Cinque portaerei dei Paesi Nato, tra cui anche la ITS Cavour italiana, stanno pattugliando i mari intorno all’Europa, compreso il Mediterraneo. Anche se le portaerei operano separatamente, tali attività evidenziano la capacità dell’Alleanza Atlantica di condurre operazioni significative, anche di cooperazione navale, e rimarca la postura di “Deterrenza e difesa” adottata in seguito all’invasione dell’Ucraina
Una dimostrazione di unità. Ecco la fotografia delle cinque portaerei dei Paesi alleati Nato impegnate a pattugliare le acque dell’Oceano Atlantico, del Mediterraneo e dei mari del Nord. Sebbene i cinque giganti di Stati Uniti, Italia, Francia e Regno Unito stiano operando nelle acque europee separatamente, le attività evidenziano la capacità dell’Alleanza Atlantica di condurre operazioni significative. Le forze di ciascun Paese coinvolto infatti operano per perseguire i propri obiettivi di missione, ma la loro presenza in contemporanea nelle acque intorno all’Europa rappresenta un’opportunità per le forze alleate di coordinare una potenza di fuoco che sia credibile in tutta l’area euro-atlantica e fare show-off della coesione e interoperabilità di cui la Nato è capace. Una prova, inoltre, della capacità di cooperazione avanzata in ambito navale, nonché una dimostrazione di forza coerente con la postura di unità adottata dai Paesi alleati in risposta alla guerra in corso tra Russia e Ucraina. Le manovre navali di questi ultimi tempi arrivano inoltre circa un mese dopo le esercitazioni nucleari rivali tenute da Nato e Russia nel contesto della guerra in Ucraina, che hanno visto la retorica nucleare ritornare alla ribalta come non succedeva dai tempi della Guerra fredda.
Giganti nel Mediterraneo
Le missioni di pattugliamento di routine della Nato vedono operare cinque portaerei: l’italiana ITS Cavour, l’inglese HMS Queen Elizabeth, la francese FS Charles de Gaulle, e le statunitensi George HW Bush e Gerald R. Ford, la più grande portaerei del mondo reduce da una settimana al largo della costa inglese di Gerald R. Ford, a Stokes Bay. Mentre la portaerei HMS Queen Elizabeth ha lasciato il porto di Portsmouth la scorsa settimana per dirigersi verso la costa orientale del Regno Unito per intraprendere un addestramento con i suoi caccia F-35 della Raf, che la vedrà nelle prossime settimane impegnata con gli alleati del Nord Europa. I gruppi d’assalto non comprendono soltanto le portaerei ma anche le loro scorte.
La dimostrazione dell’Alleanza
“La Nato dimostra abitualmente la sua coesione, coordinandosi con più mezzi marittimi internazionali contemporaneamente”, ha commentato il comandante del Comando marittimo alleato della Nato, Keith Blount. “Questa opportunità dimostra il nostro impegno ferreo per la stabilità e la sicurezza dell’area euro-atlantica e la forza della nostra capacità collettiva”, ha proseguito il viceammiraglio. “Cinque portaerei all’interno della nostra area operativa rappresentano un’ulteriore opportunità per consolidare il nostro approccio alla difesa aerea, alla cooperazione interforze e all’integrazione mare-terra”, ha infine concluso Blount. Ad oggi non è ancora totalmente chiaro dove saranno le portaerei e quando, ma secondo gli ultimi comunicati diramati dalla Nato e dal Pentagono, le navi pattuglieranno i mari accompagnate da formazioni di altre navi militari chiamate Carrier Strike Groups.
Deterrenza e Difesa
Le cinque portaerei rappresentano un’opportunità per la Nato di esercitarsi ancora una volta insieme, mantenendo così la postura alleata in riferimento alla nuova strategia di “Deterrenza e difesa” adottata a seguito dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Putin. Tale concetto è emerso chiaramente in un nuovo piano strategico sviluppato a seguito dell’invasione da parte di Mosca, che individua proprio la Russia tra le minacce più significative e dirette all’alleanza nell’area euro-atlantica. In merito, secondo quanto riportato da UsniNews, è intervenuta anche il vice segretario stampa del Pentagono, Sabrina Singh: “Le operazioni rappresentano un’opportunità per le nazioni alleate di coordinare il potere di combattimento critico in tutta l’area euro-atlantica, mostrando al contempo la coesione e l’interoperabilità della Nato”.