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La difesa comune richiede visione e sforzi comuni. Scrive l’ammiraglio Bisceglia

Di Matteo Bisceglia

Deve essere intesa come il risultato finale di un progetto ben più articolato che alla base richiede sinergia di sforzi, visione comune e soprattutto una precisa e determinata volontà politica di promuovere la cooperazione tra Nazioni, tra le compagini industriali e le organizzazioni internazionali. L’intervento del direttore Occar (Organizzazione Internazionale tra Stati europei in materia di armamenti)

La complessità degli attuali scenari ai confini dell’Europa deve poter far maturare la consapevolezza che la cooperazione in materia di difesa è un’esigenza non più differibile. Le potenziali minacce alla sicurezza comune in Europa non possono essere affrontate facendo leva esclusivamente su assetti nazionali, bensì richiedono nuove capacità e assetti che gli attuali bilanci della difesa non consentono di sviluppare su base nazionale attraverso le necessarie tecnologie.

Interoperabilità, integrazione, compartecipazione, sono tutti elementi cardine lungo una direttrice che deve condurre a una difesa comune che, tuttavia, non può prescindere da una efficace cooperazione in Europa in materia di sistemi, orientata ad eliminare duplicazioni e frammentazioni e promuovere standardizzazioni, con conseguenti evidenti vantaggi economici e strategici per gli Stati.

La Difesa Comune Europea è indubbiamente uno tra i più attuali obiettivi strategici europei, il cui conseguimento può contribuire a una più efficace spesa, nonché conferire all’Europa una maggiore autonomia nel settore della difesa. Tuttavia, la difesa comune deve essere intesa come il risultato finale di un progetto ben più articolato che alla base richiede sinergia di sforzi, visione comune e soprattutto una precisa e determinata volontà politica di promuovere la cooperazione tra Nazioni, tra le compagini industriali e le organizzazioni internazionali.

Se le Nazioni proseguono nel privilegiare l’industria nazionale, il rischio di duplicazione degli sforzi, l’inefficace interoperabilità e la limitata standardizzazione non potrà che divenire una certezza, confermando le attuali lacune.

In questo senso, le iniziative avviate in Europa attraverso PESCO, EDIDP e EDF, rappresentano strumenti che possono favorire la cooperazione; tuttavia, la persistente frammentazione e duplicazione dei progetti – anche di recente avvio – evidenzia la necessità di un maggiore sforzo congiunto, sostenuto da una chiara volontà politica. Sono necessarie precipue azioni comuni e condivise ad ogni livello e in ogni settore della difesa, governativo e industriale, unitamente a procedure di procurement standardizzate.

OCCAR, l’Organizzazione Congiunta per la Cooperazione in materia di Armamenti a vocazione europea, può avere un ruolo importante in tale contesto. Nel corso dei suoi 20 vent’anni di gestione e di deliveries di complessi programmi di armamento, quali ad esempio A400M, BOXER, FREMM, oggi in servizio presso alcuni stati europei, sono la concreta testimonianza del valore aggiunto derivante dalla cooperazione in materia di armamenti, sia per gli Stati che per le industrie, che grazie a progetti di cooperazione hanno sviluppato assetti capacitivi comuni che il singolo Stato non sarebbe stato in grado di produrre su base nazionale. Qualora si continuasse a proteggere le proprie industrie attraverso sviluppi nazionali, tutti gli sforzi effettuati finora, non condurrebbero ad una Difesa comune.

 

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