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Perché il Giappone si è unito al centro cyber Nato di Tallinn

Il ministero della Difesa ha formalizzato l’adesione nei giorni scorsi attirando le critiche della Cina. “La sicurezza dell’Europa e della regione indo-pacifica non possono essere discusse separatamente”, spiega una fonte diplomatica di Tokyo a Formiche.net

Dopo alcune esercitazioni congiunte negli anni passati e la partecipazione del premier Fumio Kishida al summit Nato di giugno, nei giorni scorsi il Giappone si è unito al Nato Cooperative Cyber Defence Centre of Excellence con sede a Tallinn, in Estonia. Il ministro della Difesa si è unita ufficialmente alle attività di formazione e ricerca del centro. La partecipazione “porterà a un ulteriore approfondimento della cooperazione con i Paesi like-minded e con altre organizzazioni, nonché alla comprensione delle ultime tendenze nelle politiche cibernetiche dei vari Paesi”, spiega una fonte diplomatica giapponese a Formiche.net. “Attraverso questi sforzi, speriamo di rafforzare ulteriormente la cooperazione in campo cibernetico con la Nato e altri Paesi”, aggiunge.

“Nel cyberspazio, dove l’anonimato e la segretezza possono essere facilmente garantiti, si sta sviluppando una competizione tra Stati che riflette tensioni geopolitiche e il confine tra tempo di pace e contingenza diventa sempre più labile”, riflette ancora il diplomatico. In questo scenario, segnato dalla guerra d’invasione russa dell’Ucraina e dall’utilizzo del cyber come elemento del conflitto, gli sforzi giapponesi vanno nella direzione di un “cyberspazio libero, equo e sicuro”, con riferimento alle leggi internazionali esistenti, affinché siano applicate alle attività dei Paesi anche nel quinto dominio.

Come accaduto in occasione dell’adesione della Corea del Sud, la reazione cinese non si è fatta attendere molto. Zhao Lijian, portavoce del ministero degli Esteri, ha messo in guardia il Giappone dal condurre attività che possano minare quella che Pechino ritiene essere una pace regionale. Poi ha accusato la Nato di sconfinamento. “La regione Asia-Pacifico non è il dominio geografico del Nord Atlantico e non c’è bisogno di creare una ‘versione Asia-Pacifico della Nato’”, ha dichiarato il diplomatico.

“Esistono numerose sfide e preoccupazioni tra Giappone e Cina”, spiega la fonte diplomatica parlando di sviluppi militari che “rappresentano una forte preoccupazione per la sicurezza della regione e della comunità internazionale”: i tentativi di Pechino di cambiare unilateralmente lo status quo con la forza nel Mar Cinese Orientale e nel Mar Cinese Meridionale, compresa la situazione delle isole Senkaku che sono sotto amministrazione giapponese; le azioni militari intorno a Taiwan, con missili balistici lanciati nelle acque intorno al Giappone. “Inoltre, siamo seriamente preoccupati per la situazione di Hong Kong e per la situazione dei diritti umani nella regione autonoma dello Xinjiang”.

In campo cyber, “si ritiene che la Cina stia conducendo attacchi informatici per ottenere informazioni su aziende legate al settore militare e su aziende in possesso di tecnologie avanzate”, prosegue. “Inoltre, si ritiene che le forze armate e diverse altre istituzioni stiano continuando a sviluppare le loro capacità informatiche”. Nel luglio 2021, il Giappone ha rilasciato una storica dichiarazione del suo portavoce per gli Affari esteri in cui condanna fermamente gli attacchi informatici da parte di cyber-collettivi probabilmente sostenuti dal governo cinese e e dall’Esercito popolare di liberazione cinese.

“È il momento in cui la sicurezza dell’Europa e della regione indo-pacifica non possono essere discusse separatamente e la cooperazione tra la Nato e i suoi Paesi partner, compreso il Giappone, deve essere rafforzata”, osserva ancora il nostro interlocutore. “Il Giappone accoglie con favore gli sforzi del segretario generale Jens Stoltenberg e della Nato per rafforzare le relazioni con i partner della Nato nell’Asia-Pacifico. Il Giappone vorrebbe promuovere una cooperazione concreta per l’ulteriore impegno della Nato nell’Indo-Pacifico e rafforzare la cooperazione per realizzare un Indo-Pacifico libero e aperto al fine di stabilire un ordine internazionale basato sullo stato di diritto”, conclude.

“Il Giappone ha espresso la volontà di aderire alla condivisione delle informazioni di difesa ‘Five Eyes’ con i Paesi anglo-americani”, ha osservato Yoichiro Sato, professore di studi sull’Asia-Pacifico presso la Ritsumeikan Asia Pacific University in Giappone, al South China Morning Post. “L’adesione alla cooperazione sulla sicurezza informatica della Nato può essere un buon trampolino di lancio verso questo obiettivo”, ha aggiunto.

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