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Come l’Indonesia vuole coniugare sviluppo e sostenibilità. Scrive Rasjid (Kadin)

Di Arsjad Rasjid
Mangrovie Indonesia

Riceviamo e pubblichiamo l’intervento di Arsjad Rasjid, presidente della Camera di Commercio e Industria indonesiana (Kadin Indonesia) e direttore di Indika Energy

È ormai ampiamente riconosciuto che coloro che hanno contribuito meno al cambiamento climatico ne subiscono maggiormente l’impatto. Mentre i Paesi più sviluppati del mondo sono responsabili della stragrande maggioranza delle emissioni, sono i Paesi in via di sviluppo a pagarne il prezzo sotto forma di ondate di calore, inondazioni e siccità più gravi.

Ora, mentre il mondo in via di sviluppo corre verso il proprio sviluppo, si trova di fronte al terribile dilemma di sapere che se seguisse la stessa strada intrapresa dal mondo sviluppato, potrebbe peggiorare il problema in modo incommensurabile.

Questo è il dilemma che si trova ad affrontare l’Indonesia, un Paese di circa 274 milioni di persone che lavorano instancabilmente per sviluppare il proprio Paese e costruire un futuro migliore. La crescita e i progressi che vediamo ogni giorno nelle attività economiche della nostra nazione sono davvero mozzafiato. Vogliamo accelerare questa crescita, aumentando drasticamente la produzione di energia e la creazione di valore e posti di lavoro, ma senza distruggere il pianeta.

Consapevoli della nostra suscettibilità ai disastri idro-meteorologici legati al clima, abbiamo il dovere di essere all’avanguardia nella transizione energetica globale verso l’energia sostenibile.

Come nazione, ci siamo posti l’ambizioso obiettivo di ridurre le nostre emissioni di gas serra del 41% con l’assistenza internazionale entro il 2030 (o del 29% autonomamente) e di raggiungere emissioni nette di carbonio pari a zero entro il 2060. Questa missione immensa, ma non insormontabile, deve essere portata a termine continuando a rispondere alle esigenze di una popolazione numerosa e in crescita. Dobbiamo costruire, crescere e fare la transizione, in modo che il Paese possa continuare a svilupparsi e a prosperare.

La risposta all’enigma risiede nel cambiamento tecnologico e nell’aumento della produttività. L’ipotesi di Porter (coniata dall’economista di Harvard Michael Porter) afferma che norme ambientali rigorose possono indurre l’efficienza e incoraggiare le innovazioni che contribuiscono a migliorare la competitività commerciale.

I veicoli elettrici devono essere introdotti, mentre l’energia solare, idroelettrica, geotermica ed eolica devono iniziare a sostituire i combustibili fossili. Non si tratta più di una chimera: le auto e le biciclette elettriche sono sempre più accessibili e riducono l’inquinamento atmosferico, la congestione e la dipendenza dal petrolio.

I progetti solari in Indonesia costano attualmente più del doppio rispetto ad altri Paesi in via di sviluppo, ma grazie a tariffe competitive e a progetti prevedibili possiamo abbassarli. Allo stesso tempo, una tabella di marcia dell’Agenzia Internazionale per l’Energia ha dimostrato come la riduzione delle bollette energetiche domestiche inclusa nel raggiungimento dei nostri obiettivi ambiziosi ridurrebbe significativamente i costi di importazione del petrolio. Essenzialmente, questo significa che la transizione si ripagherebbe da sola.

La protezione dell’ambiente locale non è meno importante. Il suolo e gli ecosistemi sani sono cruciali per la produzione di cibo e per l’accesso all’acqua potabile, che dovrebbe essere un diritto umano fondamentale.

L’attuale crisi alimentare mondiale evidenzia l’importanza di migliorare la produzione di cibo in modo da garantire redditi più elevati agli agricoltori e prezzi più bassi. Ad esempio, l’approccio “Building with Nature” (Costruire con la natura, ndr) che fornisce a progettisti e committenti una guida basata su dati concreti per la realizzazione di infrastrutture verdi di alta qualità, è stato utilizzato per rigenerare le mangrovie lungo 20 chilometri di costa indonesiana, rivitalizzando l’acquacoltura al contempo. Questo approccio si sta diffondendo nel resto del Paese, riflettendo la consapevolezza che le politiche “nature-smart” sono positive sia per l’ambiente che per l’economia.

Questi sforzi si concretizzano nei piani del Paese per la costruzione di una nuova capitale verde e intelligente, Nusantara, nel Kalimantan orientale. Sebbene ci siano molte discussioni su un progetto di questa portata, la parola d’ordine di questa nuova città sarà lo sviluppo sostenibile. Sarà alimentata da energie rinnovabili e ricca di spazi verdi, compresi i corridoi per la fauna selvatica. Ciò sarà in netto contrasto con l’attuale capitale Giacarta, che è inquinata e sta letteralmente affondando sotto il peso dell’estrazione non regolamentata delle acque sotterranee.

La riforestazione, gestita in modo attento e collaborativo, sarà al centro di questi sforzi. Un rapporto governativo raccomanda il ripristino degli ecosistemi delle foreste pluviali tropicali come uno dei cinque pilastri del recupero e del miglioramento ambientale. La conservazione delle foreste indonesiane protegge le specie in via di estinzione, attenua i rischi di inondazioni e aiuta a combattere il cambiamento climatico.

A prescindere dalla posizione assunta nel dibattito su Nusantara, lo spirito che guida i progetti della nuova capitale deve essere esteso a tutto il Paese, considerando ogni nuovo sviluppo con occhiali “verdi”. La Roadmap dell’Aie dimostra che emissioni nette zero e sviluppo economico vanno di pari passo: entrambi richiedono innovazione, conoscenza, tecnologia e diversificazione economica. In questo senso, i vantaggi dell’azzeramento delle emissioni sono evidenti. Impegnandosi in questo percorso, l’Indonesia può diventare un faro di speranza per il mondo, dimostrando che non c’è contraddizione tra lo sviluppo e la transizione alle energie rinnovabili; anzi, è vero il contrario. Lo sviluppo dell’Indonesia dipende da questa transizione.


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