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Essere in prima linea davanti alla guerra. La testimonianza di 5 ambasciatori

Minacce ibride e convenzionali, sicurezza cibernetica, tutela delle infrastrutture strategiche, fondi per la ricostruzione dell’Ucraina e assistenza al Paese per resistere all’invasione russa. Aumentare la consapevolezza dei cittadini di fronte alle guerre di informazione russe e la resilienza degli obiettivi sensibili. Questi i temi e le ricette per tutelare la sicurezza europea secondo gli ambasciatori di Repubblica Ceca, Estonia, Lituania, Lettonia, Polonia intervenuti alla conferenza “Il futuro dell’Europa di fronte alle nuove minacce”

Minacce ibride e convenzionali, sicurezza cibernetica, tutela delle infrastrutture strategiche, fondi per la ricostruzione dell’Ucraina e assistenza al Paese per resistere all’invasione russa. Questi i temi affrontati nel convegno “Il futuro dell’Europa di fronte alle nuove minacce”, organizzato dalla Rappresentanza italiana della Commissione europea in collaborazione con Formiche.net, la Repubblica Ceca – presidente di turno dell’Ue – e le ambasciate di Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia, e moderato dal direttore di Formiche.net, Giorgio Rutelli. Che ha introdotto la serata con l’obiettivo di raccontare, a un pubblico italiano che vede il conflitto da lontano, cosa vuol dire essere in prima linea. La Repubblica Ceca guida il semestre europeo e lo sforzo comune di rispondere all’invasione russa e sostenere l’Ucraina, oltre ad aver accolto molti profughi. Due milioni e mezzo dei quali sono al momento in Polonia, che ha anche subito gli effetti della guerra con la caduta di un missile sul suo territorio.

I tre Paesi baltici invece affrontano una minaccia esistenziale, la paura di “essere i prossimi” o di subire la vendetta russa per il sostegno (economico, militare, mediatico, nella ricostruzione delle infrastrutture) che stanno fornendo a Kiev.

La gran parte degli osservatori dell’Europa occidentale non credeva che la Federazione Russa avrebbe effettivamente attaccato l’Ucraina. Così Antonio Parenti, direttore della Rappresentanza della Commissione Europea in Italia, ha aperto l’incontro, ricordando come invece i Paesi baltici e la Polonia stessero mettendo in guardia il resto del mondo da parecchio tempo. L’invasione ha costretto l’Europa a cambiare completamente l’approccio delle relazioni con la Russia, almeno fino a quando rimarrà in carica la leadership attuale.

L’avvicinamento dell’Ucraina all’Unione Europea, su cui già si stava lavorando negli scorsi anni è stato ulteriormente accelerato, dal momento che questa guerra pone una minaccia non solo militare, ma anche culturale, alla concezione liberale degli stati democratici. Inoltre, la pretesa di ricostituire l’impero russo è evidentemente antistorica.

Secondo Hana Hubáčková, Ambasciatore della Repubblica Ceca, la comunità internazionale non è riuscita a trarre lezioni sufficienti dall’invasione della Georgia nel 2008 e dall’annessione della Crimea nel 2014. Il 24 febbraio 2022 il mondo euroatlantico ha compreso di dover essere in grado di reagire collettivamente. Hubáčková si è poi soffermata su come ogni attacco convenzionale russo sia stato preceduto da attacchi ibridi, e su come questo richieda che gli Stati prendano misure per aumentare la consapevolezza dei cittadini sulle tematiche di sicurezza.

È necessario che non siano solamente gli addetti ai lavori a conoscere i rischi connessi alle guerre di informazione, o alle minacce cyber, ma la più ampia parte della società civile. Soprattutto in virtù del fatto che le minacce ibride russe non sono mai state sviluppate e diffuse in maniera così intensa come oggi grazie alle tecnologie informative attuali. La presidenza europea della Repubblica Ceca si impegna proprio in questo senso per spingere alla cooperazione tra le capacità della Nato e dell’Unione Europea.

Sempre a proposito di minacce ibride, l’Ambasciatore dell’Estonia, Paul Teesalu, si è concentrato sulla necessità di rendere resilienti le infrastrutture cibernetiche da cui dipendono una miriade di settori, dall’energia alle telecomunicazioni, alle industrie tecnologiche, al sistema bancario, fino alla sanità. Si è inoltre ricordato come l’invasione di terra dell’Ucraina sia stata preceduta da una serie di attacchi contro le infrastrutture critiche e i satelliti ucraini.

La Polonia è il Paese che ha dovuto gestire un grosso flusso di rifugiati in fuga dalla guerra: un milione già presenti da prima della guerra, a cui si sono aggiunti due milioni e mezzo nel 2022. Anna Maria Anders, Ambasciatore della Polonia, ha sottolineato come il popolo polacco non abbia avuto remore nell’aprire le porte di casa propria a queste persone in fuga, evitando il fenomeno dei campi profughi. Circa mezzo milione di ucraini hanno trovato lavoro in Polonia e grandi sforzi sono stati fatti da parte delle amministrazioni per l’integrazione.

Ad ogni modo, ricorda l’Ambasciatore, il proseguimento del conflitto e la distruzione delle infrastrutture energetiche da parte di Mosca scatenerà una seconda ondata. Dunque bisognerà che i Paesi europei facciano fronte comune nel fornire energia all’Ucraina, per contenere il fenomeno.

A proposito di fronte comune, l’Ambasciatore della Letttonia, Solvita Āboltiņa, ha evidenziato come sarà necessario in futuro uno sforzo collettivo per ricostruire l’Ucraina. Non bisogna avere paura di affermare che non è ancora possibile stimare esattamente i danni e di conseguenza le cifre da destinare a questo impegno. Tuttavia, è importante che l’Ue crei una piattaforma per la ricostruzione all’interno della quali si discuta e si ragioni del sostegno a medio e lungo termine.

Oltre all’intervento di attori pubblici e privati, bisognerà trovare un modo giuridicamente valido per utilizzare in questo senso gli asset russi congelati. A tutto questo si aggiunge il tema della giustizia, ovvero della necessità di stabilire dei tribunali speciali che possano assicurare che i responsabili delle violazioni dei diritti umani siano chiamati a rispondere delle proprie azioni. Secondo l’Ambasciatore, è positivo che Ue, Usa e Giappone proseguano nei propri sforzi a supporto di Kiev, ma non è accettabile che si facciano pressioni sugli ucraini sui tempi e le modalità per giungere a una tregua. Sarà il popolo ucraino a stabilire quando sarà il momento di smettere di combattere.

Dalia Kreiviene, Ambasciatore della Lituania, si è concentrata sui risvolti energetici di questo conflitto, sottolineando come la Russia fosse una minaccia alla stabilità energetica mondiale già prima del febbraio 2022. Le principali sfide che si pongono oggi sono la necessità di assicurare la sicurezza delle infrastrutture fisiche, la stabilità dei rifornimenti e i prezzi di questi rifornimenti.

L’esempio del sabotaggio della pipeline Nord Stream ha mostrato palesemente come la Russia abbia le capacità di distruggere fisicamente gli asset sottomarini dei Paesi nemici, creando crisi politiche e destabilizzandone le società. La Lituania si trova da anni sotto la costante minaccia russa in questo senso, tanto da avere sviluppato ottime capacità di resilienza delle proprie infrastrutture anche sottomarine nel Mar Baltico.

Oggi minimizzare la dipendenza energetica, diversificare i propri approvvigionamenti e investire nelle energie rinnovabili è la ricetta per sconfiggere il ricatto di Mosca. Ma per Vilnius la minaccia, per ora solo economica, arriva anche dalla Cina. Che non le perdona i rapporti con Taiwan. Un piccolo Stato in grado di tenere testa a due grandi potenze.

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