“Sia allora che oggi l’Ucraina indipendente, libera, moderna, democratica viene percepita dalla Russia come una minaccia esistenziale”, spiega il diplomatico. Che a Conte dice: “Coloro che sono favorevoli allo stop delle forniture di aiuti militari in realtà sostengono la distruzione del Paese e lo sterminio della popolazione”
Oggi, sabato 26 novembre, si commemora l’Holodomor, la carestia provocata dall’Unione Sovietica tra il 1932 e il 1933, che ha causato milioni di morti. È stato il più grande massacro della storia europea dopo la Shoah. È una ricorrenza che assume un senso particolare quest’anno, spiega Yaroslav Melnyk, ambasciatore ucraino in Italia, in questa intervista con Formiche.net.
Che cos’è stato l’Holomodor?
Il 1932-1933 è uno dei periodi più bui e tragici della storia dell’Ucraina. In quel periodo l’Ucraina era il posto più spaventoso sulla Terra. Una carestia artificialmente creata ha ucciso milioni di ucraini e paralizzato il destino di coloro che sono sopravvissuti. Non sappiamo ancora la cifra esatta dei morti per la carestia. Per decenni gli archivi erano chiusi e fino a oggi non abbiamo l’accesso a tutti i dati. Ma si può dire con certezza che questi orrori vissuti dal nostro popolo 90 anni fa aveva gli effetti transgenerazionali. Nove decenni dopo l’Holodomor, la guerra su vasta scala che dura già più di nove mesi ha dimostrato che l’obiettivo della Russia nell’invasione è distruggere la nazione ucraina in quanto tale. Distruggere l’identità, la cultura, la lingua ucraine. Per questo gli occupanti russi uccidono e deportano con forza gli ucraini, bruciano libri ucraini, distruggono i musei, colpiscono intenzionalmente le infrastrutture critiche, lasciando i civili in pieno inverno senza luce, riscaldamento e comunicazione.
Che significato ha la commemorazione quest’anno, alla luce dell’invasione russa dell’Ucraina?
Dall’inizio dell’invasione dicevo che in questa guerra avviata da Mosca si vede chiaramente lo spettro dell’Holodomor creato sempre dallo stesso Cremlino. Perché sia allora che oggi l’Ucraina indipendente, libera, moderna, democratica viene percepita dalla Russia come una minaccia esistenziale. La tragedia dell’Holodomor non deve mai ripetersi. Tuttavia, la Russia, utilizzando i suoi soliti metodi, ha cercato di creare una carestia artificiale nei paesi dipendenti dalle forniture alimentari dall’Ucraina. In memoria delle vittime dell’Holodomor in Ucraina e in conformità con il nostro importante ruolo di garanti della sicurezza alimentare, oggi il Presidente dell’Ucraina inaugura ufficialmente il programma umanitario “Grain from Ukraine” per la fornitura di grano ucraino a certi Paesi dell’Africa e dell’Asia. Speriamo di vedere l’Italia come uno dei principali partecipanti a questo programma.
L’evento è considerato un crimine contro l’umanità da parte del Parlamento europeo. Per l’Ucraina, invece, è un genocidio. Perché l’Italia e l’Occidente in generale dovrebbero riconoscerlo come tale?
È un genocidio non solo per l’Ucraina. Lo stesso Raphael Lemkin, creatore del termine “genocidio” e promotore dell’adozione della Convenzione delle Nazione Unite sul delitto di genocidio, qualificò l’Holodomor come genocidio del popolo ucraino. Inoltre, vari Paesi già hanno riconosciuto l’Holodomor come genocidio, per citarne alcuni: Australia, Canada, Repubblica Ceca, Estonia, Latvia, Lettonia, Ungheria e altri. L’altro ieri il Senato dell’Irlanda ha adottato la mozione riconoscendo l’Holodomor come genocidio. È stato un genocidio ed è così che dovrebbe essere chiamato e riconosciuto. Per rispetto della memoria delle vittime, per il ripristino della giustizia storica e per stabilire la verità sui crimini di Stalin e del regime sovietico. Quella verità che i discendenti dei responsabili di questo genocidio ancora non vogliono confessare.
Nelle scorse settimane lei aveva scritto a Giuseppe Conte, presidente del Movimento 5 Stelle, prima della manifestazione per la pace del 5 novembre a Roma chiedendo di “evitare di confondere ‘l’aggressore’ con ‘l’aggredito’”. Conte le ha risposto spiegando che è ora che gli sforzi italiani ed europei “si concentrino adesso su un negoziato di pace”, una posizione più volte ribadita anche nei giorni scorsi. L’Ucraina può fare a meno degli aiuti militari in questa fase?
È di fondamentale importanza non fuorviare la comunità internazionale e non giocare alla sostituzione dei concetti, mettendo sullo stesso piano la vittima e il suo aggressore. Se l’Ucraina cesserà di difendersi in questa guerra, verrà cancellata dal regime russo. Dobbiamo essere chiaramente consapevoli del fatto che la leadership politica russa non ha deviato dai suoi obiettivi massimalisti di stabilire il pieno controllo sull’Ucraina. Durante questi nove mesi di guerra la Russia ha dimostrato capisce solo la lingua della forza e delle armi; quindi, l’Ucraina deve essere ben protetta e ben equipaggiata per continuare a respingere risolutamente il nemico, per difendere la sua sovranità e indipendenza. Coloro che sono favorevoli allo stop delle forniture di aiuti militari all’Ucraina per la sua difesa in realtà sostengono la distruzione dell’Ucraina e lo sterminio della sua popolazione.
Una soluzione diplomatica alla guerra è possibile o l’unica possibile è quella militare?
Proprio gli stessi ucraini vogliono finire la guerra più presto possibile. Ma ovviamente non a tutti costi. Già abbiamo pagato un prezzo troppo alto per la nostra libertà e diritto di decidere indipendentemente il nostro futuro. Il nostro presidente al vertice del G20 ha proposto dieci punti per arrivare alla pace. E questi dieci punti si basano sul diritto e sulla pratica internazionale. Non sostenerli significa non sostenere l’ordine mondiale e le regole della pacifica convivenza delle nazioni. Nessuno di questi punti non prevede azioni militari. Proprio viceversa. Come ha risposto Russia a questa proposta? Lanciando circa 100 missili su tutto il territorio ucraino colpendo intenzionalmente gli oggetti civili.
Nei giorni scorsi Anton Gerashchenko, consigliere del ministero dell’Interno ucraino, ha affermato che la Russia si starebbe preparando a “una seconda ondata di mobilitazione militare a gennaio”. Dobbiamo prepararci a un’escalation?
Abbiamo notando una certa preparazione nei media russi dell’opinione pubblica alla nuova ondata di mobilitazione. Certo non si può dare questa informazione per scontato. Però già abbiamo visto la mobilitazione parziale e la leva di autunno, siamo coscienti dei rischi e particolarità a cui le nostre forze armate sono pronti.
Qual è e dov’è il futuro dell’Ucraina?
Posso dire con assoluta certezza che l’Ucraina è e sarà uno Stato libero, sovrano e democratico nella famiglia dei Paesi dell’Unione europea. E questo è esattamente ciò per cui l’Ucraina sta coraggiosamente combattendo oggi nella guerra. La leadership dello Stato, i nostri difensori, medici, diplomatici, volontari e tutto il popolo ucraino hanno ora accumulato i loro sforzi per liberarsi dalle catene russe e riportare pace e tranquillità nella terra ucraina.
Che ruolo può giocare l’Italia per aiutare a raggiungere questo futuro?
La Repubblica Italiana è il nostro partner affidabile, al quale siamo sinceramente grati per la coerenza nel sostenere l’Ucraina a tutti i livelli. L’Italia ha assunto una posizione proattiva nel concedere all’Ucraina lo status di candidato all’adesione all’Unione europea e speriamo sinceramente che continui ad assisterci nel nostro percorso verso l’Unione europea, appoggi l’avvio dei negoziati che consentirà all’Ucraina di aderire alla comunità europea nel prossimo futuro, oltre a sostenere le nostre aspirazioni ad aderire alla Nato.