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Ripensare i confini alla luce del conflitto in Ucraina. Il premio Iai

Una competizione dedicata ai giovani che abbia al centro una riflessione sui confini, rivelatisi cruciali nell’attuale contesto della guerra Ucraina. Un’occasione per ripensarli e superarli. È stato questo il tema centrale della cerimonia conclusiva della quinta edizione del premio Iai

Quanto sta accadendo in Ucraina avrà delle pesanti ripercussioni sul resto del globo, e in particolare in Europa, alle cui porte si combatte una guerra. È quanto emerso dall’evento organizzato dall’Istituto affari internazionali (Iai), in collaborazione con la Rappresentanza in Italia della Commissione europea e del Parlamento europeo, per la conclusione della quinta edizione del Premio Iai dal titolo “L’Ucraina e i confini in un mondo interconnesso”.

“L’invasione russa dell’Ucraina ci riporta all’importanza dei confini e soprattutto all’importanza della sovranità e dell’integrità territoriale”, ha infatti ricordato la direttrice dello Iai, Nathalie Tocci, affiancata dal presidente dello Iai, Ferdinando Nelli Feroci. Confini che devono sì essere rispettati, ma anche superati e ripensati. Nel corso dell’evento sono stati premiati i finalisti del Premio messo in palio dall’Istituto per i giovani talenti per l’Italia, l’Europa e il mondo. Ad aggiudicarsi il podio, in ordine, il vincitore Simone Martuscelli, seguito da Pablo Bravo e Amanda Ribichini. Mentre è stato Tommaso Clerici ad aggiudicarsi lo speciale premio in onore della memoria di Antonio Micalizzi. A prender parte alla premiazione e a discutere dell’attuale contesto ucraino erano presenti anche in modalità ibrida la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, la vicepresidente del Parlamento europeo, Pina Picierno, il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, la direttrice responsabile dei quotidiani di Editoriale Nazionale, Agnese Pini, la scrittrice e docente all’Università Statale di Milano, Yaryna Grusha, la corrispondente in Italia di Radio Free Europe/Radio Liberty, Nataliya Kudryk, la responsabile di ricerca Iai, Nona Mikhelidze, la giornalista e non-resident fellow al Center for European policy analysis (Cepa), Olga Tokariuk, e la saggista e giornalista Anna Zafesova. A condurre l’evento la giornalista e conduttrice de La7, Flavia Fratello.

Il punto italiano

Interconnessione, unità per raggiungere maggior resilienza e più autonomia strategica. Sono stati questi i punti centrali dell’intervento del ministro degli Esteri che ha parlato di come l’iniziativa del premio Iai, sostenuta anche dalla Farnesina e dalla Compagnia di San Paolo, si inserisca in un contesto di un “mondo interconnesso attraversato da minacce transnazionali, come il terrorismo, e interessato da transizione di scala globale, come quella climatica e digitale”. In questo quadro, “sfide comuni richiedono risposte comuni”, ha continuato Tajani, e per l’Ue e i suoi Stati membri “si tratta della capacità di far valere nei confronti dei terzi il peso negoziale notevolissimo che abbiamo quando siamo uniti”, sempre nel rispetto dei principi fondamentali e del diritto alla convivenza pacifica tra Stati. Per tali motivi per il ministro “oggi è importante ragionare sull’importanza di una maggiore autonomia strategica, sul rientro delle produzioni e sulla coesione delle nostre alleanze internazionali. Nella consapevolezza, non solo delle opportunità offerte dalla globalizzazione, ma anche dei rischi cui l’interdipendenza espone la nostra sicurezza, la nostra stabilità e prosperità. Lo hanno dimostrato in questi mesi le gravi conseguenze del conflitto in Ucraina sul piano energetico e alimentare. Conseguenze che si stanno estendendo ben oltre i confini di quel Paese, interessando tutti, soprattutto i Paesi più vulnerabili nel Mediterraneo e in Africa”. “Per questo la risposta dell’Italia, con l’Unione europea e con i nostri alleati e partner è una risposta ferma e coesa a sostegno dell’Ucraina, del suo popolo e a difesa dei valori di libertà e democrazia”, ha poi concluso Tajani.

La visione europea

Durante la cerimonia di premiazione è stata anche conferita una menzione speciale per il lavoro condotto da Metsola e Picierno, che con le loro proposte e il loro impegno hanno svolto un ruolo da apripista per il viaggio dell’Ucraina nell’Unione. Nel suo intervento Picierno ha sottolineato come “in Italia non sia stato sempre semplice spiegare le ragioni di un sostegno forte alla popolazione Ucraina e al suo legittimo governo”, ma questo ha poi spinto gli italiani, così come gli europei, a fare poi un passo in avanti. “L’europeismo infatti non è da conservare in una teca ma va adattato ai cambiamenti del nostro tempo. Ed essere europeisti oggi significa sostenere senza se e senza ma la causa del popolo ucraino”, ha spiegato la vicepresidente. Alle sue parole sono seguite quelle della presidente Metsola: “So che il che il popolo ucraino non si arrenderà e non lo faremo nemmeno noi”. “La guerra ingiustificata della Russia contro l’Ucraina sta infliggendo costi enormi al popolo ucraino che non sta combattendo solo per proteggere le proprie case, la sovranità, l’indipendenza e l’integrità territoriale, ma anche per difendere la libertà, la democrazia, lo stato di diritto e i valori europei che noi condividiamo contro un regime brutale che cerca di eliminare la nostra democrazia e indebolire e dividere la nostra Unione”, ha poi raccontato Metsola, parlando di come questo sia il tempo per lottare per un’Europa ancora più forte e coesa. Perché “l’Europa è una scelta che i Paesi che hanno fatto perché hanno capito che la nostra più grande opportunità è quella di restare uniti”, secondo la presidente.

Testimonianze ucraine

A parlare, invece, nel dettaglio dell’attuale situazione in Ucraina, di come si sia sviluppata la guerra nel corso di questi quasi nove mesi e di come potrebbe concludersi, è stato un pool di esperte. “Dobbiamo lavorare per cambiare questo atteggiamento imperialista della Russia verso l’Ucraina perché senza questo non ci può essere la fine di questa guerra, potrebbe esserci solo una pausa e poi una nuova ondata, una nuova aggressione”, ha spiegato Tokariuk. Dunque, l’ipotesi di cessione del Donbass porterebbe porre fine alle ostilità? Non secondo Kudryk che ha parlato di come Mosca non si sia fermata dopo la Crimea e il 2014. Da allora “sono trascorsi otto anni di preparazione sia propagandistica, ma soprattutto militare. I Russi non si sono fermati né dopo la Georgia, né dopo Cecenia, né dopo la Crimea, né con il Donbass; quindi, tutte queste speranze che riponiamo nella cessione da parte dell’Ucraina di una parte del suo territorio non sono le stesse speranze ucraine”, ha raccontato la corrispondente di Radio Liberty. Alle sue parole seguono quelle di Grusha che conferma come la stanchezza dell’opinione pubblica occidentale nei confronti della guerra russo-ucraina non sia la stessa percepita dal popolo ucraino. “L’Ucraina non sta facendo una guerra, non l’ha mai voluta, non l’ha mai cercata, non ha provocato nessuno, ma sta resistendo e sta spingendo fuori il nemico dai suoi confini”, ha raccontato la scrittrice.


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