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Il Trattato del Quirinale un anno dopo. Il bilancio di Darnis

Secondo lo storico Darnis bisogna distinguere due piani: politico e istituzionale. Se il primo è “raffreddato” dopo la questione Ocean Viking, il secondo sta iniziando a dare i suoi frutti. Ma per un ministro che vola da Parigi a Roma per partecipare a un Cdm, o viceversa, servirà ancora tempo

Il Trattato del Quirinale, ratificato da Parigi poche settimane fa dopo il dibattito in Senato a governo Meloni insediato, compie un anno. Il presidente francese Emmanuel Macron ha voluto ricordarlo sui social. “Esattamente un anno fa, abbiamo suggellato l’unione tra i nostri due Paesi con un trattato”, ha scritto su Twitter pubblicando un video in cui compare anche l’allora presidente del Consiglio italiano Mario Draghi. “In questo giorno, invio un messaggio di profonda amicizia al popolo italiano”, ha aggiunto.

Poco dopo anche il presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella ha voluto ricordare la firma del Trattato. “Francia e Italia hanno assunto un anno fa l’impegno solenne di operare ancor più strettamente insieme”, si legge in una nota. “Il Trattato del Quirinale rilancia un’intensa e autentica amicizia tra i nostri popoli, che va alimentata nell’interesse comune dei due Paesi e, insieme, dell’Ue”.

“L’Italia ricambia i messaggi di amicizia che arrivano da Parigi e che dimostrano come i rapporti tra i nostri Paesi non siano deteriorati”, ha detto Antonio Tajani, vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri. “Rivolgiamo anche noi sentimenti di vicinanza al popolo francese”.

Lo scambio tra i due presidenti sembra rimarcare la solida amicizia tra i due Stati, in un momento di forte tensione. Ultimo episodio: le critiche di ieri del ministro dell’Interno francese Gerald Darmanin durante il Consiglio europeo sui migranti.

Per trattare un bilancio serve distinguere due piani, spiega Jean-Pierre Darnis, professore di storia contemporanea alla Luiss di Roma e di Storia delle relazioni italo-francesi all’Università di Nizza, a Formiche.net. Il primo è quello politico, “raffreddatosi dopo le incomprensione legate alla Ocean Viking”, dice citando a dimostrazione di ciò la mancanza di un messaggio da parte di Giorgia Meloni, presidente del Consiglio italiano, per l’anniversario. Il secondo è quello “istituzionale”, ben raffigurato dagli scambi tra i presidenti Mattarella e Macron: “Si iniziano a vedere i primi passi, per esempio il coinvolgimento della Farnesina in alcune riunioni, la formazione congiunta per i diplomatici e l’incontro di giugno tra i capi di Stato maggiore della Difesa che hanno firmato un accordo quadro per la cooperazione militare”, sostiene Darnis.

“Sarebbe auspicabile”, continua, “una maggior cooperazione sul piano politico ma al momento credo la partecipazione di un ministro italiano a un Consiglio dei ministri francese, o viceversa, sia rimandato. Ci sono però elementi, come la nota del vicepresidente Tajani e il recente incontro tra Adolfo Urso, ministro per le Imprese e il made in Italy, e l’omologo Bruno Le Maire”. I due hanno concordato la necessità di rafforzare il rapporto industriale bilaterale soprattutto in alcuni settori, come quello dell’energia, dei microprocessori, dell’industria della moda, della siderurgia e dell’automotive. Inoltre, hanno deciso di dar seguito ai gruppi di lavoro tematici, già previsti dal Trattato del Quirinale affinché si possano individuare le criticità e le opportunità per le valutazioni delle autorità politiche.

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