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Un price cap al petrolio russo a 35 dollari. Kyiv in pressing sull’Ue

I 27 stanno discutendo e sembrano vicini all’intesa sui 60 dollari. C’è poco tempo: l’embargo scatta lunedì. Il gruppo internazionale di esperti Yermak-McFaul sostiene che a 35 si ridurrebbero i proventi delle esportazioni russe mettendo immediatamente il Paese sotto forte pressione finanziaria

G7 e Unione europea dovrebbero introdurre un tetto al prezzo del petrolio russo fissandolo 35 dollari al barile. L’appello arriva dal Gruppo Internazionale di esperti Yermak-McFaul sulle sanzioni alla Russia, nato su iniziativa del presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy. Si tratta di 50 dollari in meno rispetto al prezzo di mercato e di quasi la metà della cifra che i 27 Stati membri dell’Unione europea stanno discutendo (60 dollari) in vista dell’entrata in vigore dell’embargo lunedì 5 dicembre. Questa operazione, in linea con le richieste dei Paesi Baltici e della Polonia, ridurrebbe i proventi delle esportazioni russe di petrolio e gas a 100 miliardi di dollari.

La soglia del petrolio russo a un prezzo di circa 75 dollari al barile consentirebbe ai prezzi del greggio di salire rispetto ai livelli attuali e di sostenere i ricavi delle esportazioni di petrolio e gas della Russia per il 2023, pari a circa 230 miliardi di dollari, scrivono gli esperti. In questo modo, si rischierebbe di stabilire un prezzo minimo elevato per il petrolio russo. Al contrario, il gruppo evidenzia come un tetto massimo a un livello di 55 dollari al barile ridurrebbe le entrate russe di petrolio e gas nel 2023 a circa 166 miliardi di dollari, con un inasprimento del regime solo marginale rispetto allo status quo. Un tetto massimo per il petrolio russo a 35 dollari al barile ridurrebbe invece i proventi delle esportazioni russe di petrolio e gas a 100 miliardi di dollari, mettendo immediatamente la Russia sotto forte pressione finanziaria. Allo stesso tempo, il prezzo implicito del petrolio russo continuerebbe ad essere superiore ai costi medi di produzione della Russia (10-15 dollari al barile), preservando l’incentivo della Russia a esportare il greggio.

“Trovo efficaci le argomentazioni fornite nel rapporto sul tetto del prezzo del petrolio a 30-35 dollari al barile”, ha dichiarato Andriy Yermak, capo dell’Ufficio del presidente Ucraino. “La Russia ricatterà il mondo con la minaccia di non vendere il suo petrolio. Tuttavia, Mosca non può bloccare completamente le esportazioni di petrolio e i Paesi terzi beneficeranno di uno sconto fissato dal tetto al prezzo. Pertanto, se i nostri partner mostreranno sufficiente perseveranza e pazienza, i mercati si adegueranno rapidamente e la Russia diventerà inevitabilmente il principale perdente”.

Ma la decisione di introdurre un tetto al prezzo del petrolio dovrebbe essere anche accompagnata da una solida applicazione delle norme per tracciare le spedizioni di petrolio russo e dall’identificazione e la sanzione di qualsiasi società coinvolta in schemi per aggirare le sanzioni, spiegano gli esperti. Esiste, infatti, anche la possibilità che la Russia metta in atto un’ampia gamma di schemi nel tentativo di aggirare e minare il meccanismo dei prezzi, poiché esso minaccia direttamente la capacità di Mosca di continuare a perseguire la sua invasione dell’Ucraina.



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