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Così ho raccontato la Chiesa di Francesco. Parla Milone (Rai Vaticano)

Di Pino Nano

Massimo Enrico Milone lascia la Rai dopo 43 anni, per dieci alla guida di Rai Vaticano. Dalla nascita della Terza Rete all’informazione religiosa, la centralità del servizio pubblico radiotelevisivo raccontata nell’intervista firmata da Pino Nano per la rivista cartacea Armonia di Rai Senior, in uscita nei prossimi giorni

È arrivato alla guida di Rai Vaticano la sera delle dimissioni di Papa Ratzinger. Era l’11 febbraio 2013. Arrivava da Napoli, dove era da dieci anni il capo della redazione giornalistica. Ma nel suo Dna professionale c’erano già gli anni di intensa collaborazione al quotidiano cattolico Avvenire, la presidenza dell’Unione Cattolica Stampa Italiana, libri e saggi sulla storia della Chiesa, esperienze accademiche e di volontariato sociale. Dal 2013, così, ha guidato la struttura della Rai che coordina l’informazione religiosa e i rapporti con la Santa Sede alle dirette dipendenze dell’amministratore delegato.

Un approdo naturale per Massimo Enrico Milone, 67 anni, quarantatré anni d’azienda, laurea in Giurisprudenza, che oggi dice: “Dieci anni che sono volati. La vicenda del Papa emerito, il Conclave, l’elezione di Bergoglio e la sua rivoluzione spirituale con la riforma della Curia, i viaggi internazionali, il Giubileo della Misericordia, l’ideazione del programma mensile su Rai1 ‘Viaggio nella Chiesa di Francesco’, gli Speciali e i format per le reti, l’implementazione del portale web, l’aggiornamento della Teca Aurea, il lavoro di service con il Tg1 per le innumerevoli dirette…”.

Il ricordo più bello? “Aver portato i dipendenti Rai nell’Aula Paolo VI in udienza da Papa Francesco. Era il 18 gennaio 2014. Era la prima volta. Una giornata storica. Disse, tra l’altro, Papa Francesco: ‘La Rai è stata testimone dei processi di cambiamento della società italiana nelle sue rapide trasformazioni e ha contribuito in maniera speciale al processo di unificazione linguistico-culturale dell’Italia… Il fare memoria di un passato ricco di  conquiste ci chiama a un rinnovato senso di responsabilità per oggi e per il domani. Il passato è la radice, la storia diventa radice di nuovi slanci, radice delle sfide presenti e radice di un futuro, di un andare avanti. Che il futuro non ci trovi senza la responsabilità della nostra identità’…”.

Ecco l’identità del servizio pubblico. Lo spirito di servizio al Paese e al cittadino. Il bene comune esaltato e raccontato. In quarantatré anni di Rai, è stata sempre una costante per Massimo Enrico Milone, che, senza trionfalismi, ricorda anche, nei giorni della pandemia 2020, un altro piccolo successo. “Aver contribuito a portare nelle case degli italiani, di buon mattino, su Rai1, la Messa di Santa Marta di Papa Francesco. Un dono per l’Italia. Una grandissima lezione di speranza, vita, futuro, per chi crede e chi non crede”.

A Rai Vaticano, negli anni, intanto, con il racconto puntuale degli eventi della Chiesa di Francesco, cresceva una redazione. Giornalisti e programmisti registi, il supporto amministrativo, la segreteria di redazione, documentatori e montatori. E prendeva corpo, a Borgo Sant’Angelo, sede di Rai Vaticano, il rinnovo dello studio utilizzato per tg, rubriche, emergenze. Insomma, in questi dieci anni di direzione, Milone non si è risparmiato. Un occhio alle relazioni con la Santa Sede (la Rai racconta il Papa grazie ad una convenzione annuale con il Dicastero per la Comunicazione e il Centro Televisivo Vaticano) attraverso Segreteria di Stato, Dicastero per la Comunicazione, Sala Stampa, Pontifici Consigli, Conferenza Episcopale Italiana. E l’altro alla produzione. Con il lavoro di collaborazione intensa, innanzitutto per i viaggi nazionali e internazionali del Papa e le dirette televisive con il Tg1 dei principali eventi religiosi. Contemporaneamente, l’apertura di canali produttivi con altre reti, quali Rai2, Rai Storia, Rai Premium, Rai Italia per l’estero (ogni mercoledì, una sintesi della catechesi di Francesco). Basti ricordare, tra l’altro, i successi dei format “L’uomo in bianco”, la storia dei quattro grandi Papi del Novecento, e “Dio mio”, il racconto, con personaggi popolari, di un incontro, una volta nella vita, con il soprannaturale. Ed ancora, una serie di dvd con il Corriere della Sera.

D’altronde, anche a Napoli, dov’era stato assunto ai servizi giornalistici nel lontano agosto 1979, alla vigilia della nascita della Terza Rete, Milone, che aveva svolto il praticantato a TeleNapoli, la prima tv commerciale del Mezzogiorno, non si era risparmiato, seguendo, poi, per il Tg1, in particolare, i grandi avvenimenti di cronaca, dal terremoto del 1980 con tremila vittime al bradisismo flegreo, dalla guerra di camorra ai maxi blitz dello Stato, dal terrorismo con le sue vittime al caso Tortora. Poi la conduzione del tg, l’impegno sindacale, i reportage internazionali, dalla guerra in Etiopia alle catastrofi umanitarie in Bangladesh. Ma sempre costantemente aggiornato sulle vicende socio-religiose del Paese.

Nel 2003, arriva la responsabilità della redazione di Napoli, per dieci anni, fino al 2013.

La sera delle dimissioni di Papa Ratzinger, la nomina a Rai Vaticano e il trasferimento a Roma. Alle spalle, oltre trent’anni di collaborazione quotidiana al giornale cattolico Avvenire, l’esperienza di coordinamento dei giornalisti cattolici in Italia, i libri, tra cui una trilogia su tre grandi Santi del Mezzogiorno, Bartolo Longo, Alberigo Crescitelli e Caterina Volpicelli.

Poi, arrivato a Rai Vaticano, i volumi dedicati a Papa Francesco. Dal primo “Pronto? Sono Francesco” per la Libreria Editrice Vaticana a “The American Pope”, scritto con Lara Jakes e Paolo Messa. Ed ancora, per le edizioni Guida “Lettera a Francesco”, “Dal Sud per l’Italia”, “Pandemia della politica” e per le edizioni Paoline “Quel giorno a Gerusalemme”, il racconto del primo viaggio, in Terrasanta, fuori le mura vaticane di Paolo VI. Non mancano i saggi giuridici, come “Carcere e pena. Riconciliazione: l’utopia possibile”, edito per l’Istituto degli Studi Filosofici.

Tanti i riconoscimenti e i premi ricevuti: dal premio per il Bimillenario Virgiliano vinto con un reportage per la storica rubrica di Rai1 “Nord chiama Sud”, al Premio Capri San Michele, sia per l’editoria che per il giornalismo, ai premi internazionali Dorso e Adone Zoli. Non poteva mancare, a Napoli, il Premio San Gennaro.

Quarantatré anni di Rai, l’informazione prima da una città difficile e complessa come Napoli, poi la visione planetaria del racconto religioso. Con quali certezze lasci la Rai? “In primo luogo, la conferma che, ancora oggi, la Rai è la più qualificata e completa azienda culturale del Paese, abitata da professionisti eccellenti e motivati che, pur negli inevitabili cambiamenti d’epoca, linguaggi, strumenti e nel rischio di una presenza troppo ingombrante della politica, hanno sempre fatto la differenza. E poi, la conferma, giorno dopo giorno, evento dopo evento, che, oggi più che mai, c’è una richiesta di senso e ricerca attraverso la comunicazione di vecchi e nuovi media, la possibilità di strumenti cognitivi per leggere la storia, il tempo, il contesto culturale in cui si vive. La Rai ha un ruolo più che mai fondamentale. Con un’aggiunta, se mi consentite, di riflessione da giornalista cristianamente ispirato. La secolarizzazione ha messo in crisi le radici che ispiravano l’agire pubblico, producendo una vacatio etica alla quale occorre rispondere con un’offerta che recuperi l’insegnamento sociale e cristiano basato sulla nozione di persona e di servizio al bene comune. Nel pluralismo laico di offerta televisiva, c’è campo aperto anche per l’informazione religiosa. Papa Francesco, in questo contesto, ci sta aiutando molto. La sua azione, la sua visione di Chiesa, le prospettive di impegno per chi crede sono la risposta quotidiana a chi oggi dice che i valori cristiani non riescono più a tradursi in immagini di vita. Insomma, aumenta la responsabilità degli operatori, nella complessità di un’offerta multimediale.

D’altronde, nel suo primo discorso agli operatori dei media, eletto pontefice, Francesco disse: “Voi avete la capacità di raccogliere e di esprimere le attese e le esigenze del nostro tempo”. C’erano seimila giornalisti nell’Aula Nervi, quel giorno. Poco prima, presentandosi al mondo con un “buonasera”, quasi da conduttore di tg, Francesco bucò subito lo schermo ed entrò, da allora, come un amico, nelle case di tutti, conquistandosi attenzione e condivisione. Rai Vaticano ha contribuito a questo racconto. Ricordandoci sempre – dice Milone – che ai giornalisti, quel giorno, Papa Francesco chiese una lettura alta, spirituale, non mondana, della Chiesa e della sua missione. Assunzione di responsabilità nell’interesse della gente. Altrimenti – disse – non si comprendono gli eventi di questi giorni che non sono più complicati di quelli politici ed economici, ma rispondono a una logica che non è soltanto e nemmeno principalmente quella delle categorie politiche”.

È stata la bussola, sempre, del lavoro svolto dai giornalisti, dai programmisti, dai consulenti (Filippo Di Giacomo, Pippo Corigliano, Stefania Falasca) di Rai Vaticano. È stata la bussola per il lavoro di direzione di Milone, negli anni. Un giornalismo con l’anima. Nel rispetto delle visioni diverse della storia umana, con la consapevolezza che “nuove culture continuano a generarsi in queste enormi geografie umane – come ha sempre ricordato Papa Francesco – dove il cristiano non suole più essere promotore o generatore di senso, ma che riceve da essa altri linguaggi, simboli, messaggi e paradigmi che offrono nuovi orientamenti di vita”. Insomma, un giornalismo di servizio per leggere gli eventi della Chiesa e il Magistero del Papa in un contesto più vasto e articolato.

Milone lascia Rai Vaticano con negli occhi il ricordo del primo viaggio internazionale di Francesco, in Brasile, a Rio de Janeiro. “Ho visto pregare e piangere nella notte di Rio tre milioni di giovani. “Andate e siate missionari di Cristo”, disse rinnovando una sfida e una proposta di vita che ha duemila anni di storia. Rivoluzionando linguaggi, approccio, liturgia. E scuotendo come una fronda anche il mondo comunicativo. Parlando il linguaggio della verità e della semplicità. Da quel giorno, andò diritto al cuore dell’uomo, di tutti gli uomini. Il Papa venuto quasi dalla fine del mondo conquistò fiducia, orizzonte, futuro. Per Rai Vaticano, la grande responsabilità di far parte, da protagonista, di questo racconto fatto di speranza per un nuovo umanesimo”.

E la Rai del futuro? “Più che mai, credo nella necessità di una forte presenza di un attore pubblico nazionale caratterizzato da logiche non commerciali. Con una informazione di qualità, pluralista, ma anche con un intrattenimento e una fiction di alto livello, veicolo di valori civili con il gusto della condivisione. Più che mai, oggi, sono le finalità del Servizio Pubblico del futuro, ipotizzando per la Rai una digital media company che ne valorizzi adeguatamente gli asset industriali, che ne potenzi i nuovi linguaggi, che accompagni il telespettatore o il radioascoltatore nel racconto e nell’analisi, con obiettività, di realtà sempre più complesse. Pandemia e guerra, nei fatti, l’hanno dimostrato. Insomma, il futuro del Servizio Pubblico, con una decisa opera di riforma della governance che valorizzi competenza e merito, è un futuro di grande responsabilità per la democrazia dell’audiovisivo nel Paese”.



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