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La verità su italiani e politica? Ce la rivelano i Google Trends

Giusto per sfatare uno dei tanti luoghi comuni, la politica riesce ancora a generare un discreto interesse negli italiani. Spulciando nei diversi dati che Google Trends mette a disposizione, è interessante soffermarsi sulle differenze tra una regione e l’altra, in particolare tra quelle del Nord e quelle meridionali. I numeri del 2022, da Draghi a Meloni, passando per Conte e Salvini, letti da Domenico Giordano di Arcadia

Google Trends è forse lo specchio più fedele di quello che siamo, almeno per quanto riguarda i nostri interessi che ci spingono a catapultarci quotidianamente online per cercare e trovare delle risposte più o meno appropriate.

A leggere il consueto report annuale sulle tendenze di ricerca degli italiani viene fuori una fotografia anche più nitida di tante analisi sociologiche del Paese, classifiche da leggere in controluce per comprendere le motivazioni di fondo degli argomenti e dei momenti che hanno calamitato l’attenzione di chi naviga in rete, che rimane l’unica moneta che ha corso legale nelle società iperconnesse.

Nella classifica generale delle parole dell’anno più cercate in Italia, al primo posto c’è l’Ucraina, al secondo la Regina Elisabetta e al quinto troviamo “elezioni 2022”, mentre scendendo di qualche gradino troviamo al sesto posto Putin e al nono posto “Italia Macedonia”, insomma locuzioni che hanno profondamente segnato le fratture sociali che ci hanno segnato e accompagnato da gennaio a dicembre.

La politica però fa capolino anche nella classifica dei dieci “perché” più cercati in assoluto nell’anno che sta per chiudersi. Così se al primo posto si piazza “perché la Russia vuole invadere l’Ucraina” al quarto compare il “perché Draghi si è dimesso” che ha totalizzato più ricerche anche del “perché Totti e Ilary si separano” che riesce a prendersi, solo, la sesta posizione.

Un risultato questo che ci dice, giusto per sfatare uno dei tanti luoghi comuni che negli ultimi anni è andato per la maggiore, che la politica riesce ancora a generare un discreto interesse negli italiani. In verità, nell’anno che sta per chiudersi abbiamo registrato una densità di fratture che hanno in qualche misura spinto verso una crescita dell’interesse per il mondo politico: nel primo semestre la rielezione di Mattarella a Presidente della Repubblica e poi il dibattito sull’invasione russa ai danni dell’Ucraina, nel secondo invece la fine anticipata del governo Draghi e le elezioni politiche con la vittoria del centro-destra e del partito di Giorgia Meloni.

A tal proposito sono proprio i volumi di ricerca sui leader politici che possono fornirci ulteriori spunti di riflessione. Il primo e forse anche quello più interessante attiene al tema della polarizzazione dell’elettorato a ridosso del voto del 25 settembre. La linea temporale delle ricerche sui nomi di Meloni, Salvini, Letta, Conte e Calenda ci restituisce plasticamente come nella settimana dal 18 al 25 settembre gli italiani abbiamo iniziato a fare in modo repentinamente crescente ricerche online partendo dal nome dell’attuale presidente del Consiglio.

La chiave di ricerca “Meloni” ha raggiunto un primo picco – valore 100/100 – proprio nella domenica del voto e un secondo, più contenuto – valore 60/100 – nella settimana dal 16 al 22 ottobre che coincide ovviamente con le consultazioni al Quirinale, l’incarico e il giuramento del suo governo.

Spulciando nei diversi dati che Google Trends ci mette a disposizione nei risultati delle ricerche effettuate dagli italiani a proposito dei leader politici, è altrettanto interessante soffermarsi sulle differenze tra una regione e l’altra, in particolare tra quelle del Nord e quelle meridionali. Se i volumi di ricerca su Giorgia Meloni sono stati sostanzialmente coerenti per ampiezza dal Piemonte (con un indice del 69%) alla Sicilia (valore 65%) o dal Veneto (con il 68%) alla Campania (dove ottiene il 64%), sul nome di Giuseppe Conte, leader e presidente del Movimento 5 Stelle, le ricerche hanno marcato delle evidenti distanze di latitudine. Così mentre in Lombardia o in Emilia Romagna la percentuale di ricerca sul nome dell’ex premier non supera mai il 10%, nelle regioni del Sud la quota mediamente si raddoppia. In Campania e in Sicilia, ad esempio, tocca la percentuale del 20%, in Puglia del 21%, in Basilicata del 22%, mentre in Calabria addirittura del 28%.

Un dato territoriale che può essere tranquillamente interpretato alla luce della battaglia politica ed elettorale che i cinquestelle hanno portato avanti sul mantenimento del reddito di cittadinanza e del numero assoluto di percettori, che vede in testa tra tutte le regioni italiane la Campania e la Sicilia.

Infine, le distanze geografiche emergono anche nelle ricerche effettuate dagli italiani sul nome di Enrico Letta, che sfrutta pienamente lo storico radicamento culturale della sinistra lungo l’asse appenninico dalla Toscana ed Emilia Romagna, di Matteo Salvini, le cui ricerche toccano il massimo in Lombardia, Trentino, Friuli e Veneto, e di Carlo Calenda che invece procede a macchia di leopardo lungo lo stivale pur se con un forte radicamento nel Lazio.


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