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Strada in salita per l’Ue sulla Capacità di bilancio centrale

Un lavoro a firma di Buti e Messori sulla Capacità di bilancio centrale arriva al momento giusto perché un significativo ruolo internazionale dell’Ue è fondamentale per evitare, nel periodo post-pandemia e post-bellico, la scomparsa del precedente sistema multilaterale e la sua sostituzione con un’opposizione bilaterale tra Usa e Cina

Accetteranno i governi dei 27 Stati membri dell’Unione europea di cedere all’Ue in quanto Ue parte delle loro risorse per creare una Capacità di bilancio centrale (Cbc)? Si tratta di un nodo politico chiave di cui si parla da quando è stato firmato il Trattato di Roma, ora di grande attualità a ragione sia della stagflazione in Europa sia del quadro economico internazionale.

Da qualche giorno, circola una proposta presentata in un lavoro di Marco Buti (Capo di gabinetto del Commissario Paolo Gentiloni) e di Marcello Messori (Luiss). Si tratta di una proposta redatta in quanto studio del Centre for Economic Policy Research e che, quindi, non coinvolge la Commissione dell’Ue o altre istituzioni. È oggetto di seminari e discussioni in queste settimane. Quindi, vale la pena conoscerne i punti essenziali.

La proposta si basa sull’assunto che gli Stati membri non dovrebbero cedere all’Ue gettito tributario dato che la Capacità di bilancio centrale (Cbc) verrebbe finanziata in gran parte dal ricorso al mercato internazionale da parte dell’Ue a condizioni molto più convenienti di quelle che avrebbero i singoli Stati membri.

Una più forte Cbc può, in linea di principio, svolgere tre funzioni: a) stabilizzazione del ciclo economico; b) sostegno alle riforme e agli investimenti nazionali e c) realizzazione di beni pubblici europei.

Nel lavoro si fa riferimento al concetto di “beni pubblici” europei differenziandolo da quello di “beni comuni”. Un puro “bene pubblico” ha due caratteristiche principali: i) l’uso di tale bene da parte di un beneficiario aggiuntivo ha un costo marginale prossimo allo zero; ii) l’esclusione di un potenziale beneficiario è inefficiente o impossibile. Queste due caratteristiche implicano che i meccanismi di mercato tendono a fornire una quantità insufficiente di “beni pubblici” puri. Pertanto, la creazione di un importo adeguato di “beni pubblici” richiede un intervento dello Stato diretto o indiretto. Un “bene comune” condivide il punto (ii) ma non (i) dei “beni pubblici”.

Il lavoro di Buti e Messori presenta un semplice modello di domanda aggregata – offerta aggregata, in cui gli effetti di una Cbc dell’Ue dipendono da shock e gradi del rispetto delle norme fiscali comuni. Questo quadro analitico consente di esaminare le implicazioni politiche delle tre opzioni per una Cbc. Sulla base sia dell’analisi teorica che dell’esperienza dell’Ue nella gestione della crisi finanziaria globale e della pandemia, il lavoro dimostra che una Cbc migliorerebbe la efficienza politica concentrandosi sulla stabilizzazione in caso di shock negativi della domanda e sulla promozione del potenziale in caso di shock negativi dell’offerta. Nell’attuale ambiente di stagflazione, la fornitura di beni pubblici europei sembra essere la strada più promettente per giungere ad una Cbc.

La Cbc richiede – sostiene il lavoro – una riforma dell’assetto istituzionale della zona euro, compresa la creazione di un ministro europeo per gli Affari economici responsabile del “coordinamento verticale” dei bilanci dell’Ue e nazionale e della calibrazione delle spese centralizzate. Quindi, una riforma dei principali trattati europei.

Il documento è ben argomentato e di facile lettura. Arriva al momento giusto perché un significativo ruolo internazionale dell’Ue è fondamentale per evitare, nel periodo post-pandemia e post-bellico, la scomparsa del precedente sistema multilaterale e la sua sostituzione con un’opposizione bilaterale tra Usa e Cina – come sostenuto da Buti e Messori in un lavoro precedente – per evitare una nuova “guerra fredda” transpacifica, l’Ue dovrebbe giocare il ruolo di mediatore economico “non neutrale” tra Usa e Cina.

La combinazione di stabilizzazione, riforme e investimenti e produzione di beni pubblici europei richiederebbe una Cbc a livello dell’Ue in grado di sostenere gli sforzi della politica monetaria e della finanza di bilancio nazionale.

La strada, però, è tutta in salita perché difficilmente i 27 Stati membri, all’unanimità, saranno disposti a prendere misure che potrebbero aprire una porta a una riduzione del loro ruolo.

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