Se le importazioni di gas dalla Russia tramite pipeline sono state dimezzate, il gas naturale liquefatto in arrivo in Europa è aumentato di più del quaranta per cento. Contratti a lungo termine, interesse nel comprare energia a basso costo, e la rabbia di chi vede il flusso di denaro continuare ad affluire verso Mosca
Mentre l’import di gas naturale da pipeline russo verso l’Europa è drasticamente diminuito, i dati della International Energy Agency (Iea) mostrano che le importazioni di gas naturale liquefatto (Lng) dalla Russia verso l’Europa sono aumentate del 46%.
Il minor afflusso di gas naturale dalla Russia, di cui molti politici europei hanno fatto motivo di vanto, è il risultato della restrizione dei flussi da parte di Mosca da un lato, e della diversificazione dei delle importazioni da parte degli europei, dall’altro. Ma la stessa cosa non è avvenuta per il Lng.
I dati parlano chiaro: tra gennaio e settembre 2022 i Paesi dell’Ue hanno importato 16.5 miliardi di metri cubi (bcm) di gas naturale liquefatto russo, rispetto agli 11.3 bcm dello stesso periodo nel 2021. Intendiamoci, l’aumento di Lng è marginale rispetto all’enorme taglio sull’import di gas da pipeline, dimezzate dai 105.7 bcm nei primi nove mesi del 2022 ai 54.2 bcm di quest’anno.
Ma la questione è importante perché espone le economie europee a un nuovo potenziale ricatto da parte russa quando nell’estate del 2023 bisognerà cominciare a riempire le riserve per l’inverno. Il fatto è che aumentare l’import di questo materiale espone i compratori all’uso geopolitico del gas stesso, proprio come la Russia ha fatto con il gas da pipeline. Questo rischio aumenta sensibilmente nel momento in cui l’Iea annuncia che l’Europa potrebbe dover affrontare una carenza di offerta di gas di circa 30bcm durante l’accumulo di riserve della prossima estate.
La maggior parte dell’Lng russo diretto in Europa è prodotto dall’azienda Novatek, che gestisce il terminal Yamal LNG nel nordest della Siberia, di cui la compagnia francese TotalEnergies è azionista di minoranza. Francia, Olanda, Spagna e Belgio sono i principali importatori di Lng russo nel 2022, con un terzo del gas che arriva in Francia e un quarto in Spagna. Questo è dovuto anche al fatto che diversi Paesi hanno contratti di acquisto di lungo termine, che scadranno tra parecchi anni.
A differenza della compagnia russa Gazprom, la cui quota di maggioranza relativa è detenuta dallo stato russo (circa il 38%), Novatek è tecnicamente una compagnia indipendente, e ha così evitato le sanzioni. Ulteriore motivo è che probabilmente è stato conveniente per alcuni continuare a chiudere un occhio sulle importazioni di gas naturale liquefatto, dato che orientarsi verso altri mercati avrebbe fatto salire i prezzi alle stelle (esattamente quello che è successo con il gas da pipeline).
Insomma, nemmeno a dirlo, la Russia continua a sfruttare i proventi delle vendite di energia per finanziare lo sforzo bellico in Ucraina. I Paesi che hanno completamente arrestato l’import di Lng russo sono i più falchi contro Mosca, ovvero Regno Unito e Lituania. Svitlana Romanko, direttrice del gruppo di pressione ucraino Razom We Stand che sostiene il completo embargo sui combustibili fossili russi, ha dichiarato a Politico: “Mentre l’Ue fa la voce grossa su sanzioni ed embarghi, la realtà è che pochissimo è stato fatto per ridurre l’import di Lng. L’Europa deve agire adesso e fermare questa assurda e controproducente macchina finanziatrice della guerra”.