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Il discorso di Biden sulla democrazia (a rischio) a pochi giorni dal voto

Di Matteo Turato e Gaja Pellegrini Bettoli
Biden

Rivolgendosi alla Nazione, il Presidente degli Stati Uniti ha sottolineato i rischi della violenza politica per le elezioni di midterm. Recuperare fiducia nelle istituzioni democratiche e superare l’odio tramite l’informazione e la trasparenza

Mercoledì 2 novembre, il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden si è rivolto alla nazione in un messaggio televisivo – da Union Station, una delle principali stazioni ferroviarie di Washington, simbolico accesso alla capitale americana – per parlare al popolo americano dello stato di salute della democrazia.

Biden ha aperto il discorso ricordando l’aggressione avvenuta la scorsa settimana ai danni di Paul Pelosi da parte di un uomo che, penetrato nel domicilio privato della Speaker della Camera Nancy Pelosi, non ha trovato il suo bersaglio originario e ha colpito il marito con un martello. Il Presidente ha ricordato come le urla dell’aggressore “Dov’è Nancy? Dov’è Nancy?” ricordassero le stesse grida minacciose della folla che assalì il Campidoglio il 6 gennaio 2021, o le minacce di morte rivolte all’ex vicepresidente Mike Pence

Il Presidente Biden si è soffermato su come la democrazia non debba essere data per scontata e come ogni generazione abbia il compito di “difenderla, proteggerla, preservarla, sceglierla.” Ha fatto riferimento alle elezioni del 2020 e a come quel risultato elettorale sia stato il più contestato della storia statunitense. Oltre a ricordare come l’ex presidente Donald Trump abbia reso la “Grande Menzogna” un dogma di fede per quella parte dei repubblicani che si schiera con lui.

“Gli elementi estremisti del Partito Repubblicano, che sono una minoranza del partito, vogliono mettere in dubbio non solo la legittimità della scorsa elezione, ma anche di quelle future. (…) Stanno cercando di avere successo dove hanno fallito nel 2020, sopprimendo il diritto al voto e sovvertendo il sistema elettorale.” Biden si riferisce così a quella parte dei repubblicani definita MAGA, Make America Great Again, lo slogan di Donald Trump.

Rievocando i molteplici episodi di intimidazioni e violenze subite dagli addetti alle procedure di scrutinio, il Presidente ha evidenziato come questo clima di sfiducia nei processi democratici sia stato alimentato da figure interessate al proprio profitto personale, alla propria ricerca del potere, che non si fanno scrupolo ad utilizzare informazioni false, fomentando un circolo vizioso di odio e violenza.

“In questo momento” – ha affermato – “dobbiamo combattere queste bugie con la verità. Ne va del futuro stesso della Nazione. Miei concittadini, (…) dobbiamo parlare con una voce univoca e decisa come Nazione, e affermare che in America non c’è spazio per la violenza politica. Che sia rivolta ai democratici o ai repubblicani. Non c’è spazio, punto. Non c’è spazio, mai.”

In seguito alle elezioni presidenziali del 2020, i policymaker di quarantadue Stati hanno tentato di implementare una legislazione sui crimini elettorali. Come riportato dalla ricerca del Center for Investigative Reporting, il proliferare di questo tipo di legislazione, rappresenta il più forte tentativo di voter suppression (limitazione del voto) negli Stati Uniti da decenni.

Ad esempio, in Georgia, uno degli Stati dove la competizione per le elezioni di midterm sarà più serrata, una legge vieta la distribuzione di bibite, anche di acqua, agli elettori in fila. Mentre in Florida è stata creata una vera e propria agenzia per monitorare le elezioni. In questo scenario, sono state approvate ventotto nuove leggi che aumentano il coinvolgimento delle forze dell’ordine nel processo elettorale. Secondo l’analisi, questi atti legislativi farebbero parte di un tentativo più ampio guidato principalmente dai legislatori degli Stati a guida Repubblicana e ispirato da teorie del complotto per limitare l’accesso al voto. 

In Arizona, alcuni elettori hanno riferito di avere subito minacce da parte di auto-proclamati “vigilanti delle urne”, alcuni dei quali si sono presentati armati davanti a un giudice federale, spingendolo ad applicare certi standard. Inoltre il Partito Repubblicano sta facendo pressioni in diversi Stati per ampliare la presenza di supervisori di parte. 

Non è la prima volta che il Dipartimento della Giustizia deve fare i conti con simili questioni. Durante le elezioni del 2020 aveva inviato i propri funzionari a monitorare lo svolgimento in quarantaquattro giurisdizioni, tra cui contee in Virginia, Florida e Georgia. Lo stesso Dipartimento era recentemente intervenuto a favore di una causa intentata dalla League of Women Voters che sosteneva che filmare gli elettori che depositano la propria scheda debba essere considerato un atto di intimidazione elettorale. 

Sempre l’Arizona è l’epicentro di un caso significativo. Il giudice distrettuale Michael Liburdi, tra l’altro nominato da Trump, ha emanato un ordine che limita fortemente ciò che il gruppo Clean Elections USA può fare nei pressi dei seggi. Il gruppo è tra i più attivi nel sostenere la teoria trumpiana della Big Lie e, alle prossime elezioni, non potrà raccogliere materiale audio e video. 

Bill Gates, omonimo del miliardario ma in realtà presidente della commissione elettorale della contea di Maricopa (Arizona) e repubblicano, ha detto che “il resto del mondo” osserverà da vicino come gli Stati Uniti affronteranno le elezioni in un’epoca dove verità e menzogna si scontrano. “C’è una reale preoccupazione che ci sia qualcosa di sbagliato nella nostra Repubblica democratica, e che l’Arizona e la Contea di Maricopa siano il luogo di questa battaglia.”

Il Presidente ha infine ricordato agli elettori americani che devono essere “informati e coinvolti” ma anche che “devono avere pazienza”. Difatti, è altamente probabile che i risultati elettorali delle midterms non siano noti subito, almeno in alcuni Stati in cui non ci sia un candidato che ottiene la maggioranza. In tal caso, si andrà ai ‘run-offs’, un secondo turno, che avverrà il 6 dicembre.


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