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Dopo la Cia, anche la diplomazia Usa apre una China House

Davanti alla “sfida geopolitica più complessa e più importante” per gli Stati Uniti, il segretario Blinken ha inaugurato un Ufficio di coordinamento per la Cina. Circa 60-70 persone per tre missioni specifiche. Un anno fa l’Agenzia aveva annunciato una novità simile

Il dipartimento di Stato americano ha inaugurato oggi il Ufficio di coordinamento per la Cina, chiamato anche China House in maniera informale. All’evento, il segretario Antony Blinken ha spiegato che l’ufficio permetterà al governo degli Stati Uniti di gestire “responsabilmente” la competizione con la Repubblica popolare cinese e di portare avanti la propria visione di un sistema internazionale aperto e inclusivo, ha dichiarato il portavoce Ned Price.

La Cina rappresenta “la sfida geopolitica più complessa e più importante che ci troviamo ad affrontare”, ha spiegato Price. E per affrontarla servono “talenti, strumenti e risorse”. La China House riunisce un gruppo di esperti di Cina provenienti da tutto il dipartimento e non solo, che lavorano con i colleghi di ogni ufficio regionale e con esperti di sicurezza internazionale, economia, tecnologia, diplomazia multilaterale e comunicazioni strategiche. L’ufficio “sarà al servizio dell’intero dipartimento”, ha spiegato il segretario Blinken. Nel comunicato si spiega inoltre che il nuovo ufficio permetterà di lavorare meglio “con i nostri alleati e partner” e impegnarsi “ancora di più con tutti i Paesi con cui il dipartimento lavora”.

La China House, che il China Desk dell’ufficio Affari dell’Asia orientale e del Pacifico al dipartimento di Stato e dovrebbe impiegare all’incarica 60-70 persone secondo quanto ha riportato Politico, nasce con l’obiettivo “di contribuire alla realizzazione di alcuni elementi dell’approccio dell’amministrazione nei confronti della Repubblica popolare cinese”, si legge nel comunicato. Tre i team principali: uno focalizzato sui tradizionali affari bilaterali, uno sulle comunicazioni strategiche e un altro, definito “globale”, per le attività cinesi al di fuori della Cina. A guidare le operazioni c’è Rick Waters, vice assistente segretario, che fa riferimento all’assistente segretario Dan Kritenbrink e alla vicesegretaria Wendy Sherman, che supervisiona un gruppo strategico di alto livello sulla Cina.

Il segretario Blinken aveva annunciato la China House a maggio, in occasione di un discorso molto atteso presso l’Asia Society in cui aveva delineato la politica dell’amministrazione Biden nei confronti della Repubblica popolare cinese.

La mossa del dipartimento di Stato ricorda quella della Cia. A ottobre dell’anno scorso, infatti, l’agenzia di intelligence guidata da Bill Burns aveva lanciato il suo China Mission Center tra le novità “alla struttura organizzativa e all’approccio” del Servizio affinché sia pronto ad affrontare “le sfide attuali e future della sicurezza nazionale”. La Cina rappresenta “la sfida globale” che “attraversa tutte le aree di missione dell’Agenzia”, aveva spiegato Burns “sottolineando che la minaccia proviene dal governo cinese, non dal suo popolo”. Per gli Stati Uniti si tratta della “più importante minaccia geopolitica che affrontiamo nel XXI secolo, un governo cinese sempre più ostile”, aveva aggiunto.


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