La sfida per il nuovo governo è intervenire senza depotenziare la misura e il suo impatto fondamentale su transizione ecologica e crescita del Paese. Evitiamo per favore che una cosa seria come il superbonus diventi ostaggio di risse ideologiche o alle questioni di bandiera. Il commento di Leonardo Becchetti
Il superbonus è stato in campagna elettorale oggetto di forti scontri tra le forze politiche e, come spesso accade per misure considerate politicamente di bandiera, la polemica tra le diverse fazioni crea cortine fumogene che rendono più difficile vedere e ragionare sulla sostanza dei fatti. Parliamo di una misura che se ben calibrata ha il doppio effetto positivo di incidere positivamente sulla crescita economica e sulla transizione ecologica.
L’Agenzia internazionale del clima considera l’efficientamento degli edifici fondamentale per la strategia a impatto zero e ritiene necessario per rispettare la tabella di marcia nel 2040 un 50 percento di edifici esistenti ad emissioni nette zero (85 percento nel 2050) a livello globale. Nelle maggiori città italiane abbiamo oggi circa il 35% degli edifici che fanno parte dell’ultima classe di efficienza energetica (la G) e dunque sono particolarmente inefficienti dal punto di vista energetico aumentando le necessità e i costi di riscaldamento e raffrescamento per affittuari o proprietari.
Le risorse pubbliche su questa partita sono particolarmente importanti perché coerenti con il criterio dell’addizionalità (mettere soldi per attivare investimenti che altrimenti non partirebbero da soli). Il salto di classe energetica promosso dal superbonus aumenta il valore degli immobili generando dunque un ulteriore importante beneficio per i proprietari.
C’è inoltre consenso unanime a livello europeo e nazionale che il superbonus abbia dato uno slancio fondamentale al settore edilizio che è stato un delle locomotive della crescita degli ultimi due anni. I limiti ? La percentuale di credito fiscale sul valore dell’investimento (110) va limata verso il basso per aumentare l’efficienza dell’intervento (euro investiti per riduzione di emissioni realizzate) ed evitare che il costo degli interventi venga gonfiato verso l’alto.
La possibilità dello sconto delle fatture e dei crediti fiscali è stata introdotta per rendere l’intervento conveniente anche per gli incapienti o coloro che non possono beneficiare interamente dei crediti fiscali vista la limitata capacità fiscale. Il mercato dei crediti fiscali è andato in tilt perché gli intermediari disposti ad acquistare i crediti fiscali hanno ad un certo punto smesso di farlo per limiti di capacità e per i rischi connessi (se si verifica che dietro il credito fiscale ci sono lavori solo sulla carta il valore del credito fiscale è nullo).
La sfida per il nuovo governo è intervenire su questi due limiti senza depotenziare la misura e il suo impatto fondamentale su transizione ecologica e crescita del paese. Evitiamo per favore che una cosa seria come il superbonus diventi ostaggio di risse ideologiche o alle questioni di bandiera.