Già altri russi ospitati brevemente nelle galere statunitensi hanno ottenuto posti di rilievo nell’establishment di Mosca al loro ritorno attraverso gli scambi di detenuti. A farsi avanti nel dare spazio a Bout è stato l’Ldpr, il Partito liberal-democratico di Russia, orfano del suo leader e padre padrone Vladimir Zhirinovsky, scomparso la scorsa primavera. Ma la prima scelta era Prigozhin, leader del Wagner Group. L’analisi di Giovanni Savino, docente all’Università Federico II
Baffi alla Tom Selleck, il sorriso ironico dell’uomo d’affari che ne ha viste tante, in un commercio poi assai particolare, il traffico d’armi: così si presenta Viktor Bout, appena rientrato in Russia dopo lo scambio di prigionieri che ha posto fine ai suoi 14 anni di galera negli Stati Uniti. Il mercante d’armi appena atterrato a Mosca è stato coinvolto in una girandola frenetica di interviste, ospitate televisive, inviti a congressi e conferenze, una notorietà di certo non improvvisa (a Bout è ispirato il film Lord of War, dove è Nicholas Cage a interpretarlo) ma inaspettata per la sua assenza dal 2008.
Lo scambio con la giocatrice di basket Brittney Griner, arrestata per possesso di droga (aveva una sigaretta elettronica al sapore di marijuana) ma probabilmente per rendere possibile la trattativa con le autorità statunitensi, avviene in un momento particolarmente delicato per il Cremlino, bisognoso di buone notizie e successi immediati dopo le difficoltà di una guerra d’aggressione annunciata agli inizi come una specie di blitzkrieg di poche settimane. E Viktor Bout va ad arricchire il parterre dei nuovi volti di questi mesi di “operazione speciale militare”, portati alla ribalta sia dal corso degli eventi che dalle contraddizioni presenti nel sistema putiniano, sottoposto a una serie di pressioni mai affrontate prima.
Non è un caso che a farsi avanti nel dare spazio a Bout è stato l’LDPR, il Partito liberal-democratico di Russia, orfano del suo leader e padre padrone Vladimir Zhirinovsky, scomparso la scorsa primavera. La leadership di Leonid Slutsky, deputato di lungo corso e presidente della Commissione per gli affari internazionali della Duma, non riesce a essere incisiva e provocatoria a livello mediatico come fu quella del predecessore, e la necessità di recuperare posizioni in uno scenario pilotato dall’Amministrazione presidenziale è forte per evitare di far perdere terreno al partito.
La prima scelta dell’LDPR era stata di invitare al congresso il capo della Wagner, Evgeny Prigozhin, ormai vero e proprio punto di riferimento per l’area ultranazionalista, ma il magnate si è rifiutato di presenziare all’evento, rispondendo all’invito con una sequela di insulti (tipica del personaggio) nei confronti di Slutsky e del partito. Bout è apparso inizialmente come un ripiego, ma è stato accolto bene dai delegati del congresso e già qualche giorno dopo, il 17 dicembre, l’ex trafficante è apparso a Luhansk per inaugurare la sezione locale dell’LDPR assieme a Slutsky.
Nel discorso di saluto l’ex detenuto ha paragonato il proprio destino alla regione, sostenendo come gli otto anni di guerra nella regione lo avessero ispirato, “permettendomi di tornare in patria proprio come il Donbass”, ha aggiunto. Alcuni media russi sostengono che vi sarebbero in corso delle trattative tra il partito che fu di Zhirinovsky e l’Amministrazione presidenziale per consentire la partecipazione di Bout alle elezioni suppletive nel collegio di Simferopoli, ma il diretto interessato ha risposto come ogni discorso riguardo al suo futuro sia prematuro.
Già altri russi ospitati brevemente nelle galere statunitensi hanno ottenuto posti di rilievo nell’establishment di Mosca al loro ritorno attraverso gli scambi di detenuti. Anna Chapman, arrestata per spionaggio negli Stati Uniti nel 2010, è diventata prima una celebrità mediatica per poi finire come volto del canale REN TV; Maria Butina, fermata nel 2018 e un anno dopo deportata in Russia, attualmente è deputata alla Duma e lavora per Russia Today, e a lei Bout ha concesso la sua prima intervista. Il mercante potrebbe essere il prossimo a entrare nel parlamento russo, in una logica dove quel che Washington vede come un “villain” da film diventa eroe nella Mosca d’oggi, già percorsa nel passato, con la differenza fondamentale di avvenire in una situazione completamente diversa rispetto alle relazioni esistenti prima dell’attacco all’Ucraina.
Oggi, infatti, assistiamo a una serie di movimenti inediti all’interno della verticale del potere putiniano, dove salgono alla ribalta personaggi come Prigozhin a capo di vere e proprie milizie formalmente autonome dal controllo statale. Bout potrebbe essere un tentativo di rispondere a una sfida proveniente dall’interno dello stesso sistema (Prigozhin è stato insignito negli scorsi mesi della stella d’oro di Eroe della Russia su iniziativa di Putin), ma appare però una risposta al momento scialba rispetto a quanto messo in campo dal “cuoco del presidente” fino ad ora.
(Foto tratta da qui)