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Ron DeSantis è ormai il frontrunner, ma Trump non molla

L’onda rossa repubblicana non c’è stata, ma i democratici perderanno il controllo della Camera, e lotteranno fino all’ultimo voto per il Senato. L’ascesa di Ron DeSantis, la questione dell’aborto, le conseguenze interne e internazionali del nuovo Congresso all’evento di Formiche.net con gli ospiti Maria Luisa Rossi Hawkins, corrispondente di Mediaset dagli Usa, Chris Berardini, Senior International and Government Relations Director di Becker Lawyers, Francesco Clementi, ordinario di diritto pubblico alla Sapienza

 

È stata una giornata importante per la democrazia americana quella di martedì 8 novembre 2022. Il dato più rilevante di queste elezioni è la sconfitta di Donald Trump, ma non del trumpismo. Così la giornalista Maria Luisa Rossi Hawkins ha commentato le proiezioni del voto statunitense durante lo Speciale Midterm 2022 organizzato da Formiche.net.

L’ondata rossa che avrebbe dovuto travolgere gli Stati Uniti non è avvenuta. Attualmente sembra che i Dem riescano a mantenere la maggioranza in Senato, anche se di stretta misura, mentre alla Camera il risultato è più incerto. Nelle parole della giornalista, Donald Trump appare agli elettori come un leader stanco e forse anche un po’ ripetitivo, ma viene premiato Ron DeSantis, repubblicano che impersona tutti i punti di forza del trumpismo senza averne le debolezze. Infine l’elezione alla Camera di ben settantacinque nuovi deputati che si definiscono election deniers è un dato molto significativo.

Dal punto di vista dei Democratici è importante scoprire che l’enfasi posta su temi come l’aborto e il cambiamento climatico ha premiato rispetto all’inflazione. I Democratici stessi non si aspettavano questi risultati, lo stesso Joe Biden era pronto a un rimescolamento forzato del proprio staff. Insomma, Biden, con tutte le evidenti debolezze date anche dall’età, si conferma un Presidente in grado di navigare le complesse acque della politica statunitense. Ulteriore tema di interesse sarà quello dei rapporti tra il Partito Repubblicano e la frangia trumpista interna.

Sul tema DeSantis si è espresso Chris Berardini, per più di due lustri chief of staff nel Congresso degli Usa. Il governatore della Florida emerge da queste elezioni come un reale possibile candidato alle primarie repubblicane, che si terranno tra circa un anno, in competizione con Donald Trump. Se l’ex presidente non ha il tempo dalla propria parte (infatti dovrebbe annunciare la candidatura per il 2024 nelle prossime settimane), DeSantis ha invece tutto l’interesse a rimanere in silenzio e a continuare l’operato da governatore sottotraccia.

Berardini si è poi soffermato su come DeSantis abbia vinto in uno Stato (la Florida) che alle primarie adotta un sistema di voto maggioritario, winner takes all, ed è il quarto Stato a votare nel calendario delle primarie repubblicane, mentre i primi tre assegnano i delegati in modo proporzionale. Questo vuol dire che DeSantis potrebbe cambiare il segno della corsa già nelle prime settimane.

Nel campo democratico sembrerebbe che ci sia una certa fatica nel trovare un potenziale candidato per le presidenziali. E’ verosimile che Biden si ricandidi e non sembrano esserci grandi nomi alternativi. I candidati emersi da queste elezioni sono molto giovani in termini di esperienza congressuale, mentre Kamala Harris gode di scarsissima popolarità. Un dato interessante di oggi è che la comunità ispanica della Florida ha votato repubblicano, mentre era storicamente filo-democratica. In generale i Democratici hanno contato sul voto degli ispanici nelle elezioni presidenziali.

Da un punto di vista più sistemico, queste midterm segnalano che Biden è riuscito (non solo per merito suo) a ricompattare il Paese verso una competizione politica sana, secondo il professor Francesco Clementi, ordinario di diritto pubblico presso la Sapienza. I Repubblicani dovranno proseguire in questo cammino, nel ritrovare un lessico comune, e in questo senso le elezioni sono state un segnale positivo.

In ultimo luogo, la questione ucraina. Secondo Berardini, il nuovo Congresso si orienterà verso richieste di maggiore trasparenza sul come vengono utilizzati i soldi dei cittadini. Molti elettori si domandano quale sia il motivo per cui finanziano di tasca propria una guerra che non percepiscono come una minaccia agli Stati Uniti. In questo senso potrebbe essere più difficile in futuro sostenere Kiev con gli stessi ritmi e quantità di oggi.

Ad ogni modo, ha ricordato Clementi, l’industria della difesa è uno dei motori dell’economia statunitense. Se Biden riuscirà a far ripartire la crescita economica sarà più semplice far passare provvedimenti come quelli a supporto di partner e alleati.

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