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Trasparenza e regole, le proposte di Airbnb per gli affitti brevi

Il resoconto dell’evento “Le nuove frontiere del turismo”, organizzato da Formiche in collaborazione con Airbnb presso Palazzo Ferrajoli e dedicato al mondo sempre più rilevante delle locazioni brevi

Opportunità da cogliere e criticità da risolvere nel mondo delle locazioni brevi, un fenomeno ormai ampiamente diffuso in Italia che ha bisogno di attenzioni diverse da parte degli attori politici. Di questo e molto altro si è parlato durante il convegno Le nuove frontiere del turismo, organizzato da Formiche in collaborazione con Airbnb presso Palazzo Ferrajoli e moderato dal direttore di Formiche.net Giorgio Rutelli: un’occasione per accendere il confronto su un tema che sta a cuore non solo agli imprenditori, ma anche e soprattutto ai risparmiatori italiani.

Ad aprire la serata è stato l’intervento di Lorenzo Pregliasco, managing partner di Quorum e direttore di YouTrend, che ha fornito un gran numero di spunti al dibattito presentando la survey condotta proprio da Quorum sul tema delle locazioni brevi nel nostro paese. Dal sondaggio è emerso che in generale la popolazione si mostra ampiamente favorevole alle locazioni turistiche delle case private, con un 82% degli intervistati che ritiene che gli affitti brevi abbiano un impatto positivo sulle economie delle città. Risulta inoltre di comune percezione, ha spiegato Pregliasco, che a ricorrere a questo strumento siano principalmente famiglie a medio o basso reddito, soprattutto con il fine di integrare le proprie entrate per sopperire alle difficoltà economiche. Questa sensazione è stata confermata anche dagli host intervistati da Quorum, che però hanno aggiunto che nelle città a grande trazione turistica è spesso temuto l’affitto tradizionale per eventuali brutte esperienze come ritardo nei pagamenti, contenziosi o danni alla proprietà.

Ha poi preso la parola Giacomo Trovato, Country Manager Italy and South-East Europe di Airbnb, che ha sottolineato come questo fenomeno di piccola proprietà privata sia un tema economicamente rilevante e ancora di più un’opportunità. “C’è dibattito su come implementare i servizi nelle città e noi vogliamo essere parte della soluzione”, ha detto Trovato. “Airbnb ha elaborato alcune proposte per evitare la frammentazione nella regolamentazione dei comuni. Se come paese vogliamo competere nel turismo dobbiamo chiedere che lo Stato nazionale dia linee guida forti”. Due i fronti su cui Airbnb vorrebbe che il governo si muovesse: trasparenza e regolamentazione mirata. “In primo luogo, raccomandiamo una registrazione obbligatoria per chi voglia mettere un annuncio sulle piattaforme, per provarne la regolarità amministrativa. Vogliamo inoltre condividere i dati con le amministrazioni per capire se ci sono eventuali irregolarità, creando trasparenza e risolvendo possibili problemi. Secondo poi, serve una regolamentazione mirata che preservi la proprietà privata, evitando di creare restrizioni dove non c’è bisogno”. Spesso, infatti, l’alta concentrazione di locazioni brevi a fini turistici è un tema di quartieri più che di città, e secondo Airbnb serve una differenziazione.

In rappresentanza delle forze di governo sono intervenuti al panel l’on. Gianluca Caramanna, Consigliere per i rapporti istituzionali del Ministro del Turismo, e l’on. Luca Squeri, Segretario della X Commissione Attività produttive, commercio e turismo. L’on. Caramanna ha sottolineato come locatore individuale e imprenditoriale siano soggetti differenti e servano quindi delle distinzioni, auspicando l’apertura di un tavolo nazionale sul tema degli affitti brevi similmente a quanto già fatto in Sicilia. “Le regole si dovranno dare a livello nazionale, dove servirà creare dei codici identificativi per combattere l’abusivismo che poi andrà comunque attenzionato con un controllo più serrato. Il governo andrà in questa direzione, l’impegno del Ministro è molto chiaro”. L’on. Squeri, da parte sua, ha invocato una regolamentazione che dia più equilibrio: “Condivido pienamente i punti presentati da Airbnb, il codice identificativo va fatto per tracciare a dovere le presenze; evidentemente questo meccanismo va rinforzato, magari proprio con la condivisione dei dati per avere maggiore consapevolezza. Vero anche che servono regole diversificate a seconda delle zone”.

Ha partecipato alla discussione anche il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa, che in tema di affitti brevi ha rilevato come innanzitutto serva tutelare meglio la proprietà privata, evitando di fare scelte come quella del blocco degli sfratti presa sotto pandemia, che ha lasciato ferite aperte e sfiducia generalizzata nell’affitto. Spaziani Testa ha portato una visione parzialmente diversa, affermando non tanto la necessità di più regole quanto quella di un coordinamento delle norme esistenti. “Chi si affaccia su questo mondo si scontra con disposizioni di ogni livello, anche europeo. Bisogna perfezionare e raccordare per bene quello che già abbiamo, come la normativa sul codice identificativo che c’è, è vero, ma non è perfetta”.

Nella parte conclusiva del panel sono intervenuti Cristiano Tomei, coordinatore nazionale CNA Turismo e Commercio, e Gianni Facchini, vice presidente nazionale di Host+Host, che hanno portato al tavolo le voci delle associazioni e delle realtà che si occupano ogni giorno delle locazioni brevi. Secondo Tomei servono regole che valgano per tutti e una maggior tutela per il settore: “Mi sembra che l’anima di questo ambito si identifichi con il piccolo imprenditore ed è quindi necessario un percorso che possa creare una pace sociale per tutti”. Facchini ha invece voluto sottolineare come le locazioni brevi generino ricchezza per il paese ancor più che per chi affitta, ricordando anche come questo settore non sia la giungla di cui si parla spesso: esiste il meccanismo del sostituto d’imposta, c’è l’obbligo di registrazione degli ospiti con conseguenze penali in caso di inottemperanza, abbiamo già anche una legge che richiede una banca dati. “I nostri centri storici sono spesso di origine medievale, con scarsa viabilità”, ha concluso Facchini. “La fuga dai centri storici è cominciata negli anni ’90 perché è scomodo viverci, non per la presenza di Airbnb: si rischia di confondere il sintomo con la causa. Servono a monte politiche a sostegno della residenza”.

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