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C’è un futuro nel Metaverso? Gli scenari di Preta

Sono ancora molte le incertezze e i dubbi che accompagnano il Metaverso, ma in realtà i tempi sono molto più maturi che in passato. Di fatto ci troviamo di fronte a un processo cronologicamente abbastanza lineare, di innovazione tecnologica che in relativamente pochissimi anni, con l’aumento della velocità di connessione, ha portato all’internet mobile, al mondo della condivisione e dei social

Nelle ultime settimane su molti giornali finanziari e tecnologici le prime pagine sono state catturate dai massicci licenziamenti nelle principali aziende digitali (Twitter, Meta/Facebook, Salesforce, ecc.).

Decine di migliaia di persone, con elevate competenze tecniche e/o manageriali, si sono trovate a casa, senza lavoro.
Ci sarebbe molto da discutere sul modo in cui queste ristrutturazioni massicce sono state gestite dai consigli di amministrazione (vedi Twitter), ma forse sull’aumento esponenziale degli organici che queste stesse aziende hanno avuto negli ultimi 5 anni, quasi in diretta correlazione con l’andamento delle loro azioni.

Come pure andrebbe considerato, in un’analisi di lungo periodo, diciamo dal 2000 in poi, che includa il fallimento delle dot com, la crisi del 2008, la pandemia da Covid del 2020 e la situazione attuale, come i titoli tecnologici continuino a registrare performance migliori (in media) rispetto a quelli di altri settori industriali.

La vicenda del Metaverso si è intersecata molto spesso negli ultimi tempi, nel dibattito pubblico, con la crisi delle big tech, pur non avendo in realtà un reale impatto sulla gran parte di queste aziende (ad esclusione forse di una).
Di conseguenza occorre prima fare chiarezza su questo aspetto e capire se l’evoluzione attuale, nonostante lo stato di difficoltà generale, può favorire o meno il suo successo.

È notorio infatti che sul Metaverso si scontrano posizioni del tutto contrapposte. C’è chi, anche alla luce dei numeri davvero deludenti delle diverse piattaforme, ritiene sarà un grande fallimento come lo è stato ad esempio Second Life o lo sarà la smart/connected/driverless car, cioè la macchina senza guidatore, altri come Facebook, che vi ha scommesso addirittura il proprio futuro continuano a crederci e a investire.
Ma procediamo con ordine.

Cos’è il Metaverso?

La maggior parte concorda sul fatto che si riferisca a una versione futura e sempre attiva di Internet, composta da mondi virtuali tridimensionali che gli utenti sperimenteranno sotto forma di avatar digitali.

Nel Metaverso le persone fisiche possono vivere, muoversi e interagire. Associato all’internet dei luoghi (Second Life) e all’internet della proprietà (poiché nel Metaverso è possibile possedere assets digitali), il Metaverso esisteva come concetto quindi già da tempo (dal 1992 con il libro di fantascienza Snow Crash di Neal Stephenson), ma i tempi non erano abbastanza maturi per poterlo sviluppare in assenza di una “Web 3 economy”.

Attualmente, anche a seguito della pandemia da Covid-19, la fiducia nel digitale è cresciuta in tutta la popolazione e da parte dei giovani, che hanno avuto bisogno di luoghi dove incontrarsi e condividere esperienze virtuali. Tale necessità ha incentivato l’uso delle piattaforme virtuali, prima tra tutte Facebook, che ha cambiato nell’ottobre del 2021 il suo nome in Meta. In seguito, altre aziende hanno iniziato ad investire in tecnologie abilitanti per il Metaverso.

Tuttavia, è importante specificare che non esiste attualmente il Metaverso. Esistono tanti Metaversi con caratteristiche comuni, o meglio ancora, più piattaforme abilitanti che consentono di accedere ad un mondo immersivo grazie alla realtà virtuale e alla realtà aumentata (tecnologie di blockchain e intelligenza artificiale), dove si interagisce per mezzo di un avatar che può svolgere qualsiasi tipo di attività (di svago, lavorative, ecc.).

Il Metaverso nasce dal mondo del videogioco, ma tocca tanti altri segmenti di mercato e crea nuove esperienze per aziende e consumatori finali, consentendo anche alle persone di esprimere la propria identità.

Le caratteristiche del Metaverso sono il realismo, l’ubiquità – che comporta l’esistenza di spazi virtuali accessibili attraverso più dispositivi digitali con un’unica identità virtuale – l’interoperabilità – piattaforme differenti si scambiano informazioni tra loro e interagiscono senza soluzione di continuità – e la scalabilità – l’esperienza immersiva viene consentita a più soggetti in contemporanea. Tutto questo richiede di essere sempre connessi, per garantire l’immersività delle esperienze

In tal senso, come abbiamo detto, esistono diverse piattaforme, che si distinguono tra piattaforme centralizzate (ne è esempio quella di Meta, Horizon Worlds, che utilizza i visori Oculus) e piattaforme decentralizzate (dove, a differenza del primo tipo, interagiscono utenti di età media più alta che sfruttano opportunità di investimento tramite lo scambio delle criptovalute, con le quali si possono acquistare degli assets, ovvero gli Nft).

Il futuro del Metaverso: rischi e opportunità

Se dunque sono ancora molte le incertezze e i dubbi che accompagnano il Metaverso, in realtà i tempi sono molto più maturi che in passato. Di fatto ci troviamo di fronte a un processo cronologicamente abbastanza lineare, che parte dal web 1.0 e arriva oggi al 3.0. Si tratta infatti di un processo di innovazione tecnologica che in relativamente pochissimi anni, con l’aumento della velocità di connessione, ha portato al web 2.0, all’internet mobile e al mondo della condivisione e dei social. Nel web 2.0 il video è diventato il modo principale di fruire i contenuti.

La prossima piattaforma e la prossima esperienza video saranno sicuramente ancora più immersivi, un internet in cui si è dentro l’esperienza, non solo guardandola. È questo il web 3.0, un universo in cui dovremmo riuscire a fare quasi tutto ciò che riusciamo a immaginare.

In questo senso il Metaverso sarà il risultato di tutto questo, l’elemento caratterizzante nel web 3.0 di ciò che sono stati l’Internet mobile e i social media nel web 2.0?

Il fattore decisivo è legato al time to market, cioè al momento in cui per un’azienda può diventare conveniente e addirittura necessario entrare. La domanda fondamentale che le aziende continuano a porsi è: perché entrare nel Metaverso? Qual è l’obiettivo? Qual è la piattaforma al momento migliore dal punto di vista tecnologico e dal punto di vista dell’esperienza?

È come chiedersi su quale social network sia meglio iscriversi. Tutto dipende dal target di riferimento, dal segmento di mercato e dal pubblico al quale ci si vuole rivolgere.

Ad esempio, se si tratta di un’azienda di moda, Roblox sarebbe la piattaforma aperta più idonea perché conta già ad oggi 220 milioni di utenti attivi sulla piattaforma. Potrebbe anche essere necessario, come nel caso di Microsoft, creare una propria esperienza immersiva chiusa per trattare dati aziendali.

Esempi di Metaverso sono offerti da Nike, che attraverso la cosiddetta “Direct to Avatar” sta progettando prodotti personalizzabili da vendere direttamente agli avatar. Anche le aziende di moda hanno compreso l’importanza di cambiare il paradigma con cui comunicano negli spazi virtuali, co-creando con il consumatore.

Infine, parlare di Metaverso comporta una serie di considerazioni etiche e giuridiche, perché si entra nei cosiddetti mondi “Walled garden” nei quali è indispensabile applicare delle regole.

Infine, la consapevolezza che il Metaverso possa presentare dei rischi ha già aperto un dibattito a livello istituzionale. Infatti, la Commissione europea avvierà a gennaio una consultazione per comprendere meglio il Metaverso e la eventuale necessità di regolamentarlo in modo specifico. Le preoccupazioni maggiori risiedono nella vastità dei campi di applicazione del Metaverso, che renderebbe più facile sfuggire ai controlli e ridurre la tutela dei consumatori e degli utenti.

In particolare, ci si chiede dove risiederanno i dati che comporranno le diverse piattaforme del Metaverso e come l’Ue regolamenterà lo scambio di dati al di fuori dei suoi confini. Sorgono spontanee anche alcune difficoltà interpretative e alcune criticità, come il tema della responsabilità per l’uso della proprietà intellettuale altrui nel Metaverso, ma anche per i contenuti creati e veicolati nello stesso.

È chiaro che presto o tardi queste piattaforme avranno delle loro regole per evitare che si verifichino casi di pratiche commerciali ingannevoli o pratiche pubblicitarie scorrette, e che sarà necessario stabilire quali saranno i diritti degli avatar (in tal senso, si potrebbe quasi parlare di una semi-personalità giuridica).

Sono stati già proposti dei meccanismi di tutela per gli avatar, una sorta di bolla di protezione/barriere spaziali, in ragione dei casi di molestia che si sono già verificati nel Metaverso in talune circostanze.

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