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Chi è “El Chapito”, erede del più famoso narcotrafficante messicano

Ricercato dal Dipartimento di Stato americano, Iván Archivaldo Guzmán Salazar, figlio dell’ex capo della droga, sarebbe alla guida della rete di narcotraffico del Cartello di Sinaloa

Non è finita l’egemonia di Joaquín “El Chapo” Guzmán nella grande rete di narcotraffico mondiale. Il più grande narco del mondo, dopo Pablo Escobar, è in un carcere di massima sicurezza negli Stati Uniti. Ma la guida del Cartello di Sinaloa, dove è nato il suo impero di traffico di stupefacenti, è in mano a uno dei suoi figli: Iván Archivaldo Guzmán Salazar, conosciuto come “El Chapito”.

In documenti riservati della Segreteria di Difesa Nazionale del Messico (Sedena) si legge che un gruppo di hacker chiamati “Guacamaya” è entrato nei server dell’esercito messicano e ha trovato indizi su membri del Cartello di Sinaloa infiltrati nella Segreteria di Sicurezza Pubblica delle forze armate, nonché la responsabilità di alcuni dei figli del “Chapo” in attacchi contro la polizia del Messico.

L’uomo identificato da Sedena si chiamerebbe “Valerio” e lavorerebbe con Iván Archivaldo Guzmán Salazar, uno dei figli del “Chapo”. “El Chapito” ha 39 anni ed è l’uomo più importante nella gerarchia dell’organizzazione criminale. L’esercito messicano si riferisce a lui come il nuovo capo del Cartello di Sinaloa. Avendo accesso a tutta l’informazione sui movimenti delle autorità locali, statali e federali in anticipo, “Valerio” le comunica a “El Chapito” per agire di conseguenza, secondo i report.

Nato nel 1983, “El Chapito” è considerato l’erede dell’organizzazione del Chapo. È figlio di Guzmán Salazar e della sua prima moglie, Alejandrina María Salazar. “El Chapito” sarebbe anche responsabile dei pagamenti ai funzionari pubblici corrotti che favoriscono la sua rete di narcotraffico. Iván Archivaldo Guzmán Salazar è anche famoso per essere riuscito a liberare il fratellastro Ovidio Guzmán e anche per l’ostentazione del lusso in cui vive.

“El Chapito” è già ricercato dal Dipartimento di Stato americano per la sua partecipazione attiva nell’invio di tonnellate di droghe dal Sudamericana il Centroamerica verso il Messico, per poi eseguire la distribuzione verso gli Stati Uniti. A luglio del 2014 un giudice federale della California l’ha accusato di importazione di metamfetamina, marihuana, cocaina e riciclaggio di denaro.

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