La raffineria siciliana ha giocato un ruolo fondamentale nel permettere alla Russia di continuare a esportare greggio verso gli Stati Uniti. Una falla nel sistema che il prossimo pacchetto di sanzioni andrà a tappare. Il governo Draghi non è riuscito a nazionalizzarla, Meloni per ora non si esprime
La raffineria Isab di Priolo Gargallo, nel siracusano, è la seconda più grande in Italia e la quinta in Europa, di proprietà della compagnia petrolifera Lukoil, la seconda più grande compagnia russa del settore dopo Rosneft.
Un’inchiesta del Wall Strett Journal ha mostrato come a maggio 2022, ovvero dopo tre mesi di sanzioni americane sul petrolio russo, la benzina che arrivava negli Stati Uniti era quella di Lukoil, e ciò avveniva tramite lo stabilimento italiano.
La dinamica è resa possibile da una falla, un loophole, nel sistema delle sanzioni che prevede che queste non si applichino nel caso in cui una commodity, ovvero un bene primario, venga lavorato fino a renderlo un “bene fabbricato all’estero” (cioè non in Russia). Inoltre esiste nell’industria del petrolio una sorta di legge non scritta che prevede esattamente questo sistema: cambiare l’origine del prodotto una volta che è stato raffinato in un Paese terzo.
Prima della guerra in Ucraina, la compagnia importava petrolio greggio in Sicilia da quindici Paesi. Attualmente, la stragrande maggioranza di quel petrolio proviene solo dalla Russia, dato che le banche europee hanno smesso di prestare a Lukoil per paura di incappare in sanzioni.
Dallo scorso marzo, la compagnia ha esportato cinque milioni di barili dalla raffineria di Priolo verso gli Stati Uniti. Una parte è stata importata dal braccio commerciale della stessa famiglia aziendale, ma la maggior parte è finita nei terminal di Exxon Mobil e di Magellan Midstream, in Texas. Entrambe le compagnie hanno affermato di rispettare le sanzioni e la legislazione vigente.
L’inchiesta ha mostrato da un lato quanto sia complesso tracciare la provenienza del petrolio, e dall’altro quanto sia difficile eliminare il petrolio russo dalla supply chain occidentale.
La questione è ovviamente di grande interesse per l’Italia. Come ha commentato Matteo Villa, a maggio il nostro Paese è diventato il primo importatore europeo di petrolio russo, quarto nel mondo dopo India, Cina e Turchia. Il motivo? La raffineria ISAB di Priolo è ancora di Lukoil, e le banche europee non le fanno credito.
Il governo di Mario Draghi non aveva voluto procedere alla nazionalizzazione, preferendo la proposta del ministro Cingolani di venderla a un soggetto privato non russo, operazione non andata in porto, verosimilmente a causa della caduta del governo. Attualmente non è chiaro come intenda procedere l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni. Il prossimo 5 dicembre entreranno in vigore le sanzioni europee sul petrolio e la raffineria Isab non potrà più restare in attività. Isab soddisfa il ventidue per cento della domanda elettrica siciliana, oltre a dare lavoro a mille dipendenti e circa duemila di indotto.