Alleati riuniti alla Farnesina per la conferenza sul Cyber Defence Pledge. Il viceministro ribadisce l’impegno del governo italiano, mentre gli Usa e il segretario generale Stoltenberg (che sottolinea l’importanza della nascita dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale guidata da Baldoni) evidenziano la necessità di passi in avanti sul fronte politico, anche con la sponda di Bruxelles
“In quanto uno dei firmatari originari del Trattato del Nord Atlantico, l’Italia è saldamente impegnata nell’Alleanza e nei suoi obiettivi, con un impegno costante e incessante”. Con queste parole Edmondo Cirielli, viceministro degli Esteri del governo Meloni, ha dato il benvenuto alle delegazioni Nato ospiti alla Farnesina per l’evento Nato Cyber Defence Pledge Conference 2022, co-organizzato da Italia e Stati Uniti. Presenti anche i rappresentanti di Finlandia e Svezia, Pesi in attesa di entrare a far parte dell’alleanza. “Sono particolarmente felice di avere l’opportunità di intervenire a questo evento come uno dei miei primi atti in qualità di viceministro degli Esteri”, ha aggiunto Cirielli.
IL RUOLO ITALIANO
La conferenza – introdotta da Laura Carpini, capo dell’Unità per le politiche e la sicurezza dello spazio cibernetico della Farnesina – è l’occasione per fare il punto, anche alla luce della guerra d’invasione della Russia in Ucraina, sullo stato di attuazione del Cyber Defence Pledge, con cui nel 2016 gli Stati membri si sono impegnati a proteggere le proprie reti e infrastrutture nazionali potenziando la propria resilienza nazionale per il beneficio collettivo dell’Alleanza. È uno strumento “eccellente”, ha sostenuto Cirielli, “determinante per migliorare la nostra resilienza. Il cyber è uno sport di squadra e alla Nato sappiamo che è bene avere degli amici”, ha continuato. “La minaccia cibernetica è intrinsecamente asimmetrica e quindi dobbiamo fare squadra in questo dominio conteso e difenderci insieme nei momenti di crisi”. Presenti per l’Italia, tra gli altri, l’ambasciatore Francesco Talò, il sottocapo di Stato maggiore della difesa, generale Carmine Masiello, la direttrice del Dis Elisabetta Belloni e il direttore dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale Roberto Baldoni.
LA LEZIONE UCRAINA
“In Ucraina abbiamo visto l’importanza della preparazione e del rafforzamento delle nostre difese informatiche prima di un attacco”, ha dichiarato Anne Neuberger, vice consigliera per la sicurezza nazionale con delega alla cybersicurezza e alle tecnologie emergenti della Casa Bianca. Presenti con lei, per gli Stati Uniti, anche gli ambasciatori Julianne Smith, rappresentante permanente alla Nato, e Nathaniel Fick, capo del dipartimento politiche digitale e cyberspazio del dipartimento di Stato americano. “L’Ucraina è riuscita a sviluppare un livello sorprendente di resilienza cibernetica, in parte perché è passata a un modello molto diverso”, ha spiegato Michael Rogers, ammiraglio statunitense in pensione, già a capo del Cyber Command degli Stati Uniti, in un’intervista a Formiche.net. “In primo luogo, ha sfruttato la capacità di difendere le infrastrutture al di là delle capacità del governo o dello Stato, coinvolgendo nuove competenze, conoscenze e partner. In secondo luogo, ha dovuto pensare in modo più ampio rispetto all’Ucraina stessa, guardando a questo problema da una prospettiva internazionale”.
L’IMPEGNO POLITICO
“Così come la Nato è pronta a rispondere alle crisi cinetiche che gli alleati devono affrontare, dobbiamo anche essere pronti a rispondere alle crisi informatiche”, ha spiegato Neuberger. “Ne abbiamo visto l’importanza” in estate. L’Albania, un Paese alleato, ha rotto le relazioni diplomatiche con l’Iran dopo gli attacchi informatici subiti a luglio. “Gli alleati si sono mossi rapidamente”, ha osservato la consigliere del presidente Joe Biden. “Ma realtà è che non siamo stati così agili come avremmo potuto nel fornire il supporto tecnico necessario”. Ma c’è una nota positiva che la funzionaria sottolinea: “La capacità della Nato di fornire un’attribuzione politica, una decisione molto politica”.
IL RAPPORTO NATO-UE
Si tratta di un aspetto evidenziato anche da Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato, nel suo intervento alla Farnesina. “L’Albania e altri alleati hanno attribuito l’attacco all’Iran. Questo è un esempio di come gli alleati della Nato si stiano unendo e rispondano con una sola voce”. È un messaggio chiaro all’Unione europea, che nella sua nota ufficiale non aveva fatto riferimento all’Iran limitandosi a dichiarare il sostegno degli Stati membri all’Albania. Nel giorno della conferenza a Roma, la Commissione europea ha deciso di presentare una nuova iniziativa che si inserisce nel piano di rafforzamento della sicurezza informatica, invitando i governi nazionali a intensificare gli sforzi congiunti contro gli hacker, in particolare quelli sostenuti dagli Stati. La Commissione europea suggerire, tra le altre cose, una maggiore cooperazione con la Nato in materia di difesa informatica. Si tratta di aspetti è di competenza degli Stati membri e delle loro forze armate. Ma l’Unione europea ha deciso di sostenere questo impegno mettendoci il suo peso politico. Un passo avanti che la Nato potrebbe apprezzare.
IL RICONOSCIMENTO DELL’IMPEGNO ITALIANO
“A maggio l’Italia ha pubblicato la sua nuova Strategia nazionale di cybersicurezza, accompagnata da diverse iniziative collaterali come la creazione di un’Agenzia nazionale per la cybersicurezza” guidata da Baldoni “e lo sviluppo di una strategia per il cloud nazionale”, ha ricordato Stoltenberg. “Si tratta di esempi di come gli alleati prendono molto seriamente questi temi”.