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Russia Stato terrorista. Il Parlamento europeo dice sì ma M5S si astiene

“Mettere a tacere le armi e far prevalere le diplomazie”, così i pentastellati hanno annunciato la loro astensione. Strasburgo dice sì, mentre Conte si prepara alla discussione in Aula sugli aiuti prevista per la prossima settimana

Il Parlamento europeo ha definito la Russia uno Stato che sponsorizza il terrorismo e usa metodi terroristici. I presenti erano 596: 494 a favore, 58 contrari e 44 astenuti. Solo quatro europarlamentari italiani hanno votato contro la risoluzione: l’ex leghista Francesca Donato e tre esponenti del Partito democratico, Pietro Bartolo, Andrea Cozzolino e Massimiliano Smeriglio. A scegliere l’astensione è stato il Movimento 5 Stelle.

IL NO PENTASTELLATO

“In Ucraina è il momento di alzare i toni della pace”, si legge in una nota della delegazione pentastellata al Parlamento europeo diffusa prima del voto. “La risoluzione che verrà messa ai voti oggi porta invece all’opposta direzione. La nostra solidarietà al popolo ucraino è totale e consideriamo la Russia come l’unica responsabile della guerra in corso sul suolo ucraino. Il suo esercito si è inoltre macchiato di crimini atroci, tuttavia dopo più di nove mesi di aperte ostilità che non hanno risparmiato le popolazioni civili bisogna mettere a tacere le armi e far prevalere le diplomazie”.

LA LINEA CONTE

“Dopo 9 mesi vedo che l’unica strategia perseguita è l’escalation militare”, ha dichiarato la scorsa settimana Giuseppe Conte, presidente del Movimento 5 Stelle, a Piazzapulita su La7. “Credo che sia una prospettiva molto pericolosa e un’insidia che stiamo toccando con mano. Per questo, anche interpretando il pensiero dei 100 mila cittadini che sono venuti alla marcia della pace, che chiediamo di avviare un negoziato per la pace”. Evocando “l’orlo del baratro” e il rischio di “deflagrazione nucleare” (due aspetti che ritornano spesso anche nella comunicazione russa), l’ex presidente del Consiglio ha aggiunto: “La nostra linea non è cambiata ma dico che non è corretto rimettere la decisione sui termini e le condizioni di pace a [Volodymyr] Zelensky“, il presidente ucraino.

LA MOZIONE M5S

La prossima settimana verrà discussa in parlamento una mozione depositata dal Movimento 5 Stelle, a prima firma di Conte, con cui si chiede “ancora una volta al governo di venire in aula per illustrare al Parlamento e discutere con tutte le forze politiche la strategia da perseguire nel conflitto Russia-Ucraina, al fine di promuovere iniziative che vedano il nostro Paese farsi interprete e protagonista di una nuova fase negoziale per fermare l’escalation militare”.

LA RISPOSTA PD

Anche il Partito democratico ha annunciato che intende presentare una mozione, per chiedere al governo di riferire in Parlamento sulla posizione che l’Italia intende assumere nel conflitto in Ucraina. Il senatore Enrico Borghi, responsabile sicurezza del partito e membro del Copasir, ha anticipato a Fanpage.it i punti principali. La base di partenza per un cessate il fuoco e per una conferenza di pace è innanzitutto il riconoscimento degli attori in campo: c’è un invasore, la Russia, e c’è uno Stato che l’ha subita, l’Ucraina. “Da quanto il governo si è insediato non c’è mai stato un momento di confronto e dialogo tra i nuovi gruppi parlamentari su questi temi. Non vi è stato alcun atto di indirizzo del Parlamento nei confronti dell’esecutivo, ed essendo la nostra una Repubblica parlamentare non è una banalità”. “Ridurre la discussione al concetto ‘armi sì armi no’, trasformando quindi il confronto parlamentare in una sorta di derby tra chi è favorevole e chi è contrario, è un’operazione che non consente di cogliere la portata effettiva della situazione”, ha aggiunto con parole che risuonano come una dura critica a Conte. “Non possiamo ridurre una questione di questa natura a uno scontro tra tifoserie”. Rispetto alla mozione del Movimento 5 Stelle, Borghi ha ribadito che il Partito democratico presenterà la sua proposta, e poi in sede parlamentare si confronterà con tutte le altre forze, di opposizione e maggioranza, e con il governo: “Gli elementi che non saranno pregiudizialmente contrastanti con le nostre finalità troveranno il nostro supporto. Ma non saremo subalterni a nessuno”.

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