L’incontro si terrà a metà luglio. Il ministro lituano Landsbergis: “Speriamo sia una celebrazione della vittoria per l’Ucraina”. Il segretario generale Stoltenberg: “Siamo di fronte a un contesto di sicurezza più complesso e imprevedibile dai tempi della Guerra fredda”. Focus su Mosca ma anche su Pechino
Il prossimo summit Nato si terrà a Vilnius, in Lituania, l’11 e il 12 luglio 2023. Lo ha annunciato Jens Stoltenberg, segretario generale dell’Alleanza Atlantica, stamattina, alla vigilia della sua visita a Roma per incontrare Giorgia Meloni, presidente del Consiglio. Dovrebbe essere il suo summit, visto che il suo mandato, rinnovato di un anno alla luce della guerra d’invasione russa dell’Ucraina, è in scadenza a settembre dell’anno scorso.
“Siamo di fronte a un contesto di sicurezza più complesso e imprevedibile dai tempi della Guerra fredda”, ha dichiarato. “L’incontro di Vilnius sarà l’occasione per i capi di Stato e di governo alleati di concordare ulteriori passi per rafforzare la nostra deterrenza e la nostra difesa e di rivedere gli aumenti significativi della spesa per la difesa, nonché di continuare a sostenere l’Ucraina. In un’epoca di crescente competizione strategica, il legame transatlantico tra Europa e Nord America nella Nato continua a essere essenziale per la sicurezza del nostro miliardo di cittadini”, ha aggiunto ringraziando poi la Lituania, un alleato “vitale” che ospita un gruppo tattico multinazionale e “contribuisce a fornire una forte deterrenza e difesa all’intera alleanza”.
“Siamo molto orgogliosi di ospitare il vertice Nato a Vilnius, che speriamo sia una celebrazione della vittoria per l’Ucraina”, ha scritto Gabrielius Landsbergis, ministro degli Esteri lituano, su Twitter. “Ci impegneremo inoltre a fondo per accogliere Svezia e Finlandia come membri a pieno titolo. Chiediamo a tutti i nostri alleati di aumentare la solidarietà e di massimizzare il sostegno all’Ucraina”, ha aggiunto.
Come appare evidente dalle sue parole, la conferma della scelta della Lituania, sede concordata nel corso del summit dell’anno scorso, ha a che fare con la situazione nell’Est Europa. Il Paese baltico, infatti, si trova a 250 chilometri dalla frontiera della Russia e 40 chilometri dalla Bielorussia. Ma non soltanto. La Lituania, infatti, è un simbolo della resistenza occidentale alle pratiche di coercizione economica da parte delle autocrazie. Della Russia, come nel caso di Kaliningrad esploso tra giugno e luglio. E della Cina, che da dicembre dell’anno scorso, dopo l’apertura della rappresentanza di Taiwan a Vilnius, ha chiuso di fatto i canali commerciali con la Lituania.
Nel 2023 anche dal G7 presieduto dal Giappone (che potrebbe essere invitato anche il prossimo anno al summit Nato in Lituania) ci si aspetta una maggior attenzione sull’Indo-Pacifico e sulla minaccia cinese, dopo la guida tedesca di quest’anno. A conferma di come tanto il G7 quanto la Nato abbiano ormai affiancato la politica ai loro obiettivi economici e difensivi.