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I medici manifestano, ma dovrebbero chiedere il Mes. Pennisi spiega perché

La pandemia ha messo a nudo le debolezze e le carenze della sanità italiana, che sconta un deficit di personale e risorse. Per questo è adesso quanto mai opportuna una ratifica del Meccanismo europeo per la stabilità

Il 15 dicembre i medici, ospedalieri e del territorio, manifesteranno in piazza per “tutela” del Ssn (servizio sanitario nazionale) e per l’aumento del finanziamento nella legge di bilancio. La manifestazione si terrà a Roma. Nella preparazione, alcune voci si sono levate parlando di sciopero. Prontamente calmate, ricordando il “giuramento di Ippocrate” ossia il giuramento che viene prestato da medici, chirurghi e odontoiatri prima di cominciare a esercitare la professione e che costituisce un vero e proprio codice deontologico per le relazione tra professionista e pazienti.

Come più volte sottolineato in questa testata, la pandemia ha messo a nudo le difficoltà dell’intero assetto del Ssn, evidenziando criticità – in ospedale e nel territorio – prima mascherate. I sindacati medici e la Federazione Nazionale dei Medici, Chirurghi ed Odontoiatri denunciano la mancanza di medici, in ospedale e nel territorio. Almeno 25.000 medici, cui bisognerebbe aggiungere la grave carenza di infermieri e di personale sociosanitario.

Il sotto-finanziamento della sanità è dimostrato dall’ultimo Ocse (Health at a glance Europe 2022): la spesa sanitaria italiana ha un’incidenza sul Pil pari al 9,6%, contro la -media europea del 10,9%. In particolare, quella del Portogallo è pari al10,5%, quella della Spagna al 10,7 %, quella della Francia al 12,2%, e quella della Germania al 12,8% del PIL. In cifre, nel 2020 (primo anno della pandemia) la spesa sanitaria pro-capite è stata di 2.609 euro in Italia, di 3.807 euro in Francia, di 4.008 euro in Svezia e di 4.831 euro in Germania. La spesa media sanitaria, pro capite, nella Unione europea (Ue) è stata di 3.159 euro, quindi ben 550 euro in piu’ rispetto a quella italiana.

Secondo la Ragioneria generale dello Stato (Rgs), nel 2021, in piena pandemia, per la salute sono stati spesi dal settore pubblico127,8 miliardi (+4,2% rispetto al 2020), pari al 7,1% del Pil. In 3 anni (2019-2020-2021) la spesa sanitaria sul Pil è stata del 6,4% (2019), 7,4% (2020, Covid), 7,1% nel 2021. Con valori pro-capite di 2.685,6 euro (2020) e 2.833,7 (2021), di cui 2.141,5 di spesa pubblica e 692,2 di spesa privata (out of pocket e assicurazioni). L’aumento di 2 miliardi l’anno previsto nel disegno di legge di bilancio è del tutto inadeguato anche per raggiungere la media Ue.

Le organizzazioni che hanno predisposto la manifestazione chiedono al Governo:

· destini risorse reali alla salute dei cittadini;

· aumenti le assunzioni di personale medico, veterinario e sanitario, per migliorare le condizioni di lavoro all’interno degli ospedali e dei presidi territoriali, superando i vincoli imposti dai tetti di spesa, per garantire ai cittadini i livelli essenziali di assistenza in tempi accettabili;

· incrementi le retribuzioni del personale, oggi al terz’ultimo posto in Europa, anche attraverso politiche di defiscalizzazione già concesse alle partite Iva, al settore privato e ad altre categorie del pubblico impiego;

· renda accessibili a tutti i cittadini le prestazioni sanitarie appropriate contro l’allungamento delle liste d’attesa e i viaggi della speranza.

Tutte richieste ragionevoli ma che arrivano fuori tempo per questa legge di bilancio data la ristrettezza dei tempi e la mancanza di risorse (a ragione principalmente del forte debito della pubblica amministrazione).

Si dovrebbe, invece, chiedere che si faccia finalmente ricorso al Mes (Meccanismo Europeo di Stabilità). Dopo che la Corte costituzionale tedesca ha aperto alla ratifica del nuovo trattato di riforma del Mes da parte di Berlino, l’Italia è l’unico Paese dell’Ue che non ha ancora ratificato il testo. Il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, al suo primo Ecofin agli inizi di ottobre, aveva detto che l’Italia aspettava per la ratifica le mosse della Germania. A fine novembre Giorgetti ha anche ribadito le critiche nei confronti del Mes, definendolo uno strumento «obsoleto». A fronte della situazione in cui versa la sanità, sarebbe opportuno un ripensamento.

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