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Cambia il Congresso, cambierà la politica estera degli Stati Uniti?

Le elezioni di midterm sanciscono la maggioranza democratica in Senato e quella repubblicana nella Camera, oltre alla sconfitta dei candidati trumpiani più oltranzisti. Buone notizie per l’Ucraina che continuerà a ricevere sostegno e per il multilateralismo che non rientrerà nella crisi degli anni di Trump. I dossier più caldi, dal commercio all’Iran, con i commenti degli esperti dell’Atlantic Council

In che modo il prossimo Congresso influenzerà la politica degli Stati Uniti su Ucraina, Cina, economia e molti altri temi caldi? Questa è la domanda a cui ha cercato di rispondere l’Atlantic Council, il quale ha pubblicato una raccolta di opinioni di una serie di esperti sui vari argomenti.

La premessa a questo report è che i risultati delle elezioni di midterm mostrano che il Partito Democratico mantiene la maggioranza, anche se risicata, al Senato; mentre il Partito Repubblicano ha ottenuto la maggioranza dei seggi della Camera.

Ucraina

Il commento di John Herbst, già ambasciatore statunitense presso l’Ucraina, evidenzia come la cosiddetta “onda rossa”, una schiacciante vittoria repubblicana, non si sia materializzata, cancellando di conseguenza i dubbi che i candidati più populisti potessero spingere in direzione di un minore impegno di Washington nel sostenere Kiev.

Questo dovrebbe tranquillizzare parecchio gli Ucraini, la cui esistenza dipende essenzialmente dall’aiuto americano. I Paesi dell’Est Europa come Romania, Polonia e i Baltici possono contare sul mantenimento del proprio status di avanguardia del fianco est della Nato. I Paesi dell’Europa Occidentale possono continuare a spendere poco nella difesa beneficiando dell’ombrello statunitense.

Multilateralismo e democrazia

Cristopher Skaluba, già Principal Director for European and Nato policy presso il Pentagono, racconta come i risultati delle midterm regalino un po’ di conforto anche a chi temeva per la salute della Nato e del  multilateralismo in generale. Gli anni della presidenza di Donald Trump sono ricordati come un incubo a Bruxelles, sia per le politiche di sicurezza sia per quelle commerciali e diplomatiche. Tanto che alcuni funzionari europei si erano recati a Washington prima delle elezioni, alla ricerca di consigli su come gestire un eventuale ritorno di quelle dinamiche.

Oltretutto, i risultati elettorali mostrano lo scarso appeal che Mosca esercita sulla popolazione statunitense, nonostante gli allarmi pre-elezioni. Si tira anche un sospiro di sollievo per gli scarsi risultati elettorali degli election deniers, un segno della buona salute della democrazia americana.

Il ripristino delle relazioni con l’Europa è stato un pilastro di questi due anni di amministrazione Biden, inserito nel programma di politica estera di rilancio del multilateralismo. Così commenta Rachel Rizzo, senior fellow dello Europe Center, sottolineando come la Germania abbia aumentato la propria spesa per la difesa, il sistema energetico europeo abbia diminuito sensibilmente l’esposizione sulla Russia e la Polonia abbia strappato agli Usa la promessa di far stazionare nel Paese le truppe statunitensi in maniera permanente.

Certo, bisognerà vedere che seguito avranno le accuse europee di protezionismo rivolte all’Inflation Reduction Act; oltre al fatto che se l’Ucraina dovesse in futuro subire sconfitte militari, il Congresso potrebbe puntare il dito contro i Paesi europei per non aver fatto abbastanza. In questo senso, secondo Rizzo, per mantenere ottime relazioni sarà importante che l’Europa continui a interessarsi alle questioni strategiche per svolgere un ruolo più lungimirante come potenza globale.

Cina

Secondo Kit Conklin, già funzionario per la sicurezza nazionale degli Usa, probabilmente i Repubblicani utilizzeranno la maggioranza alla Camera, in particolare la Commissione Affari Esteri, per attaccare la Casa Bianca sulle politiche con la Cina in relazione alla tecnologia.

Conklin fa notare che, solo nel 2021, il Bureau of Industry and Security (Bis) abbia approvato l’esportazione di tecnologia teoricamente in lista nera, per un valore di $61 miliardi. Un elemento che verrà probabilmente utilizzato come leva contro Biden. In generale verrà posta enfasi sulla concorrenza tecnologica, sulla resilienza delle supply chains statunitensi, e sull’efficacia complessiva delle strategie presidenziali sui controlli alle esportazioni.

La nuova Camera potrebbe introdurre modifiche significative, a partire dalle attuali proposte che includono il potenziamento burocratico del Bis, collegandolo direttamente all’ufficio di presidenza, o creando un nuovo ramo di intelligence interno al sistema.

Nel complesso, la Camera a guida repubblicana considererà la competizione tecnologica tra Stati Uniti e Cina come una priorità fondamentale. Dovremo quindi aspettarci l’introduzione di nuove leggi che avranno un impatto significativo sulla sicurezza della ricerca, sul commercio e sulla resilienza delle supply chains.

Iran

Barbara Slavin, direttrice della Future of Iran Initiative, ritiene che il Congresso non sarà ancora in grado di bloccare un accordo sul nucleare iraniano, se mai dovesse concretizzarsi. Inoltre, l’amministrazione corrente è già molto attiva nel sostenere i manifestanti iraniani e nell’opporsi alla fornitura di droni e missili all’Ucraina da parte dell’Iran.

Ci si può aspettare che i Repubblicani della Camera adottino una retorica ancora più aggressiva, facendo eco al “falco” Benjamin Netanyahu, appena rieletto primo ministro in Israele. Per Netanyahu, l’Iran rimane un’utile copertura e un modo per sviare l’attenzione dalle tensioni israelo-palestinesi e dalle critiche degli Stati Uniti sul trattamento riservato dal governo ai palestinesi e agli arabi israeliani.

America Latina

Secondo Jason Marczak, senior director dell’ Adrienne Arsht Latin America Center, il Congresso dovrebbe superare le divisioni per adottare una strategia bipartisan nominando in fretta gli ambasciatori Usa nel continente. L’esperto fa notare che la Repubblica Popolare Cinese gioca un ruolo molto attivo nel “giardino di casa” statunitense e che ogni vuoto lasciato da Washington viene colmato da Pechino.

Frizioni saranno presenti sulla questione venezuelana e sul presidente Nicolas Maduro. Il leader sta sfruttando la crisi energetica per proporsi come fonte affidabile di combustibili fossili, rilanciando con un discreto successo la propria immagine internazionale, sia nel continente latinoamericano, sia oltre.

Commercio

Dan Negrea, già rappresentante speciale per il commercio del Dipartimento di Stato, fa notare che è probabile che su quest’area si trovi un terreno comune dato che né l’amministrazione Trump né quella Biden sono state entusiaste di nuovi accordi commerciali preferenziali.

Una Camera gestita dai Repubblicani sosterrà partenariati economici che portino vantaggi evidenti ai cittadini degli Stati Uniti. Come ad esempio le partnerhsip che risultano dalle tecniche di friend-shoring, ovvero lo spostamento delle supply chains dalla Cina a Paesi amici che offrono incentivi economici alle imprese statunitensi.



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