Un emendamento alla Manovra prevede la spesa nel 2023 per la partecipazione dell’Italia al progetto lanciato al summit di giugno per affrontare le sfide tecnologiche poste da Russia e Cina
Un emendamento alla Manovra presentato dal governo prevede l’autorizzazione alla spesa di 8 milioni di euro per l’anno 2023 per la partecipazione dell’Italia quale sottoscrittore del fondo multi-sovrano di venture capital denominato Nato Innovation Fund. Le linee di indirizzo e le connesse modalità di gestione della partecipazione italiana sono definite con decreto del ministro della Difesa, adottato di concerto con i ministeri degli Esteri, dell’Economia e delle Imprese.
Il fondo di un miliardo di euro in totale in 15 anni è stato lanciato al summit Nato di giugno a Madrid, in Spagna, per innovare e migliorare la dotazione tecnologica dell’alleanza davanti alle sfide poste dalle autocrazie come la Russia e la Cina (quest’ultima definita per la prima volta una delle “sfide” per l’alleanza nel Concetto strategico pubblicato in occasione del vertice spagnolo). “Principi e valori di fiducia sono al centro di tutte le nostre iniziative di innovazione”, aveva spiegato nelle scorse settimane David van Weel, assistente segretario generale della Nato per le sfide emergenti in materia di sicurezza, in un’intervista esclusiva rilasciata a Formiche.net. Dovrebbe essere pienamente operativo entro il summit di Vilnius, in Lituania, del luglio 2023.
“Questo fondo è unico, la prima forma di capitale di rischio multisovrano al mondo”, aveva dichiarato il segretario generale Jens Stoltenberg, durante la cerimonia per la firma dell’impegno. “Investirà un miliardo di euro, in start up in fase iniziale e in tecnologia avanzata, fra i 22 Stati alleati partecipanti, per migliorare la tecnologia e la sicurezza dell’Alleanza”, aveva aggiunto. “Oggi, gli Stati che non condividono i nostri valori, come Russia e Cina, stanno sfidando la nostra leadership in questo settore. Lo fanno in ogni aspetto, dall’intelligenza artificiale alla tecnologia spaziale. È essenziale fare tutto quello che è in nostro potere per rimanere all’avanguardia nell’innovazione e della tecnologia”, aveva proseguito aggiunto. “Questo fondo assieme a Diana” (l’acceleratore per startup che avrà sede a Torino) “ci aiuterà a farlo. Con un fronte temporale di 50 anni, Diana ci aiuterà a portare alla vita quelle innovazioni tecnologiche che hanno il potere di trasformare la nostra sicurezza nelle prossime decadi, potenziare l’ecosistema d’innovazione dell’Alleanza e garantire la sicurezza dei nostri cittadini”, aveva concluso.
I finanziamenti, aveva spiegato l’assistente segretario generale van Weel, “proverranno da fondi pubblici” dei 22 Paesi “ma non abbiamo definito da dove debbano provenire”. “Alcuni Paesi hanno già un fondo per l’innovazione e per loro è facile investire il denaro del fondo in questione in quello della Nato”, aveva aggiunto. “Altri Paesi preferiscono attingere dal proprio bilancio della difesa. Per noi questo non ha importanza, purché i Paesi attingano dai fondi pubblici”.