Dopo il sondaggio lanciato domenica che ha visto la vittoria del “sì, devi lasciare Twitter” il magnate sudafricano prosegue nell’attirare enorme attenzione mediatica. Chi sarà il prossimo Ceo se dovesse lasciare? Perché tra i ban sulle piattaforme esterne non c’era TikTok? Si presenterà al Parlamento europeo? Tutti i dettagli
Dopo aver perso un sondaggio lanciato da lui stesso il cui esito gli imporrebbe di lasciare la posizione di amministratore delegato di Twitter, Elon Musk ha accolto il suggerimento di un utente: sondaggi di questo genere andrebbero condotti facendo votare solamente i profili verificati, ovvero quelli con spunta blu, per evitare che entità non reali, ovvero i bot, possano drogare i risultati.
Insomma, il magnate continua a far parlare di sé, con gli ultimi pezzi di una saga cominciata a Ottobre con l’acquisizione del social network per 44 miliardi di dollari.
Lasciare o non lasciare, questo è il dilemma
Lunedì 19 dicembre il proprietario di Twitter ha condotto un sondaggio sulla piattaforma chiedendo agli utenti se dovesse dimettersi da “capo” del social network. La risposta di 17.5 milioni di persone ha visto la vittoria del Sì: il 57% dei rispondenti vuole che Musk lasci Twitter. Nelle ore successive non è successo granché, fino a quando un utente ha twittato un messaggio piuttosto singolare in cui affermava che fosse poco saggio “condurre sondaggi di questo genere quando sei il nemico numero uno del deep state”.
Bot e utenti verificati
Chiunque abbia seguito la cronaca politica da Donald Trump in avanti avrà probabilmente sentito parlare di deep state. Per chi se lo fosse perso, lo “stato profondo” è una definizione utilizzata da movimenti e gruppi statunitensi di varia natura per indicare agenzie governative segretamente coinvolte nella manipolazione dei cittadini e degli affari pubblici. Tra l’altro una delle critiche rivolte al magnate sudafricano era quella di avere riabilitato il profilo dell’ex presidente usa dopo la sospensione a causa dell’attacco al Campidoglio del 6 gennaio 2021. Musk ha risposto al tweet dell’utente accogliendo il suggerimento di far votare su queste questioni così rilevanti solamente profili verificati con la spunta blu, ovvero utenti che hanno pagato un abbonamento.
Il prossimo Ceo?
Musk non ha ancora commentato il risultato del sondaggio, che aveva detto avrebbe rispettato. Nell’eventualità che dovesse mollare, chi potrebbe succedergli? Jason Calacanis e Sriram Krishnan fanno parte della sua stretta cerchia di accoliti. Lo hanno aiutato a prendere il controllo di Twitter e sono potenziali candidati.
Ma c’è un’altra personalità interessante, che alimenta le speculazioni dei commentatori. Elon Musk è stato fotografato di fianco a Jared Kushner, genero di Donald Trump, durante la finale dei mondiali di calcio in Qatar. Forse l’editore del settimanale New York Observer si prepara a gestire Twitter? E’ una possibilità. In ogni caso, anche se si dimettesse da amministratore delegato, Musk ne rimarrebbe comunque il proprietario.
Piattaforme social bannate e fabbriche cinesi
Domenica scorsa, 18 dicembre, Twitter aveva annunciato che gli utenti non avrebbero potuto più promuovere sulla piattaforma i propri account di altri siti e social media, tra cui Facebook e Instagram. Dopo aver circolato per un’oretta sul social, la notizia era stata annullata da Musk che ha fatto marcia indietro: “In futuro, ci saranno delle votazioni pubbliche riguardo cambiamenti di policy. Mi scuso. Non succederà più”, aveva twittato il magnate.
Particolare curioso: nell’elenco delle piattaforme bannate non figurava TikTok. Il social media più in voga degli ultimi tempi, che si sta mangiando la concorrenza, non veniva toccato dagli strali del tycoon. Perché? I più maliziosi potrebbero ricordare che la piattaforma gestita da ByteDance è cinese, e Elon Musk è anche il padrone di Tesla, che in Cina ha la sua più grande fabbrica, oltre a un’enorme fetta di mercato.
Un audizione al Parlamento europeo
In ultimo, la presidente dell’Europarlamento, Roberta Metsola, ha invitato Musk a un “franco scambio in pubblico” con i legislatori. “Twitter svolge un ruolo centrale nella vita democratica dell’Unione europea e consente la possibilità di un discorso civile. (…) non dovrebbe diventare involontariamente un catalizzatore di discorsi d’odio, interferenze elettorali e disinformazione”, ha scritto la presidente.
L’invito arriva in seguito alle polemiche scatenate dalla decisione di Twitter di bannare i profili di una serie di giornalisti, critici riguardo al nuovo proprietario della piattaforma. Alcuni politici europei avevano fatto notare che, in caso di violazione, l’Unione Europea potrebbe ricorrere a sanzioni secondo il Digital Services Act e il Digital Markets Act. Anche se queste suonano più come minacce, dato che il primo necessiterebbe di un organo della Commissione ancora non operativo, mentre il secondo sarà in funzione non prima del 2024.