L’aumento dei costi dovuti ai rincari e alle crisi internazionali sta impattando tutti i settori, tra cui quelli della salute e farmaceutico, che hanno urgente bisogno di misure correttive. È quanto emerso dall’indagine di Nomisma sul sistema dei farmaci generici, realizzata per Egualia e presentata a Roma
L’aumento del costo dell’energia, delle materie prime e dei trasporti ha avuto un impatto negativo in diversi settori, e la salute è uno di questi. È quanto emerso dallo studio di Nomisma, realizzato per Egualia, la rappresentanza dell’industria dei farmaci generici equivalenti. Nel 2022 i costi totali di produzione dei medicinali generici in Italia sono cresciuti del 21% rispetto all’ultimo anno.
L’indagine, “Sistema dei farmaci generici in Italia”, è stata presentata presso l’Auditorium dell’Ara Pacis. Hanno preso parte all’incontro esponenti del mondo istituzionale, del panorama industriale e gli operatori del mondo sanitario. Un momento per riflettere sulla sostenibilità della produzione dei farmaci equivalenti nel nostro Paese.
“La supply chain del farmaco sta subendo a livello mondiale una pressione, spesso insostenibile”, ha spiegato il capo economista di Nomisma e coordinatore scientifico dello studio, Lucio Poma, aggiungendo che: “L’aumento delle materie prime necessarie per il packaging, unito al caro energia, ha raggiunto livelli talmente elevati da porre in dubbio, per talune imprese, la convenienza produttiva, a scapito della tenuta delle catene, e potenzialmente, della disponibilità dei prodotti finali”.
Tra le proposte avanzate: adeguare i prezzi per contrastare l’aumento dei costi produttivi e introdurre strumenti per fronteggiare la fragilità delle catene di approvvigionamento.
Il contesto economico
Il contesto economico attuale, in effetti, sembra mettere a dura prova il comparto. “Questa è una crisi che riguarda tutti i settori, ma nella farmaceutica, e in particolare per chi si occupa di generici, essa ha un impatto maggiore” ha sottolineato in apertura il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Giuseppe Busia. “Questo perché la farmaceutica si muove in un contesto di prezzi regolati ma, allo stesso tempo, garantisce un servizio alla collettività tenendo i prezzi bassi”.
“L’inflazione attuale si ripercuote sul costo dei farmaci e la pressione sui cittadini resta forte nonostante il prezzo resti bloccato” ha aggiunto l’ex ministro Beatrice Lorenzin. Ad avviso della senatrice poi, in questo contesto, sarebbe necessario intraprendere delle scelte su vari livelli: “Il Fondo sanitario nazionale oggi, in queste condizioni, non può reggere. Rispetto all’inflazione galoppante, le risorse del Fondo non bastano per affrontare le grandi sfide quali: aggiornare i Lea e mantenere l’Italia attraente come polo produttivo”. Sarebbe in questo senso importante ragionare in termini di policy per impostare una strategia politica regolatoria e industriale che permetta di sostenere il settore nel breve e nel lungo periodo.
Il punto di vista del comparto
“Servono misure urgenti per garantire la sostenibilità della spesa e l’affidabilità delle forniture farmaceutiche” ha detto il presidente di Egualia, Enrique Häusermann. Tra le proposte avanzate c’è la sospensione, in via transitoria, del payback pari all’1,83% sul prezzo al pubblico per i farmaci erogati in regime di spesa convenzionata con il Sistema Sanitario Nazionale, così come l’aggiornamento delle norme che disciplinano le modalità per la richiesta di revisione del prezzo dei farmaci.
“L’aumento dei costi nella produzione dei farmaci generici mette a rischio la loro disponibilità sul mercato impattando negativamente il benessere e la salute dei cittadini” ha aggiunto Maurizio Marchesini. Sarebbe infatti la dipendenza dalle materie prime estere uno dei maggiori problemi del settore. “Per quanto riguarda l’industria, il reperimento dei principi attivi dei farmaci è una delle dipendenze che abbiamo con l’estero che nel tempo ci ha portato ad abbondare la fabbricazione domestica, esponendoci alle incertezze internazionali” ha sostenuto il presidente di Marchesini Group.
Il percorso da intraprendere
Di fronte a questa crisi economica è necessario aumentare i finanziamenti al Ssn, secondo l’ex rappresentante dell’Italia all’Oms, Walter Ricciardi, che ha definito questa situazione come una crisi strutturale e inedita da risolvere attingendo alle risorse del Mes: “un meccanismo di solidarietà stanziato proprio per rispondere a tali esigenze”.
Dello stesso avviso anche Maurizio Montemagno, direttore generale per la politica industriale, l’innovazione e le PMI del ministero delle Imprese e del Made in Italy: “È importante ridurre la dipendenza dall’estero, riportare la produzione e la logistica in campo nazionale e tentare in questo contesto di dare maggiori certezze e supporto a tutte le imprese nazionali”.
Armando Melone, policy officer della rappresentanza della Commissione europea in Italia ha poi ribadito come il settore sia strategico e vitale per il nostro Paese. Secondo Melone, sarebbe infatti fondamentale che ad una regolamentazione nazionale corrisponda un’attività normativa europea per la tutela del comparto, in particolare per la supply chain.
Il parere delle Regioni
La crisi pandemica ha sottolineato quanto le Regioni siano il fondamentale avamposto territoriale del nostro Servizio Sanitario Nazionale. “Il nostro Ssn è eccellente, su base universale e rappresenta una conquista civica ed etica” ha ricordato Luca Coletto, assessore alla salute e politiche sociali della Regione Umbria. “La generalità dei farmaci ha permesso alle Regioni di spendere meno e di dare continuità al nostro Sistema. Si tratta di una grande ricchezza da tutelare attraverso delle norme che diano stabilità”.
Anche Antonella Garna, direttore dipartimento farmaceutica e logistica di ESTAR Toscana, ha sostenuto l’importanza di gestire i rischi e le incertezze che mettono a dura prova il settore: “Il generico ci permette di liberare risorse, non bisogna parlare di prezzo più basso, ma del valore e di responsabilità lungo tutta la filiera”. La difficoltà delle Regioni nel gestire questo contesto inflattivo è stata poi espressa ulteriormente anche da Adriano Leli, direttore generale di Intercenter Emilia-Romagna: “Ci troviamo schiacciati tra il prezzo negoziato da Aifa e poi quello che è realmente sul mercato”, ha aggiunto il direttore.