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Condanna di Mosca e strategicità del Mar Nero. La Nato a Bucarest

“Continueremo a rafforzare il nostro partenariato con l’Ucraina mentre questa avanza nelle sue aspirazioni euro-atlantiche”. Questo uno dei punti centrali emersi dal Consiglio nord atlantico a livello dei ministri degli Esteri, che si tiene questi giorni a Bucarest, per discutere della sicurezza della Nato, della strategicità del Mar Nero e della nuova deterrenza

Dalla condanna ferma all’operato della Russia di Putin al sostegno al popolo ucraino aggredito, fino alla rilevanza strategica del Mar Nero. Questi i temi al centro della prima delle due giornate di vertice Nato, che vedono riunirsi a Bucarest il Consiglio nord atlantico (Nac) a livello dei ministri degli Affari esteri dei Paesi alleati. Presente, in rappresentanza italiana, il ministro Antonio Tajani, mentre a presenziare la riunione vi era il segretario generale, Jens Stoltenberg, ancora in carica fino a settembre 2023. Il summit arriva in un momento critico per la sicurezza dell’Alleanza Atlantica che, attraverso le parole di Stoltenberg, mira a ribadire un concetto-chiave: “la Nato è qui, la Nato è vigile”. Presente nel sostenere l’Ucraina “fino alla fine”, ma non solo, dal momento che la guerra “non ci ha fatto dimenticare altri partner, come la Georgia, la Moldova e la Bosnia Erzegovina. Li sosterremo in modo che possano difendersi”, ha continuato il leader della Nato.

Lo strenuo sostegno all’Ucraina

Dalla dichiarazione congiunta rilasciata dai ministri degli Esteri dei Paesi alleati, la postura atlantica di condanna alla Russia di Putin appare chiara e ribadita sotto più aspetti. Innanzitutto, come affermato già in altre occasioni, la Russia è ritenuta “pienamente responsabile di questa guerra” che sta “privando milioni di ucraini dei servizi umani di base”, oltre che aver “compromesso le forniture alimentari globali e aver messo in pericolo i Paesi e i popoli più vulnerabili del mondo”. Per questo motivo gli alleati sono pronti a “continuare e intensificare ulteriormente il sostegno politico e pratico all’Ucraina che continua a difendere la propria sovranità e integrità territoriale e i nostri valori condivisi contro l’aggressione russa”, per tutto il tempo necessario dal momento che le “azioni inaccettabili della Russia, comprese le attività ibride, il ricatto energetico e la sconsiderata retorica nucleare, minano l’ordine internazionale basato sulle regole”. Per questo Stoltenberg, al suo arrivo al vertice, ha spiegato che gli alleati non solo aiuteranno Kiev ricostruendo le infrastrutture di gas ed energetiche ma continueranno al contempo a fornire sistemi di difesa aerea. In questa fase – ha proseguito il leader Nato – “Putin sta fallendo in Ucraina” e “sta rispondendo con più brutalità”, cercando inoltre di “usare l’inverno come arma di guerra”, infliggendo ancor più sofferenze al popolo ucraino. In conclusione, per Stoltenberg, non si deve permettere alla Russia di vincere perché “non ci può essere pace duratura se vince l’oppressore”, anche in considerazione del fatto che in realtà la guerra sia “iniziata nella primavera del 2014” (il che ha portato la Nato già nel 2021 ad avere informazioni sull’attacco pianificato da Putin). La condanna, si estende anche a “tutti coloro, compresa la Bielorussia, che stanno attivamente facilitando la guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina”, secondo quanto ribadito dai ministri alleati.

L’importanza strategica del Mar Nero

Tra i temi portanti del vertice, vi è anche la rilevanza strategica del bacino del Mar Nero. Ribadita non solo nel corso del summit, ma anche dal segretario di Stato americano, Antony Blinken, in occasione della conferenza stampa congiunta tenuta a margine della ministeriale con il ministro degli Esteri rumeno, Bogdan Aurescu. Oggi “il Mar Nero è di grande importanza strategica” per la Nato, infatti, “stiamo lavorando più a stretto contatto con le nazioni del Mar Nero, Georgia e Ucraina, due stretti partner”, ha raccontato Blinken. Gli hanno fatto eco ancora una volta le parole di Stoltenberg, che ha sottolineato come “il Mar Nero richiede che la Nato stia affrontando tutte le sfide che vediamo nella regione” e “questo fa parte del nostro adattamento generale di questa alleanza – rispondere a un’aggressione più aggressiva”. Anche nella dichiarazione congiunta rilasciata dai ministri alleati, si ricorda che “i Balcani occidentali e le regioni del Mar Nero sono di importanza strategica per l’Alleanza, accogliamo con favore l’incontro con i ministri degli Esteri dei partner Nato Bosnia-Erzegovina, Georgia e Repubblica di Moldova”. Così si riafferma l’impegno verso la politica della Porta aperta dell’a Nato – che proprio quest’anno ha portato Finlandia e Svezia a intraprendere il loro percorso di adesione all’Alleanza, fino alla partecipazione al vertice – oltre che riconfermare le decisioni prese al vertice di Bucarest del 2008 nei confronti di Ucraina e Georgia.

Nuova deterrenza

Terzo punto sollevato nel corso del summit ha riguardato la stessa natura difensiva dell’Alleanza, e il richiamo all’articolo 5 del Trattato del Nord Atlantico che disciplina la difesa collettiva, ma soprattutto i prossimi passi da compiere per rafforzare la deterrenza della Nato, ritornato tema centrale dopo le minacce nucleari di Mosca. Volontà sottolineata anche dal ministro Tajani: “vogliamo difendere indipendenza di tutti Paesi che rischiano aggressioni esterne”. Per questo, “dobbiamo affrontare minacce e sfide da parte di attori autoritari e concorrenti strategici da tutte le direzioni strategiche”, per questo “stiamo attuando una nuova linea di base per la nostra deterrenza e la nostra posizione di difesa, rafforzandola significativamente e sviluppando ulteriormente l’intera gamma di forze e capacità robuste e pronte al combattimento”, recita la nota rilasciata dall’Alleanza al termine della prima giornata di summit.

Rapporti con il Dragone

Prima dell’apertura delle discussioni della riunione del Consiglio, Stoltenberg è intervenuto parlando anche del ruolo della Cina. “Pechino sta cercando di influenzare le scelte nell’area euroatlantica. “Un momento chiave è stato il dibattito nel 2019 sul 5G”, secondo il numero uno della Nato, e da allora si è reso ancor più necessario dotarsi di linee guida che permettano agli alleati di dotarsi di una postura resiliente nei confronti dei Paesi autoritari. Nel frattempo, il Dragone continua ad espandersi, “la Cina sta intensificando la modernizzazione militare” e sta “aumentando la sua presenza dall’Artico ai Balcani occidentali, dallo spazio al cyber-spazio”. In questo quadro “dipendiamo dalla Cina per alcuni componenti e materiali chiave, compresi i minerali delle terre rare. Così come per molte delle nostre filiere. Continueremo a commerciare e impegnarci economicamente con la Cina. Ma dobbiamo essere consapevoli delle nostre dipendenze, ridurre le nostre vulnerabilità e gestire i rischi”, ha aggiunto infine Stoltenberg. Posizione condivisa anche dal ministro Tajani: “Pechino è interlocutore ma anche un concorrente”.

(Foto: Nato)

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