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L’Ucraina sta vincendo la guerra del futuro, fatta di algoritmi e satelliti

Le vittorie ucraine sul campo sono conseguite anche grazie alla supremazia tecnologica fornita dagli Stati Uniti. Quando le forze armate di Kiev colpiscono obiettivi russi nei territori occupati, nella grande maggioranza dei casi hanno utilizzato sistemi estremamente sofisticati di puntamento e comunicazione satellitare. Il ruolo di Palantir e Starlink

Nel marzo 2022 molti si aspettavano che la Russia si sarebbe mangiata l’Ucraina nel giro di qualche settimana. Cosa che, tra l’altro, sembra fosse nei piani degli stati maggiori russi, ma così non è andata. Esistono probabilmente infiniti fattori tattici, strategici, politici e anche sociali che gli storici useranno tra qualche decennio per spiegare come Davide abbia resistito e poi ottenuto vittorie contro Golia, nell’immagine biblica oggi di gran moda. Uno dei motivi principali, però, è percepibile già oggi. È l’elemento tecnologico.

Le più avanzate tecnologie, principalmente statunitensi, stanno giocando un ruolo essenziale nel garantire la supremazia ucraina sul campo di battaglia, almeno per quanto riguarda le operazioni di battlefield intelligence e ricognizione. Le informazioni qui riportate sono tratte dai magnifici reportage dai campi di battaglia ucraini dell’editorialista del Washington Post David Ignatius e dall’articolo scientifico “Preliminary lessons in conventional warfighting from Russia’s invasion of Ukraine“, pubblicato lo scorso mese dall’Institute for the Study of War.

“Costruiamo software che permettono a organizzazioni di integrare efficacemente dati, decisioni e operazioni” – così recita il sito della società tecnologica statunitense Palantir. L’azienda, che dichiara circa un miliardo e mezzo di fatturato nel 2021, è decollata nel 2001, quando una delle agenzie di intelligence americane, la Central Intelligence Agency (Cia), aveva richiesto i suoi servizi per integrare informazioni altrimenti sparse per condurre operazioni di antiterrorismo.

Oggi, grazie a Palantir, un soldato ucraino si siede di fronte a un computer portatile e osserva mappe digitali estremamente dettagliate che mostrano il campo di battaglia, per lo più ottenute da satelliti commerciali: circa quaranta volano ogni giorno sopra l’Ucraina. Con qualche clic del mouse il soldato vede le immagini termiche, che mostrano il fuoco dell’artiglieria, i carri armati, la disposizione delle forze nemiche.

Con qualche altro clic si utilizza un programma di puntamento per selezionare un missile, un pezzo di artiglieria, o un drone armato per attaccare l’obiettivo. Successivamente, droni da ricognizione voleranno sull’obiettivo per confermare l’attacco e fare una valutazione dei danni. Tutti dati che verranno caricati nel sistema, che li classificherà e li integrerà con altre informazioni provenienti dall’intero territorio del conflitto.

Questa è la guerra digitale che si combatte in Ucraina. Per quanto cinico possa risultare, è possibile affermare, in questo senso, che il Paese è oggi il primo esempio pratico di come verranno combattute le guerre in questo secolo. I battle management softwares, i programmi di gestione della battaglia sono una realtà molto concreta, soprattutto per Kiev, che li utilizza per condurre la propria controffensiva.

La cosiddetta “guerra algoritmica”, come l’ha definita Alex Karp, amministratore delegato di Palantir, utilizza un modello digitale del campo di battaglia, permettendo ai i centri di comando di eliminare la “nebbia di guerra”. Applicando sistemi di intelligenza artificiale per analizzare i dati raccolti, si risponde alle domande cruciali di un conflitto: dove sono le forze alleate? Dove quelle nemiche? Quali armi sono più efficaci contro quali posizioni nemiche? E dopo l’azione si valutano i danni e si aggiorna il sistema. Questo permette di rafforzare continuamente i modelli predittivi.

Ciò che rende questo sistema  rivoluzionario è che aggrega dati provenienti da fornitori commerciali. Utilizzando uno strumento di Palantir chiamato MetaConstellation, l’Ucraina e i suoi alleati possono vedere quali dati commerciali sono attualmente disponibili su un determinato spazio. I dati disponibili comprendono una gamma sorprendentemente ampia, dalle immagini ottiche tradizionali ai radar ad apertura sintetica che possono vedere attraverso le nuvole, alle immagini termiche che possono rilevare il fuoco di artiglieria o di missili.

Esempio. La National Oceanic and Atmospheric Administration vende immagini termiche per monitorare gli incendi, che risultano molto utili per rilevare esplosioni di artiglieria. Palantir (per quanto se ne sappia pubblicamente) può ottenere immagini su un dato quadrante da un totale di 306 satelliti commerciali, arrivando a una messa a fuoco a circa tre metri da terra.

La Federazione Russa non ha queste tecnologie? A quanto pare no. Con la sua enorme macchina bellica ereditata in gran parte dall’arsenale sovietico solo in parte rimodernato, si mostra oggi estremamente rigida dal punto di vista delle forze armate. C’è il tema delle sanzioni, c’è il tema degli investimenti insufficienti nella Difesa, c’è il tema di cosa si aspettavano gli stati maggiori che non hanno mai pianificato eventualità diverse dalla vittoria russa. E c’è il tema dell’accesso a StarLink.

L’infrastruttura di 2500 satelliti in low earth orbit (Leo) lanciata da SpaceX (di proprietà di Elon Musk) è una componente chiave per il funzionamento del sistema. Permette alle forze ucraine di rendersi indipendenti dalla rete internet a terra e consente di effettuare upload e download di informazioni molto rapidamente.

Mosca ha tentato di creare i propri strumenti di guerra elettronica. In parte ci è riuscita, basti pensare alla massiccia campagna elettronica che ha reso inutilizzabili le difese aeree ucraine nella primissima fase della guerra (poi non sfruttata efficacemente anche a causa della disorganizzazione delle forze russe). Ma la condivisione quasi in tempo reale di informazioni al livello descritto sopra richiede una grande capacità di coordinamento delle proprie unità. E la rigidità operativa è una debolezza che la Russia ha mostrato in maniera eclatante in questo conflitto.



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