Deleghe, sbarchi, rave party e situazione nelle carceri: su questi temi confronto e coinvolgimento del Parlamento e delle opposizioni sono necessari soprattutto per il governo stesso. Il commento di Elio Vito, parlamentare e membro del Copasir nella precedente legislatura
Strano destino, quello della sicurezza nazionale, invocata spesso, a volte del tutto a sproposito, ma non considerata a sufficienza nella sua vera natura bipartisan, che attraversa i ruoli e i compiti di governo e Parlamento, della maggioranza e dell’opposizione.
Lo strumento per questa condivisone, non solo di informazioni e conoscenze, ma anche delle valutazioni che sono alla base delle scelte politiche in un settore strategico per la vita democratica del Paese, è il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir). Non è un caso che il legislatore abbia voluto per questo organismo parlamentare una composizione paritetica tra maggioranza e opposizione e che abbia previsto l’assegnazione della presidenza a un esponente della opposizione.
Il governo presieduto di Giorgia Meloni ha già assunto, in questo inizio di attività, alcune scelte rilevanti che riguardano questioni attinenti anche la sicurezza nazionale ma lo ha fatto senza la necessaria condivisione e preventiva informazione parlamentare, non coinvolgendo, appunto, il Copasir, che da tempo ormai non è più solo il luogo del controllo ex post.
Avrebbe innanzitutto meritato il confronto con il Copasir la decisione del governo di modificare per decreto proprio la legge sulla sicurezza nazionale, per affidare le relative deleghe (anche quelle per la sicurezza cibernetica?!) al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Sarebbe stata non solo una forma elementare di rispetto istituzionale, considerata la natura parlamentare della legge sulla sicurezza, ma anche il giusto riconoscimento che su questa materia non sono ammessi strappi. Tutte le recenti modifiche alla legge sulla sicurezza della Repubblica sono nate o hanno avuto comunque il conforto dell’esame, prima della loro adozione, nella sede del Copasir.
Ma, a ben vedere, anche altre decisioni del governo impattano la sicurezza nazionale e avrebbero meritato il necessario confronto con l’apposito organismo parlamentare.
Ci riferiamo, sicuramente, alla scelta del governo di procedere con sbarchi “selettivi” dei profughi e dei migranti soccorsi e raccolti in mare dalle navi delle organizzazioni umanitarie. Una scelta che ha dato luogo a prevedibili polemiche e che, se non è dovuta a pregiudiziali ragioni ideologiche, andava illustrata nelle sue motivazioni di sicurezza nazionale proprio nel Copasir, considerato pure il carattere del decreto firmato dai ministri Matteo Piantedosi (Interno), Guido Crosetto (Difesa) e Matteo Salvini (Infrastrutture e trasporti), che per la sua natura non sarà portato all’attenzione delle Camere.
Ma il Copasir in passato si è occupato pure dei rave party e della situazione nelle carceri, ecco perché il governo, anche in merito al suo primo decreto legge, si sarebbe dovuto confrontare con l’organismo parlamentare, per illustrare le ragioni di una discutibile legislazione speciale per le riunioni di più di 50 persone, che ha suscitato ampia preoccupazione, nonché della motivazioni che lo hanno portato a confermare l’ergastolo ostativo, nonostante i ripetuti richiami della Corte costituzionale.
Se il governo lo avesse fatto, cercando il confronto e il conforto parlamentare, forse molte polemiche si sarebbero evitate e magari certe norme sarebbero state anche più chiare.
Giova, allora, ricordare infine che nel finire della scorsa legislatura, proprio per consentire un tempestivo luogo di confronto tra Parlamento e governo sui temi della sicurezza nazionale, si era deciso di far costituire a inizio legislatura, appena formato il governo, un Copasir provvisorio, che potesse riunirsi proprio per discutere ed esaminare le scelte urgenti del governo, prima della costituzione definitiva delle Commissioni parlamentari e dello stesso Comitato parlamentare. E in effetti i presidenti delle Camere hanno proceduto alla nomina dei componenti del Comitato provvisorio che non risulta però essersi ancora mai riunito.
Ma questo, che la prossima settimana esaurirà le sue funzioni per cedere il passo a quello definitivo, esiste e il governo avrebbe ben potuto e dovuto attivarlo e consultarlo, perché che su questi temi ci siano un confronto e un coinvolgimento del parlamento e delle opposizioni è necessario soprattutto per il governo stesso. Il nostro è anche un auspicio per il futuro.