In arrivo una nuova iniziativa degli Stati membri Ue per un adeguato programma europeo di investimenti nel settore della Difesa. La guerra in Ucraina sta avendo un impatto profondo sul comparto, sia in termini industriali sia di produttività, e per sostenere gli impegni e fare un salto di qualità servono maggiori investimenti
In arrivo l’ultimo sprint dell’anno per la Difesa comune europea. All’approssimarsi della fine del 2022, i leader dell’Unione europea spingono per dotarsi rapidamente di un programma di investimenti nel settore della Difesa, così da aumentare anche la produzione industriale del comparto. Esigenza rivelatasi ancor più urgente alla luce della guerra in Ucraina che ha stressato le capacità, ma soprattutto le scorte, dei Paesi del Vecchio continente che, fin dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Putin, sono state fondamentali per supportare gli sforzi del popolo ucraino. È quanto rende noto Reuters dopo la lettura di una bozza di conclusioni del Consiglio europeo per il vertice che si terrà il 15 e 16 dicembre.
L’invito del Consiglio europeo
“Il Consiglio europeo invita la Commissione a presentare rapidamente una proposta per un programma europeo di investimenti nel settore della Difesa”, si legge nella bozza. Con l’obiettivo di “rafforzare la capacità e la resilienza del settore industriale e tecnologico della Difesa europea, comprese le piccole e medie imprese”. Nonostante sia possibile che il documento venga modificato prima della sua versione definitiva che verrà presentata al vertice di dicembre, è un segnale significativo che proviene dagli stessi Stati membri in seno al Consiglio europeo. L’organismo collettivo si occupa di definire le priorità e gli indirizzi politici generali dell’Ue, oltre ad esaminare gli ostacoli al processo di integrazione dell’Unione. Fanno parte del Consiglio europeo i capi di Stato o di governo dei 27, a cui si uniscono il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, e il presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Non solo, i leader europei mirano anche a spingere l’Agenzia europea di difesa (Eda) affinché intensifichi gli sforzi per identificare le nuove – e vecchie – lacune militari e coordinare dunque gli acquisti congiunti per la Difesa così da ricostituire le scorte di materiali ormai quasi esaurite per gli aiuti forniti a Kiev.
Puntare sulle infrastrutture
Secondo quanto emerso dalla bozza del documento, al prossimo vertice di Bruxelles i leader dell’Ue chiederanno anche di accelerare sulle infrastrutture volte a facilitare un rapido movimento militare attraverso il Vecchio continente. La costruzione e ammodernamento di infrastrutture, quali strade e ponti, rientra anche nel quadro del progetto Pesco “Mobilità militare”, coordinata dai Paesi Bassi e alla quale partecipa anche l’Italia. Tale progetto mira infatti a semplificare e standardizzare le procedure di trasporto militare transfrontaliero e consentire in questo modo la libera circolazione del personale e dei mezzi militari all’interno dei confini Ue, dalle ferrovie alle strade, dall’aria al mare. In realtà il miglioramento della mobilità militare avviene in diversi gruppi di lavoro in seno e all’esterno dell’Ue; il progetto Pesco vuole funzionare quindi da piattaforma politico-strategica in cui discutere dei progressi e delle best practices. Secondo gli esperti, infatti, le infrastrutture mancanti e le lentezze burocratiche ostacolano in maniera rilevante il movimento del personale e degli equipaggiamenti, uno scenario non roseo alla luce delle tensioni che attraversano l’Europa orientale.
Unire le forze per acquistare armamenti
Non è certo cosa nuova che gli Stati membri e le istituzioni Ue siano chiamati a unire le forze per implementare l’ancora incompiuto progetto della Difesa comune, ma certamente la guerra scoppiata nel cuore del continente ha contribuito a fornire un maggiore senso di urgenza. Nonostante questo, la tendenza degli Stati europei è rimasta a lungo quella di preferire una competizione tra loro facendo lievitare i prezzi, o stringendo accordi individuali con fornitori esterni al blocco. Uno dei punti cruciali è dunque esortare i 27 a unire le forze per acquistare gli armamenti, superando le riluttanze. Dal momento che “la pianificazione della difesa continua a essere fatta per lo più in modo isolato”, i Paesi dell’Unione europea devono indirizzare una quota maggiore delle proprie spese militari verso progetti comuni, o i loro sforzi rischiano di venire frustrati da un’eccessiva frammentazione. A dirlo è stato l’alto rappresentante Ue per la politica estera, Josep Borrell, nel corso di una riunione a cui hanno partecipato un paio di settimane fa i ministri della Difesa dell’Ue.