Quelle del ministro della Difesa sono le prime parole dal governo dopo il bilaterale Meloni-Xi e confermano gli impegni di Fratelli d’Italia a non rinnovare il memorandum firmato nel 2019 dai gialloverdi guidati da Conte. I precedenti di Terzi (a Formiche), Urso e della stessa Meloni
“La nostra posizione non cambierà, per cui un eventuale rinnovo” del memorandum d’intesa sulla Via della Seta “lo vedo improbabile”. Quella di Guido Crosetto, ministro della Difesa, al Foglio è la prima dichiarazione sulla Cina del governo dopo l’incontro tra Giorgia Meloni e Xi Jinping, leader cinese, a margine del G20 di Bali, in Indonesia, dove la presidenza del Consiglio ha avuto un bilaterale anche con il presidente statunitense Joe Biden. E conferma che a guidare gli sforzi per allontanare da quell’intesa siglata nel 2019 da Giuseppe Conte, a capo del governo gialloverde, è Fratelli d’Italia.
È con il governo di Mario Draghi che la Via della Seta tra Italia e Cina si è messa in salita. L’Italia “comprende molto bene come la Repubblica popolare cinese operi nel mondo”, aveva dichiarato Wendy Sherman, vicesegretaria di Stato degli Stati Uniti, rispondendo a una domanda di Formiche.net durante un incontro con la stampa europea a giugno.
E già in campagna elettorale un esponente di primo piano del partito di Meloni era stato chiaro: Giulio Terzi di Sant’Agata. A Formiche.net l’ambasciatore oggi presidente della commissione Politiche dell’Unione europea al Senato era stato chiaro: “Non voglio neanche prendere in considerazione che al momento della scadenza non ci sia una revisione approfondita e una stretta consultazione con i partner europei ed atlantici, al fine di riequilibrare i pesi con Pechino”.
Meloni, prima delle elezioni, in un’intervista all’agenzia di stampa taiwanese Cna, aveva definito quell’intesa un “grosso errore”. “Se mi trovassi a dover firmare il rinnovo di quel memorandum domani mattina, difficilmente vedrei le condizioni politiche”, aveva aggiunto con riferimento al rinnovo previsto nel 2024.
Prima dell’incontro con Xi era stata diplomatica, invitando i giornalisti in conferenza stampa ad attendere: “Preferisco non rispondere in questa sede perché non sarebbe molto cortese nei confronti del mio interlocutore che arriva dopo”. Nelle ore precedenti, due ministri aveva messo in chiaro alcuni aspetti. Incontrando l’omologa statunitense Janet Yellen a Bali, il leghista Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia, aveva definito “fondamentale” l’autonomia tecnologica. Adolfo Urso, un altro esponente di punta di Fratelli d’Italia, titolare del dicastero delle Imprese, aveva messo in guardia dai tentativi di Pechino di “sottomettere le nostre democrazie”.
Ora tocca a Crosetto. “L’incontro con Xi al G20 è stato importante: nella sua dichiarazione finale Meloni ha parlato chiaro, mi pare”, ha fatto al Foglio. “D’altronde, non credo si possa prescindere da una collaborazione economica con un colosso come quello cinese. Ed è positivo che si sia sottolineata, da parte italiana, l’intenzione di voler aumentare il nostro export verso Pechino, evitando che le relazioni commerciali siano troppo a senso unico”, ha aggiunto. E sulla Via della seta? “Resteremo coerenti con quello che dicemmo quando altri vollero firmare quel memorandum”, ha risposto spiegando che “la nostra posizione non cambierà, per cui un eventuale rinnovo lo vedo improbabile”.
Crosetto, scrive Il Foglio, “concorda, sia pure con brevi cenni del capo” su un punto: che molto del fallimento di Lega e Movimento 5 Stelle “dipese da scelte sbagliate, in certi casi perfino sciagurate, in tema di politica estera”.
Una sottolineatura fondamentale, che si lega alla necessità di distinguere tra gli interessi economici e quelli politiche in una fase di crescente scontro tra democrazie e autocrazie. Non sembra dunque un caso che Antonio Tajani, ministro degli Esteri, ha dato notizia del colloquio con l’omologo cinese Wang Yi senza parlare di aspetti politici: “Positivo colloquio con il collega cinese Wang Yi. Collaborazione su interscambio commerciale. Importante l’accesso dei prodotti agroalimentari italiani nel mercato cinese. Promuovere dialogo Ue-Cina sui diritti umani. Lavoriamo entrambi per una pace giusta in Ucraina”.
Il test della Via della Seta potrebbe essere anticipato all’anno prossimo. Infatti, nei giorni scorsi, il leader cinese Xi ha annunciato l’intenzione di tenere il terzo forum sulla Via della Seta nel 2023, a pochi mesi dalla scadenza del memorandum d’intesa firmato dall’Italia nel 2019. La qualità della presenza italiana sarà un indicatore importante.
Senza dimenticare un aspetto cruciale: per uscire dalla Via della Seta serve un atto formale, dunque una mossa politica. Infatti, l’accordo, si legge, “rimarrà valido per un periodo di cinque anni e sarà automaticamente prorogato di cinque anni in cinque anni, salvo che una Parte vi ponga termine dandone un preavviso scritto di almeno tre mesi all’altra Parte”.