Per i venticinque eversori arrestati, lo Stato tedesco è solo una corporazione. Tra nobili decaduti, funzionari pubblici e membri delle forze dell’ordine, la loro ideologia converge con quella di altri movimenti estremisti in Germania, Usa, Ue e anche Italia. Viaggio nell’era dei complotti digitali
Il raid della polizia tedesca di mercoledì 7 dicembre ha riacceso i riflettori su un fenomeno che continua a piagare la Germania (e l’Europa) da decenni: i gruppi eversivi neonazisti. Quello preso di mira la scorsa settimana ha un nome singolare ed evocativo, i Reichsburger – letteralmente “cittadini dell’Impero”, in riferimento al Secondo Reich precedente al 1918. Un movimento dall’impianto nazionalista che si ispira e si collega a movimenti simili nel resto del mondo, dove l’estremismo di destra, ormai veicolato per via digitale, si adatta alle realtà locali e rinnova teorie del complotto di vecchia data.
Germania Srl
I membri di questa organizzazione, come spiega l’esperto Sergej Sumlenny, ritengono che la Repubblica Federale Tedesca odierna sia nulla più che un’entità commerciale privata istituita dagli Alleati dopo la sconfitta del regime nazista. Sostengono che lo Stato tedesco odierno non possa riscuotere le tasse, non possa emanare leggi, non possa utilizzare le forze di polizia per farle rispettare. Da qui il gruppo deriva l’appellativo che utilizza per indicare le istituzioni statali odierne, Deutschland GmbH, letteralmente Germania Srl.
Gli arrestati credono che un deep State governi la Germania come potenza occupante, poiché non ci sarebbe mai stato un trattato di pace formale con le forze alleate dopo la Seconda guerra mondiale. Credono anche che un’“alleanza” segreta, che comprende sia Usa (l’ala trumpiana) che la Russia, la libererà presto, consentendo ai tedeschi di negoziare un “trattato di pace” genuino con i membri di questa alleanza.
Per avanzare la costruzione di questo para-Stato, gli accoliti formano istituzioni “provvisorie” come parlamenti e governi, rilasciano addirittura passaporti e documenti con cui tentano di viaggiare all’estero. I servizi di intelligence tedeschi li menzionano regolarmente nel proprio rapporto annuale come principale minaccia alla democrazia nel Paese.
Chi sono i membri?
La stragrande maggioranza proviene dalle forze armate e di polizia, il che rende il fenomeno ancora più inquietante. Altra componente, oltre a quella dei funzionari pubblici (affascinati dall’aspetto para-legale) è quella dell’aristocrazia della ex Germania dell’Est. Molte famiglie nobili si sono sentite tradite dopo la riunificazione, dato che la nuova Germania non ha voluto restituire i beni confiscati dal regime comunista. E diversi aristocratici decaduti hanno aderito ad Alternative fur Deutschland (AfD), il partito di estrema destra che siede in parlamento; altri ancora hanno optato per soluzioni più estreme.
È il caso di Heinrich XIII di Reuss, il principe arrestato insieme ad altre ventiquattro persone la scorsa settimana: era a capo dell’organizzazione, ora smantellata (almeno per quanto è dato sapere) e sarebbe dovuto diventare capo del governo in seguito al golpe. L’intelligence tedesca lo teneva d’occhio da più di un anno e seguiva con una certa apprensione la cerchia di soldati, poliziotti e funzionari pubblici riuniti intorno alla sua figura mentre preparava piani concreti di rovesciamento delle istituzioni.
Heinrich XIII avrebbe cercato sostegno non solo negli ambienti dell’estrema destra interni alle forze armate, ma anche tra altre famiglie nobili in Austria e in Svizzera, da cui avrebbe raccolto fondi e donazioni. Aveva preso contatti con diplomatici russi, anche se gli inquirenti non hanno trovato riscontri positivi. Ma intervistati dal New York Times, i suoi cugini hanno raccontato di un vecchio paranoico e solo, che ha trascorso anni impelagato in vane battaglie legali nel tentativo di recuperare castelli e terreni di famiglia. Un individuo ai confini della società, com’è frequentemente il caso con queste narrative incentrate sulla rivalsa sociale.
Un problema nazionale
Negli ultimi vent’anni la Germania ha dovuto affrontare diverse formazioni armate eversive di estrema destra, come ad esempio il National Socialist Underground, che tra il 2000 e il 2007 ha organizzato una serie di attacchi terroristici tra bombe e sparatorie uccidendo immigrati turchi e un poliziotto. Ma il fatto che i gruppi fossero di per sé composti da poche persone (spesso si contavano sulle dita di una mano) non deve trarre in inganno.
I servizi di intelligence raccontano che spesso centinaia di persone sono coinvolte nel supporto materiale dei terroristi, che godono di appoggi e connessioni nel mondo della polizia e delle forze armate. Nel 2017 le autorità hanno arrestato un gruppo di soldati in servizio per avere pianificato un colpo di Stato e avere ripetutamente sottratto armi e munizioni dagli arsenali dell’esercito. Tra il 2018 e il 2020 diversi membri delle forze speciali militari furono fermati per gli stessi motivi.
L’asse internazionale
La perversione giuridica tipica dei Reichsburger è parallela al movimento pseudo-legale dei Sovereign Citizens, i “cittadini sovrani” statunitensi, secondo cui gli Stati Uniti sono una mera corporazione che non può esercitare potestà legale. Si tratta dell’ultima incarnazione di un movimento che risale agli anni Settanta, ma che ha riacquistato vigore – e nuove teorie cospirative – nell’orbita della maxi-narrativa ombrello più in voga negli ultimi anni: QAnon. Del resto, l’idea che le nazioni siano controllate da una cabala di poteri finanziari occulti (e che l’amministrazione Biden sia illecita) ben si sposa con l’ideologia anti-sistemica dei suoi accoliti.
La convergenza è evidente anche in Germania, dove la versione locale dei QAnon – i cosiddetti Querdenker, o “pensatori laterali” – è emersa durante la pandemia causando almeno un omicidio. E come nel caso dei complottisti statunitensi, che assaltarono il Campdoglio il sei gennaio 2021, non è inusuale che queste ideologie si trasformino in violenza. Gli studiosi avvertono da tempo dell’esistenza di un confine poroso tra gli ambienti complottisti e l’estrema destra, e le autorità tedesche sanno da tempo che la sfera anti-sistema rappresenta un fertile terreno di reclutamento per i neonazisti.
… e il risvolto italiano
Il trend interessa anche altri Paesi, e l’Italia non fa eccezione. Un’indagine congiunta di Lighthouse Reports e Bellingcat (a cui ha contribuito Il Manifesto per la parte italiana) ha evidenziato la convergenza tra le ideologie cospirative targate QAnon e l’estrema destra europea, con particolare riferimento alle sue branche pro-Putin. I canali Telegram di riferimento per l’infosfera italiana contano oltre 60.000 iscritti, e durante la pandemia hanno sfruttato le narrative attorno al Covid per diffondere altri contenuti, molti di stampo eversivo.
Questi canali digitali sono responsabili anche per la radicalizzazione di un giovane neonazista, arrestato a Bari a fine ottobre. Il ventitreenne era a capo di una piccola cellula di tre-quattro individui, che però faceva parte di un ente virtuale ben più esteso: “The Base”, un’organizzazione con radici statunitensi, dedita alla diffusione di propaganda suprematista bianca e classificata da Washington come una minaccia terroristica. L’arrestato faceva proselitismo online, traducendo contenuti e meme esteri in italiano e diffondendoli in rete. Sarebbe stato pronto all’“estremo sacrificio” in difesa della “razza bianca”.
Reichsburger, Sovereign Citizens, QAnon, neonazisti e suprematisti. Al netto delle differenze estetiche, le idee che innervano queste ideologie sono complementari, se non sovrapponibili: il rifiuto dell’autorità costituita, l’identificazione di un’alternativa “genuina” (spesso colorata di nazionalismo e suprematismo etnico) e la scelta di costruirla nella realtà. La differenza, oggi, la fa la rete, che garantisce ineguagliabile velocità e portata di diffusione alle nuove versioni degli estremismi di lunga data.