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QatarGate e non solo. La mozione di Terzi (FdI) contro le interferenze

Il presidente della commissione per le Politiche europee del Senato propone misure stringere per contrastare gli sforzi di “influenza malevola” rafforzando ulteriormente il Registro per la trasparenza creato nel 2011

Giulio Terzi di Sant’Agata, esponente di Fratelli d’Italia e presidente della commissione per le Politiche europee del Senato, ha presentato oggi una mozione in relazione ai fatti relativi alle indagini in corso al Parlamento europeo, il cosiddetto QatarGate.

L’iniziativa, si legge in una nota, propone di adottare misure stringenti per arginare i tentativi illeciti da parte di attori terzi nazionali e non, e di indirizzare e condizionare direttamente o indirettamente “i processi politici dei Paesi democratici attraverso sforzi di influenza malevola” da parte di Paesi terzi. Riguardo alle accuse di corruzione che hanno investito alcune personalità del Parlamento europeo che si sono opposte ai gravi rilievi espressi dallo stesso Parlamento circa lo scarso rispetto dei diritti dei lavoratori in Qatar, la mozione presentata intende denunciare “la disinformazione, la penetrazione economica, l’uso dello spazio cibernetico e la corruzione”.

La mozione (sottoscritta dai senatori Lucio Malan, Domenico Matera, Gaetano Nastri, Giovanni Satta, Marco Scurria e Francesca Tubetti) inoltre mira a proteggere la credibilità delle istituzioni europee rafforzando ulteriormente il Registro per la trasparenza creato nel 2011 soprattutto per quanto riguarda le attività di “enti no profit, ed in particolare alle organizzazioni non governative che, in virtù del loro status, partecipano a vario titolo alla costruzione delle politiche nazionali ed europee, ricevendo cospicui finanziamenti, senza che vi sia sufficiente trasparenza o controllo sull’origine dei loro fondi, sull’uso dei loro finanziamenti, sulle loro modalità di azione e le collaborazione di cui si avvalgono, sia delle singole persone, sia di altre organizzazioni”.

Infine, la mozione propone di “introdurre nelle istituzioni europee l’obbligo della dichiarazione degli interessi lavorativi e finanziari anche per gli ex alti funzionari e gli ex deputati” e di “avviare un dibattito a livello nazionale volto ad individuare prassi utili a salvaguardare la solidità e l’indipendenza delle istituzioni democratiche italiane da possibili ingerenze da parte di Paesi terzi”, “promuovere una più stretta collaborazione in materia con gli Stati membri dell’Unione Europea e dell’Alleanza Atlantica” e “sostenere nelle sedi opportune l’esigenza di una adeguata trasparenza negli atti dell’Unione Europea, limitandone la riservatezza o segretezza alla stretta necessità”.



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