del Partito comunista) è una dimostrazione di forte unità europea”. La visita di Scholz, come quella di Macron, non sembrano andare nella stessa direzione. “L’ideale sarebbe una riunione congiunta”, con anche la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, “al vertice del G20”, ha fatto eco Barkin. “Nessuna delegazione industriale. Nessun accordo commerciale. Nessun bilaterale, per ora. È un’opportunità per inviare un messaggio di unità dell’Unione europea, come promesso nell’accordo di coalizione. La prospettiva del viaggio di Scholz è negativa per Berlino, l’Unione europea e il coordinamento tra alleati”, ha concluso.

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