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Cop27, tra giustizia e sostenibilità ambientale. Scrive Scandizzo

La conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico ha esposto un dramma collettivo: quello del contrasto tra la sostenibilità e la giustizia ambientale. Questo contrasto è specialmente evidente nel caso del continente africano, che sempre di più si trova ad affrontare i rischi maggiori legati ai cambiamenti climatici. L’analisi di Pasquale Lucio Scandizzo

Il termine sostenibilità è ambiguo e ha ricevuto una applicazione così vasta che il suo apparente successo sembra minacciato da un sostanziale svuotamento di significato.

Più che una definizione positiva delle sue componenti, l’uso del termine sembra tradire una preoccupazione complessiva sulla capacità delle nostre società di continuare a funzionare con un equilibrio accettabile tra esigenze opposte: crescita e conservazione ambientale, breve e lungo termine, premialità e inclusione sociale e, in ultima analisi, giustizia e libertà. Questi concetti sono stati chiamati in causa prima dalla pandemia e poi dalla guerra in Ucraina, due eventi planetari che hanno drammatizzato il conflitto tra diritti e necessità.

In questa settimana si è tenuta in Egitto Cop27, la conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico che espone anch’esso un dramma collettivo: quello del contrasto tra la sostenibilità e la giustizia ambientale. Questo contrasto è specialmente evidente nel caso del continente africano, che sempre di più si trova ad affrontare i rischi maggiori legati ai cambiamenti climatici, soprattutto per le siccità (la cui frequenza è triplicata negli ultimi 30 anni) e la gravità di eventi estremi quali inondazioni, ondate di calore, e cicloni devastanti. Questi eventi hanno cambiato l’ecologia del continente, portando un aumento drammatico delle malattie tropicali e delle infezioni in tutta l’Africa sub-sahariana.

L’esperienza del Covid-19 ha dimostrato che l’Africa è in grado di utilizzare in maniera efficace le proprie risorse e quelle fornite dalla solidarietà internazionale mitigando la prima e, in una certa misura, la seconda ondata della pandemia. Al 13 dicembre 2021, in tutta l’Africa erano stati segnalati circa 8,9 milioni di casi di Covid-19 e quasi 225.000 decessi, in contrasto con i primi modelli epidemiologici, che avevano previsto che fino a 70 milioni di africani sarebbero stati infettati da SARS-CoV-2 entro giugno 2020, con oltre 3 milioni di morti. Tuttavia, l’Africa è ancora molto indietro nella lotta contro il virus, con solo il 24% della popolazione che ha completato la serie primaria di vaccinazione Covid-19 rispetto al 64% in tutto il mondo. Inoltre, altre emergenze incombono, sia sul piano sanitario, sia su quello ambientale, quali le malattie legate alla qualità dell’acqua e alla igiene ambientale, peggiorate dai fenomeni di innalzamento del livello del mare e dalle condizioni meteorologiche sempre più estreme. Gli shock ambientali e i loro effetti negativi sula sicurezza alimentare causano anche gravi danni alla salute mentale. In tutto, si stima che la crisi climatica abbia distrutto un quinto del Prodotto interno lordo del continente.

Pur se dipendente principalmente dal carbone come fonte di energia, l’Africa è storicamente responsabile solo del 3% delle emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera, mentre i Paesi industriali del blocco occidentale lo sono per più del 65%. La transizione energetica, che richiede sacrifici di consumo e ingenti investimenti non può essere compiuta senza contributi finanziari consistenti da parte dei Paesi sviluppati (l’accordo sul clima di Parigi prevedeva aiuti dell’ordine di almeno 100 miliardi di dollari all’anno, che peraltro sono stati forniti solo in parte e sotto forma di prestiti) da parte dei Paesi sviluppati. Aiuti molto maggiori, di alcune migliaia di miliardi di dollari sono necessari per raggiungere obiettivi ragionevoli di sostenibilità ambientale e di mitigazione climatica nei prossimi anni, ma sono soprattutto necessari per finanziare i processi di adattamento ai cambiamenti ambientali in Africa già avvenuti e già catastrofici. Gli aiuti sono allo stesso tempo una compensazione per i danni causati dal riscaldamento globale che, allo stesso tempo essi possono contribuire a rendere sostenibile. In altre parole, la giustizia è l’essenza della sostenibilità.

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