La Turchia di Erdogan resta l’ultimo scoglio da superare per l’accesso di Finlandia e Svezia nell’Alleanza atlantica. La lunga storia di sostegno svedese ai curdi è il punto della contesa. Ankara è soddisfatta dell’annullamento dell’embargo sulle armi, ma ora vuole vedere l’estradizione di più di settanta persone dal Paese scandinavo
La Prima Ministra finlandese Sanna Marin ha rinnovato l’appello a Ungheria e Turchia perché accettino in tempi brevi l’adesione di Finlandia e Svezia nella Nato. “Credo sia importante che ciò avvenga quanto prima” ha dichiarato Marin durante una conferenza stampa a Helsinki, dopo un summit del Nordic Council.
Quelli di Ankara e Budapest sono gli ultimi due parlamenti dei trenta Paesi che compongono l’Alleanza che devono ratificare l’accesso dei nuovi membri. L’Ungheria di Viktor Orban ha fatto sapere di supportare l’adesione e che provvederà a ratificarla a metà dicembre, ma la Turchia ha rinnovato le sue precedenti richieste. Le reticenze turche derivano essenzialmente dal fatto che per anni la Svezia ha dato asilo a entità e persone che il governo di Ankara considera terroristi. Da qui la richiesta di Recep Tayyip Erdogan che Stoccolma proceda all’estradizione di una serie di individui.
Sia Erdogan, sia il portavoce del suo partito Omer Celik, hanno espresso insoddisfazione riguardo l’operato della Svezia, che non starebbe facendo abbastanza. “Le dichiarazioni di intenti svedesi sono buone, ma aspettiamo che le implementino.” La Turchia ha più volte affermato di avere più problemi con Stoccolma che con Helsinki, ma la risposta della Finlandia è sempre stata che l’adesione alla Nato dovrà avvenire contemporaneamente per i due Paesi.
Nei prossimi giorni diverse personalità visiteranno Ankara, dal segretario generale Nato Jens Stoltenber, al neo-eletto primo ministro svedese Ulf Kristersson. Si troveranno di fronte un presidente turco che andrà a elezioni il prossimo anno, fortemente intenzionato a mantenere viva la retorica nazionalista che cattura gran parte del suo elettorato.
Svezia e Finlandia avevano fatto richiesta di adesione alla Nato lo scorso maggio, e già prima che la cosa fosse formalizzata, Erdogan aveva fatto sapere di essere contrario. Aveva citato la lunga storia svedese di ospitare militanti curdi del Pkk, e i seguaci dell’imam dissidente Fethullah Gulen, oltre ad avere anche ricordato l’embargo di Stoccolma sulla vendita di armi ad Ankara nel 2019, ovvero in piena campagna militare contro i Curdi. A giugno il governo svedese aveva siglato un memorandum che prevedeva la sospensione dell’embargo e l’arresto dei finanziamenti alle milizie curde in Siria.
Per Ankara era già qualcosa, ma vogliono vedere le estradizioni. Per ora la Svezia ne ha accettate due, ma sarebbero settantatré le richieste pendenti. E’ possibile che il nuovo governo di centro-destra possa trovare più semplice scendere a patti con la controparte, come ha suggerito il neo ministro degli esteri Tobias Billstrom dicendo che l’attuale coalizione si porta dietro meno “bagaglio” sulla questione curda.