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Occhio ai Comuni che forzano il divieto al riconoscimento facciale, dice Sensi

L’ex deputato Pd commenta la decisione del Garante della privacy spiegando che le amministrazioni comunali tentando di aggirare la legge “per una malintesa idea di sicurezza da contrabbandare ai cittadini”

Nei giorni scorsi il Garante privacy ha aperto istruttorie nei confronti di due Comuni: quello di Lecce, che ha annunciato l’avvio di un sistema che prevede l’impiego di tecnologie di riconoscimento facciale, e quello di Arezzo, dove a partire dal 1° dicembre è prevista la sperimentazione di “super-occhiali infrarossi” che rileverebbero le infrazioni dal numero di targa e, collegandosi ad alcune banche dati nazionali, sarebbero in grado di verificare la validità dei documenti del guidatore.

“La decisione del Garante della privacy sulla videosorveglianza intelligente e l’utilizzo delle tecnologie di riconoscimento facciale è chiarissima”, commenta con Formiche.net Filippo Sensi, giornalista, fondatore del blog Nomfup, che nella scorsa legislatura in Parlamento, tra le fila del Partito democratico, è riuscito a far approvare una moratoria sull’utilizzo delle tecnologie di riconoscimento facciale nei sistemi di videosorveglianza nei luoghi pubblici.

“La dinamica, purtroppo, si ripropone”, spiega Sensi. “I Comuni continuano a essere il grimaldello per cercare di forzare il divieto, sancito dalla legge, di usare il riconoscimento facciale per le loro telecamere (e addirittura gli occhiali, cosa tocca sentire). Lo fanno per una malintesa idea di sicurezza da contrabbandare ai cittadini: siccome non ho le forze adeguate per presidiare e pattugliare, ci metto su una bella telecamera, meglio se intelligente, così la uso come deterrente e come succedaneo. La sicurezza percepita, però, non è la sicurezza, ma un suo simulacro, un feticcio di sicurezza. E questo pensiero magico non solo viola la legge che vorrebbe proteggere – il law and order de noantri – ma erode gli spazi di libertà, di democrazia e di cittadinanza di ognuno di noi”, aggiunge.

“La privacy non è una cosa anglosassone, la siepe di un ordinato giardino. La privacy siamo noi, la nostra identità digitale, il nostro spazio di autonomia e di libertà, incoercibile e protetto dalla legge e dallo Stato di diritto”, conclude Sensi.


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