Com’è accaduto per il controllo del traffico aereo civile e militare, centralizzato il primo in ambito europeo con Eurocontrol e il secondo con la Nato, anche per il mare è necessario arrivare a una gestione dei suoi traffici in maniera congiunta da parte di un’agenzia europea, da accompagnare alla necessità di istituire una guardia costiera europea. La proposta del generale Tricarico, presidente della Fondazione Icsa, già capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare
Il controllo del traffico marittimo è andato negli ultimi anni mutuando sempre più le modalità e le procedure in uso in quello aereo; entrare oggi in una sala controllo della Guardia costiera dà l’idea, anche plastica, di una sala operativa di un qualunque centro regionale di controllo del traffico aereo. L’identificazione, la classificazione, il tracciamento ed il controllo di unità navali anche di piccole dimensioni, corrisponde esattamente a quanto accade per velivoli civili e militari.
Come in cielo, così in mare
Il comparto marittimo però deve compiere un ulteriore passo fondamentale – forse dirimente – se davvero si intenda promuovere una svolta nella regolazione del fenomeno migratorio via mare. Soprattutto oggi, quando l’argomento permane ostaggio di un confronto inconcludente e rissoso, sulla pelle di moltitudini più o meno vaste di disperati in fuga da ogni tipo di sofferenza. E neppure le istituzioni dissimulano le stucchevoli disparità di vedute, il più delle volte facendo riferimento a non meglio definite norme internazionali con le quali invece, al di là della genericità delle argomentazioni, le parti in causa mostrano poca familiarità.
L’esempio di Eurocontrol…
Fuori dal vago. Alcuni anni fa, per ottimizzare la sicurezza della circolazione aerea e agevolarne i flussi, è stato istituito un cielo unico europeo, uno spazio aereo in cui l’attività regolatoria è stata messa senza riserva nelle mani di un’unica agenzia a Bruxelles, Eurocontrol. In altre e più semplici parole, oggi, chiunque intenda muoversi via aerea da A a B in Europa, deve ottenere un’autorizzazione specifica da Eurocontrol che indicherà percorso, quota, tempi e modalità esecutive di ogni singolo volo. “Esautorando” i centri regionali di controllo facenti capo ai singoli paesi membri.
… e della Nato
Discorso analogo quando da un traffico aereo disciplinato e scorrevole si concretizzano all’improvviso scenari anomali a causa di eventi di terrorismo, sicurezza militare, o emergenze di altro tipo. In questo caso l’attore è la Nato la quale ha realizzato un cielo unico alleato/europeo concentrando in due autorità, una in Spagna ed una in Germania, le decisioni sul tipo di intervento atto a risolvere le situazioni emergenziali e lasciando ai Paesi membri la sola decisione di fare fuoco contro un velivolo civile con terrorista a bordo, ove questa sia ritenuta l’ultima chance.
Un’agenzia europea
Tutto questo deve essere traportato concettualmente negli spazi marittimi mediterranei. Ossia occorre pensare all’istituzione di un’agenzia unica europea che abbia la potestà piena di regolare i traffici migratori, che possa di volta in volta indicare la piattaforma designata a prestare soccorso, il conseguente porto sicuro, la distribuzione dei migranti e tutte le altre attività associate. Un’agenzia che recepisca le regole decise in sede intergovernativa – quella è la sede in cui confrontarsi, non altre – e dia loro attuazione vanificando le varie furbizie, omissioni, ipocrisie, interpretazioni di comodo, reiterazione di sofferenze a danno di chi fugge via mare. Data la posta in gioco, il tema merita un ampio dibattito ed auspicabilmente una soluzione condivisa, e tuttavia, soprattutto agli esperti del settore, non sfuggono alcuni punti di forza obiettivi che possono agevolare il percorso di avvicinamento alla soluzione stessa.
Potenziare gli strumenti esistenti
Intanto esiste già un’agenzia europea, European maritime safety agency (Emsa) che però, come si desume dal nome, è finalizzata principalmente alla sicurezza, alla safety. Si tratta di vedere se con opportuni interventi di integrazione e modifica, Emsa si possa far carico delle attività di ricerca e soccorso in mare. O se questa agenzia, con modifiche più robuste, non possa essere Frontex. O se non sia il caso di disegnare un organismo ex novo nel quale possano confluire tutti gli enti nazionali di ricerca e soccorso, privati però delle potestà decisionali sui comportamenti operativi in mare.
Una guardia costiera europea
Altra congiuntura favorevole alla creazione di un nuovo dispositivo europeo, quella – da anni condivisa dai Paesi membri – della necessità di istituire una guardia costiera europea. Un’iniziativa avviata già da tempo e che purtroppo procede con i tempi troppo lenti del cammino comune. Si tratta perciò soltanto di dar nuovo vigore ad un provvedimento già in cantiere da anni.
Il valore del Corpo delle capitanerie italiano
Da ultimo, non certo per importanza, il fatto che il nostro Paese dispone della Guardia costiera più professionale, e non soltanto in ambito europeo. Un Corpo, quello delle Capitanerie, di peso specifico inversamente proporzionale a quello complessivo dell’Italia, sempre ascoltata con attenzione in tutti gli specifici consessi a cominciare dall’agenzia delle Nazioni Unite, la International maritime organization (Imo).
La proposta per un EuroSar
Più di un motivo in definitiva per rompere gli indugi, uscire dalla stantia lettura dei fatti che ha prodotto solo entropia, ed iniziare a concepire quello che potremmo chiamare EuroSar, accompagnando la nuova strutturazione operativa con altri provvedimenti che, pur non portando a completa soluzione un problema ormai troppo complesso, almeno lo regolamenti secondo criteri rispettosi dei diritti umani ma anche della legalità sistematicamente violata o – peggio ancora – sconosciuta nelle sue reali articolazioni ad un mondo ormai troppo affollato di improvvisati esperti.