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Il progetto Serics per la sicurezza cibernetica

Sviluppo della visione attuale e futura della sicurezza informatica in Italia, questo il tema del convegno che si è svolto presso l’Università di Salerno, alla presenza del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Un ecosistema di ricerca che riunisce grandi attori nazionali intorno all’obiettivo di garantire la sicurezza dei sistemi diffusi nei territori

Questa mattina l’Aula Magna del campus di Fisciano, Università di Salerno, ha ospitato la presentazione ufficiale di Serics  (Security and Rights In the CyberSpace), fondazione nata come soggetto attuatore del progetto Serics ed ecosistema di ricerca che riunisce grandi attori nazionali intorno a un’importante sfida: lo sviluppo della visione attuale e futura della sicurezza informatica in Italia.

La struttura nasce grazie anche all’importante stimolo organizzativo messo in atto dal Cybersecurity National Lab, “che ha svolto un ruolo chiave nel raccogliere la comunità della cybersicurezza italiana intorno a un’unica struttura che sarà destinataria dei fondi per la ricerca in uno dei campi più rilevanti di questo secolo, quello della sicurezza di apparati e sistemi informatici”, commenta Paolo Prinetto, direttore del Laboratorio e membro del Consiglio d’amministrazione della fondazione.

Tra questi anche atenei pubblici, istituzioni universitarie, centri di ricerca, fondazioni e grandi aziende di interesse nazionale, che sono partner della Fondazione di cui l’Università di Salerno è capofila.

“In un’epoca storica in cui il numero di attacchi cyber cresce di anno in anno a livello internazionale, la sicurezza cibernetica diventa un ambito centrale di studio e di ricerca che merita una profonda attenzione”, ha commentato Vincenzo Loia, Rettore dell’Università di Salerno. “Abbiamo risorse importanti da investire sulla ricerca fondamentale, industriale, sperimentale e sulla formazione”, ha proseguito, “le attività di Serics si svilupperanno su dieci strutture di ricerca distribuite sul territorio nazionale. Avremo la possibilità di vedere unita una grande comunità scientifica di esperti di cybersecurity e tutto questo ci permetterà di lavorare sulle criticità attuali e future”.

A seguire l’intervento del Prefetto di Salerno Francesco Russo: “Il tema di oggi è sicuramente una tra le principali sfide che ci troviamo ad affrontare in questo tempo moderno indissolubilmente interconnesso. I nostri meccanismi di difesa e le strategie di risposta alle nuove sfide dovranno necessariamente adattarsi a questo cambiamento radicale verso la dimensione dell’immateriale. Mi piace ricordare che sul nostro territorio, proprio nell’ottica della sinergia, il Centro Operativo Sicurezza Cibernetica della Polizia Postale e delle Comunicazioni della Campania ha intensificato i rapporti con istituzioni, enti ed organizzazioni promuovendo progetti e iniziative volte in particolare alla prevenzione dei rischi”.

All’evento è intervenuto anche il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca che ha commentato: “L’Università di Salerno è capofila di un progetto per la cybersicurezza nel nostro Paese e quella della competenza digitale dell’Ateneo di Salerno è un’eccellenza nazionale ed internazionale. Da qualche settimana c’è anche un rapporto di collaborazione diretta tra la Regione Campania e l’Università proprio per garantire i livelli di sicurezza dei nostri sistemi informatici. Abbiamo sistemi informatici avanzati per quanto riguarda la sanità, le opere pubbliche, la protezione civile”.

Le conclusioni della mattinata sono state affidate al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi che nel suo intervento ha dichiarato: “La scienza è essenziale alla nostra – e nella nostra – quotidianità: ci serve perché è attraverso scienza e tecnica che accresciamo la nostra conoscenza del mondo e siamo in grado di provvedere al nostro benessere, tutelando la nostra libertà. Tuttavia, terreni complessi come quello della sicurezza cibernetica – che rappresentano una sfida interdisciplinare plasticamente rappresentata dai molteplici filoni di questo mirabile progetto – non rilevano soltanto per i risultati che la ricerca è in grado di produrre, ma anche per le intelligenze che sono in grado di muovere. Intelligenze che per loro natura sapranno fare rete e disseminare i frutti dello studio in ambiti microscopici e concreti, garantendone la sostenibilità e la diffusione sui territori”.


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