Il ricorso bocciato dalla Corte costituzionale tedesca apre all’adozione del meccanismo da parte della Germania. Ora resta da capire cosa vorrà fare il governo italiano a cui, questa settimana, la Camera ha chiesto di non ratificare il disegno di legge
In un’ordinanza resa pubblica venerdì, la Corte costituzionale tedesca ha dichiarato inammissibile un ricorso che contestava gli atti nazionali di approvazione dell’accordo del 27 gennaio 2021 che modifica il Trattato che istituisce il Meccanismo europeo di stabilità (Mes). Tradotto: ha rimosso l’ultimo impedimento, per cui la Germania adotterà il Mes.
Nel 2021 gli Stati membri dell’area dell’euro hanno deciso di attuare alcune riforme del Meccanismo per rafforzare l’efficacia degli strumenti di assistenza finanziaria. Il ricorso costituzionale è stato bocciato in quanto i ricorrenti non hanno dimostrato che tali atti violino il diritto all’autodeterminazione democratica.
Ora l’Italia rimarrebbe l’unico Paese a opporsi all’adozione del Meccanismo. Come ha scritto su queste colonne Giuliano Cazzola, il governo di Giorgia Meloni non ha avuto la forza o la volontà di fare quanto i precedenti esecutivi non hanno fatto, cioè ratificare.
Il Mes è uno strumento emergenziale che fornisce sostegno finanziario a un Paese membro qualora venga colpito da crisi di fiducia, o comunque versi in condizioni di instabilità finanziaria. Naturalmente il meccanismo prevede controlli piuttosto stringenti (principio della “rigorosa condizionalità”) sui conti del Paese beneficiario. E su questo punto la Camera dei Deputati italiana aveva questa settimana promosso una mozione che impegna il governo a non approvare il disegno di legge di ratifica del trattato di riforma del Mes.
Ora si attende di capire cosa vorrà fare il governo italiano. Il rischio, come riporta Cazzola, è che in un momento in cui bisogna tornare a regole stabili e condivise dopo la reazione macroeconomica alla pandemia, l’Italia venga vista come un Paese che vuole sottrarsi alla governance europea. Una mossa piuttosto autolesionista.