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Il programma Tempest e le sfide future secondo Antinozzi (Rusi)

Di Isabella Antinozzi

L’ingresso del Giappone costituisce un elemento di svolta dal punto di vista finanziario, tecnologico e politico, contribuendo enormemente alla sostenibilità e credibilità del progetto. Il commento di Isabella Antinozzi (research analyst, defence industry and society programme, Rusi)

Il 9 dicembre è stato annunciato che il Regno Unito, l’Italia e il Giappone collaboreranno nella creazione di un sistema aereo di combattimento di sesta generazione – il Global combat air programme (Gcap), precedentemente noto come Tempest. L’ingresso del Giappone nel Tempest costituisce un elemento di svolta dal punto di vista finanziario, tecnologico e politico, contribuendo enormemente alla sostenibilità e credibilità del programma. Alla luce di questo cambiamento tettonico, è utile considerare alcuni dei rischi e delle sfide future relative alla creazione di un sistema così ambizioso.

Conspiracies of optimism

Una cultura dell’ottimismo permea i processi decisionali dei programmi di acquisizione di sistemi d’arma. A causa della diminuzione del numero e della frequenza dei contratti per programmi di grandi dimensioni e ad alto contenuto di proprietà intellettuale, l’industria nazionale della difesa vede molti di questi programmi come “imperdibili” e, in linea con le previsioni di bilancio generalmente fiduciose del ministero della Difesa, offre un prezzo ottimistico su un calendario ottimistico, aspettandosi di recuperare parte del deficit durante le fasi successive. Progetti di questo calibro vengono raramente cancellati una volta avviati e la mancanza di trasparenza mette al riparo chi prende decisioni sbagliate. Ciò è aggravato da tecniche di stima dei costi inadeguate e scarsa valutazione dei rischi tecnologici. Stima dei costi e della sostenibilità economica è probabilmente la fase più importante del ciclo di vita di progetti di questa portata e la trasparenza tra governo e industria nella fase di contrattazione è fondamentale per le prestazioni del programma. Nonostante finora le sinergie e tra governo e industria siano molto forti nel team Tempest, rafforzate da una serie di partnership strategiche, è importante che le due parti continuino ad interagire in maniera trasparente, lavorando a stretto contatto nella formulazione di ipotesi di lavoro. Che siano valide o meno, è fondamentale che queste ipotesi siano comprese congiuntamente dal cliente e dal fornitore e che vengano continuamente verificate man mano che vengono resi disponibili nuovi dati.

Digitalizzazione e relazioni con le autorità di sicurezza

Il ministro della Difesa britannico Ben Wallace ha dichiarato il team Tempest adotterà un digital-first approach, basato su modelli digitali, utilizzando architetture aperte e utilizzando ambienti virtuali per migrare il rischio tecnologico dalla fase finale del ciclo di vita del progetto a quella iniziale. Tuttavia, tutti i modelli digitali sono, in ultima analisi, delle astrazioni e, come tali, introducono un certo livello di incertezza. Per questo è importante che le Autorità di aviazione militare dei rispettivi Paesi vengano coinvolte sin dalle fasi iniziali di progettazione e sviluppo, affinché queste possano comprendere e comunicare i rischi pervenuti nel dominio digitale e poter prendere decisioni informate di conseguenza. Nell’ambito dell’intero programma, si potrebbero evitare i tempi e i costi di centinaia di voli di prova se si riuscisse a convincere le autorità di sicurezza ad accettare i risultati di molteplici simulazioni come sostitutivi delle ore di volo effettive. Il coinvolgimento (e la disponibilità di validare modelli digitali e simulatori di volo virtuali) di tali autorità sarà un elemento chiave per moderare i costi e garantire la convenienza economica del programma.

Importanza dell’esportabilità

Negli ultimi decenni, nell’ambito di programmi dedicati allo sviluppo di grandi attrezzature militari (ad esempio navi, sottomarini, aerei da combattimento, elicotteri) si è registrata una tendenza verso il perseguimento di sistemi sempre più complessi, costosi e “raffinati” con un conseguente ciclo di acquisizione lungo decenni. Ciò significa che ogni unità potrebbe essere quasi un prototipo a sé stante e che le opportunità di economie di scala sono limitate, riducendo i benefici in termini di produttività derivanti dall’adozione di nuove tecnologie nel corso della produzione. È, dunque, essenziale continuare a concepire e progettare il Tempest come un “sistema aperto” caratterizzato da modularità, adattabilità e versatilità. In termini pratici ciò significa che il sistema dovrebbe essere reso disponibile in più di una versione – a costo di essere meno capable dei suoi concorrenti.

Competizione con altri programmi di sesta generazione

Non bisogna dimenticare l’esistenza di una notevole concorrenza nel mercato internazionale dei caccia di sesta generazione, non da ultimo il progetto franco-tedesco Fcas/Scaf. Per ora il Tempest e lo Scaf non si intersecano e l’interesse reciproco è sempre minore. Nonostante da un punto di vista economico una convergenza tra i programmi sia auspicabile, le realtà politiche ed industriali dei potenziali partner rendono una tale unione effettivamente impossibile. Per questo motivo è importante che si cominci a pensare ai modi migliori per far coesistere i programmi come, per esempio, razionalizzare modalità di collaborazione a livello di sottosistemi. Si può continuare a vedere i due programmi come reciprocamente distruttivi o forse l’intero esercizio – perseguire due sistemi, allineare i produttori, reclutare le nazioni partner – può essere visto come una sorta di processo di selezione per identificare ciò che ha più senso per l’Europa come regione.

Finora il Tempest è uno degli unici programmi di jet da combattimento di nuova generazione a dimostrare la propria tangibilità e ha tutte le carte in regola per essere un successo dal momento che presenta una serie di potenziali vantaggi in termini politico-industriali. Infatti, nonostante le significative differenze nella strategia nazionale complessiva, Regno Unito, Italia e Giappone sono simili nelle loro nozioni “selettive” di autonomia industriale della difesa e hanno un approccio sobrio e pragmatico nella collaborazione su sistemi d’arma, privo dei simbolismi politici che hanno finora rallentato la controparte franco-tedesca. Per mantenere questo vantaggio competitivo, il team Tempest dovrà dimostrare costantemente che l’approccio attuale è valido e conveniente. Ciò significa dover conciliare un alto grado di trasparenza con la riservatezza necessaria per proteggere un programma ad alto contenuto tecnologico – ed è molto importante riconoscere che trovare questo equilibrio non sarà facile.

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