Il progetto di legge Journalism Competition and Preservation Act (Jcpa) conta su un sostegno bipartisan ma ha anche sollevato la preoccupazione di molte organizzazioni indipendenti. Intanto, Meta ha avvertito l’amministrazione Biden che rimuoverà i contenuti informativi dalle sue piattaforme
Meta, il conglomerato americano che controlla Facebook e Instagram, nonché il servizio di messaggistica istantanea WhatsApp, ha dichiarato di essere pronta a eliminare i contenuti informativi dalla piattaforma negli Stati Uniti. La causa sarebbe l’approvazione del progetto di legge Journalism Competition and Preservation Act (Jcpa) presentato al Congresso come una forma di sostegno ai media indeboliti dal successo dei social network.
Andy Stone, capo delle comunicazioni politiche di Meta, ha diffuso un comunicato in cui sostiene che Facebook sarà costretto ad eliminare le notizie e ribadisce il fatto che la piattaforma aiuta – e non danneggia – le imprese di comunicazione e informazione: “Nessuna imprese dovrebbe essere costretta a pagare per il contenuto che gli utenti non vogliono vedere e questa non è una fonte significativa di ricavi. In poche parole: il governo che crea una entità simile a un cartello, che richiede che un’impresa privata sovvenzioni ad altre imprese private è un terribile precedente per le imprese americane”.
Un precedente c’è ed è stato approvato nel 2021 in Australia. A marzo dell’anno scorso, dopo molti negoziati con compagnie del settore tecnologico, è stata approvata una legge che ha spinto alla chiusura delle notizie su Facebook nel mercato australiano. Secondo un report del governo citato da Reuters, l’iniziativa ha funzionato.
Il Jcpa è stato introdotto a marzo nel Congresso americano da due senatori, la democratica Amy Klobuchar (Minnesota) e il repubblicano John Kennedy (Louisana). Nel corso dei mesi ha conquistato l’entusiasmo di altri legislatori come il repubblicano del Texas Ted Cruz.
Il progetto di legge si rivolge a piattaforme online con più di 50 milioni di utenti negli Stati Uniti e con (alternativamente) 550 miliardi di dollari di capitalizzazione, o almeno 1 miliardo di utenti mensili a livello globale.
E come funziona? La Jcpa richiede alle aziende tecnologiche di negoziare i termini di pagamento con gli editori di notizie per la distribuzione dei loro contenuti. Se non riescono a raggiungere un accordo, il disegno di legge consente agli editori di notizie di richiedere l’arbitrato di terze parti.
La legge non coprirebbe gli editori o le emittenti locali che impiegano più di 1.500 dipendenti a tempo pieno, per cui testate come New York Times, Wall Street Journal e Washington Post non sarebbero soggette ai pagamenti. La Jcpa potrebbe, dunque, colpire anche Google.
Come riferisce Axios, i legislatori hanno aggiunto una misura alla legge sul finanziamento, che costringerebbe le aziende Big Tech a pagare centinaia di agenzie di stampa locali per i loro contenuti: “Salvo manovre dell’ultimo minuto a Capitol Hill, la misura di finanziamento delle notizie è ora sulla buona strada per passare dopo che per anni non è riuscita a raccogliere abbastanza sostegno per diventare legge”. E, poiché il National Defense Authorization Act deve passare entro la fine dell’anno per mantenere i finanziamenti militari, l’inclusione della Jcpa renderebbe molto più probabile un “panino” legislativo che leghi la sorte dei due atti.
Chi contesta il disegno di legge sostiene che si tratta di un sussidio per le società di media tradizionali, che costringe le Big Tech a pagare pure le fonti di disinformazione. Una coalizione di circa 20 imprese di produzione di contenuti, tra cui Creative Commons, Wikimedia Foundation e la piattaforma Patreon – hanno chiesto al Congresso americano di respingere il progetto di legge perché “si creerebbe un cartello degli editori e delle aziende di radiodiffusione, e la proposta non garantisce che i fondi raccolti arrivino effettivamente a giornalisti e creatori di contenuti.
La News Media Alliance, un’associazione di categoria di giornali che ha sostenuto il disegno di legge, definisce la minaccia di Meta di rimuovere le news come “antidemocratica e sconveniente”. In un comunicato hanno dichiarato che “i giornali locali non possono permettersi il lusso di sopportare più uso e abuso da parte delle imprese Big Tech, e il tempo per prendere provvedimenti è in esaurimento. Se il Congresso non agisce presto, corriamo il rischio che i social network diventino il giornale locale di fatto degli Stati Uniti”. E ha concluso: “Se le piattaforme tecnologiche dovranno compensare gli editori di notizie di tutto il mondo vorrà dire che esiste una richiesta e un valore economico per le notizie”. Purtroppo, per certe notizie e testate questo valore esiste solo se lo impone la legge…