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La guerra delle spie, dalla Guerra fredda a oggi

Di Maria Gabriella Pasqualini

Un’attività di intelligence molto serrata da ambo le parti ha segnato il conflitto tra Usa e Urss, come ricorda Vecchiarino nel suo ultimo libro (Rubbettino). Ma l’incontro tra i vertici delle agenzie di Washington e Mosca ci racconta che… Il commento di Maria Gabriella Pasqualini, studiosa e docente dei servizi di sicurezza

La Seconda guerra mondiale non è finita proprio nel 1945: gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica, alleati contro il nazifascismo, una volta cessate le ostilità armate, iniziarono quelle fredde, dapprima con mutui reciproci sospetti, per arrivare poi a un decennio durante il quale ci fu la seria possibilità di un catastrofico conflitto nucleare.

La Guerra fredda fu caratterizzata da una serie di crisi politiche tra le due superpotenze mondiali alla ricerca della dominazione globale, da una parte ideologicamente in difesa di una democrazia liberale, dall’altra in nome dell’internazionale comunista.

L’Europa occidentale, quella vincitrice e quella vinta, fu il terreno dove si consumò decisamente la Guerra fredda, sia per la divisione di Berlino in quattro zone, di cui una sotto controllo sovietico, sia per l’influenza di Mosca, domina in tutta l’Europa orientale, almeno fino all’implosione dell’Unione Sovietica nel 1989.

Nonostante alcune guerre localizzate (Corea e Vietnam), solo in Europa le armi delle due superpotenze si fronteggiarono ai rispettivi confini di influenza, creando quella che Winston Churchill chiamò la cortina di ferro, lasciando il conflitto in Europa ad altre armi altrettanto pericolose, come ci ricorda Domenico Vecchiarino nel suo volume Le Spie della Guerra Fredda (Rubbettino, 2022): un’attività di intelligence molto serrata da ambo le parti.

Quando anche l’Unione Sovietica fu in grado di avere la bomba atomica, con le due superpotenze, ormai sullo stesso livello di armamento e con la possibilità reale di un conflitto nucleare, l’esigenza di controllare i segreti dell’altra divenne imperativa, per mantenere un equilibrio necessario ma soprattutto per evitare che una cercasse di insidiare il sistema di governo dell’altra e viceversa.

Subito dopo il 1945, il ruolo dell’intelligence fu preminente sia su fonti aperte sia su quelle sotto copertura o già tecnologiche avanzate, per riuscire ad avere informazioni sensibili, influenzare là dove si prendevano le decisioni, con false verità e, soprattutto, con falsi segreti e per organizzare sabotaggi ad arte.

La guerra delle spie di allora fu molto ben coordinata dalle rispettive agenzie di intelligence e, soprattutto, la CIA per gli Stati Uniti, MI6 per il Regno Unito e il KGB per la parte sovietica. Agenzie che avevano le loro radici operative nel secondo conflitto mondiale. In questo modo inizialmente usarono molte tecniche sviluppate durante la guerra; come personale avevano degli operatori la cui professionalità si era formata nel conflitto globale; erano utilizzati agenti come Kim Philby che aveva tradito l’intelligence britannica per quella sovietica, vedendo nell’antifascismo e nella difesa del socialismo internazionale un obiettivo morale superiore alla sua lealtà di cittadino.

Durante tutto il periodo post guerra e fino alla fine della guerra fredda la CIA si confrontò con la sua controparte sovietica il KGB, agenzia relativamente nuova nel settore, perché organizzata nel 1954 come successore della politica segreta di Iosif Stalin. Accanto al KGB operava il famoso GRU, il reparto intelligence delle forze armate sovietiche. Sebbene avesse a capo un antico ufficiale del KGB, il GRU operava in modo indipendente, concentrandosi sull’acquisizione di segreti scientifici.

Negli Anni Novanta, con la caduta del Muro di Berlino e la fine dell’Unione Sovietica, naturalmente gli scenari interni della Russia nel settore ebbero dei cambiamenti ordinativi e operativi ma… una vasta rete di spionaggio russo nell’Occidente è ancora molto attiva con numerosi agenti sotto copertura che possono perdere la loro falsa identità, nonostante un radicato background professionale.

Anche nell’attuale conflitto armato tra Russia e Ucraina, è facile intuire come l’intelligence sia una delle armi più importanti, oltre i carri armati, i droni e i missili. Così come la diffusione di notizie false: non possiamo sapere ora quali siano le informazioni strutturali vere e quelle che sono diffuse ad arte per non far comprendere accuratamente quale è la situazione in gioco, a parte l’esito funesto dei bombardamenti sulle città ucraine, visti ad horas quasi in diretta, in televisione.

La tecnologia è indubbiamente molto più avanzata e pericolosa rispetto al periodo della Guerra fredda ma le basi strutturali della raccolta informativa sono le stesse, soprattutto in un conflitto armato.

Con il conflitto in Ucraina, sembra di essere tornati a una guerra anche fredda tra Stati Uniti e Russia. Se è vera la notizia che il capo dei servizi segreti russo e quello statunitense hanno in qualche modo comunicato direttamente, è evidente che anche in questo conflitto l’intelligence ha un ruolo dominante, insieme alle armi.

La guerra delle ombre è molto attiva anche in questo conflitto del XXI secolo, così come lo fu in quello del XX secolo, e nella Guerra fredda, attraverso la cortina di ferro.

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