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La Cina ha rifiutato i vaccini mRna, ora molti farmaci sono esauriti. Perché ci riguarda

La Repubblica Popolare è alle prese con una nuova drammatica impennata di casi Covid. L’incapacità delle autocrazie di mostrarsi pronte di fronte a fenomeni imprevisti e le inevitabili conseguenze per l’Occidente se la Cina fa incetta di materiale sanitario

In seguito all’eliminazione delle restrizioni più drastiche sul Covid-19, la Cina è alle prese con un’enorme impennata dei casi da variante Omicron che abbondano in una popolazione scarsamente vaccinata, soprattutto tra gli anziani. Pechino non ha comunicato i dati relativi ai decessi (che potrebbero superare il milione) o alle infezioni, ma i corrispondenti locali e gli espatriati dipingono un quadro desolante. Radio Free Asia riporta che le pompe funebri di Pechino e dintorni stanno operando 24 ore su 24, con lunghe code e cremazioni bloccate per giorni.

Il governo cinese avrebbe potuto utilizzare il tempo guadagnato con le sue chiusure draconiane per condurre una massiccia campagna di vaccinazione utilizzando vaccini a mRNA più efficaci. Non l’ha fatto. Anzi, proprio questa settimana il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier ha offerto al suo omologo Xi Jinping il vaccino BioNTech tedesco, ma Xi ha rifiutato. La Cina avrebbe potuto fare scorta di medicinali. Invece in tutto il Paese i farmaci, da quelli per la tosse agli antidolorifici, sono esauriti.

Anche senza una grande campagna di vaccinazione, la Cina avrebbe potuto eliminare gradualmente la sua politica zero Covid e aprirsi gradualmente, come ha fatto la maggior parte dei Paesi europei, permettendo al virus di diventare endemico lentamente, ma evitando il collasso dei sistemi sanitari e consentendo agli ospedali di curare i più vulnerabili. Ma non si è fatto nemmeno questo.

La catastrofe in atto evidenzia ancora una volta le carenze dei sistemi autocratici. Lo Stato dittatoriale è perfettamente efficiente in condizioni di normalità, ma si mostra eccessivamente rigido di fronte a fenomeni imprevisti. Al contrario, l’approccio dell’Europa è stato disordinato, ma si è rivelato agile e adattivo. Dopo la prima ondata di infezioni, i Paesi dell’UE sono riusciti per lo più a evitare il sovraffollamento degli ospedali e dei reparti di terapia intensiva, consentendo al contempo il ritorno alla normalità per quanto possibile.

Quanto accade nella Repubblica Popolare riguarda gli europei molto da vicino. L’ultima volta che Pechino ha fatto incetta di materiale sanitario, distraendo risorse dall’export per destinarle al consumo interno, il blocco occidentale si è trovato scoperto, affannandosi a reperire mascherine e ventilatori artificiali. Per la prossima ondata pandemica, di cui dovremmo essere oggi piuttosto consci, sarebbe il caso di non farsi trovare impreparati.


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